fbpx

Qual’è il vero ruolo del bassista?

2 minuti! Questo è il tempo di lettura stimato per questo articolo

Il ruolo del bassista in generale richiede una certa attitudine; non saremo mai (o quasi) protagonisti, il nostro compito è quello del gregario, che deve accompagnare, in modo solido ed efficace tutto quello che succede, e questo vale per tutti i generi musicali. Se suoni il basso pensando agli assoli, per intenderci, forse hai sbagliato strumento…

 

Ciò non toglie che, nel blues, abbiamo assolutamente modo di divertirci, e anche parecchio! Personalmente è uno dei generi musicali che prediligo e lo contrappongo spesso, per far capire come funziona, al pop (che di contro, non me ne voglia nessuno, è un genere che non apprezzo particolarmente…).

Generalizzando e non poco, possiamo dire che il pop è il genere dell’obbligo, delle parti scritte a tavolino per tutti gli strumenti che si incastrano con una maestria fuori dal comune, per merito di arrangiatori e compositori di altissimo livello, che non danno, di contro, assolutamente nessuna possibilità di interpretazione allo strumentista. Il bassista perfetto per il pop è quello che esegue una parte scritta come la eseguirebbe un computer: perfettamente a tempo, suono altamente intellegibile, nessuna nota fuori posto, né nella lunghezza né tantomeno nel suono.

 

Dall’altra parte abbiamo il blues e, più in generale, la musica di origine afroamericana. Musica che nasce a tradizione orale, si basa sull’improvvisazione e non andrebbe mai scritta! (anche se, con l’avvento di questi generi nei Conservatori, purtroppo, si sta andando proprio nella direzione di “europeizzare” certa musica)

 

 

Tutto questo per dire che, se vuoi cercare l’attitudine al blues, devi partire da questa mentalità: non esiste ad esempio, presentarsi ad una prova e quando il solista di turno ti propone di suonare un brano, rispondere “questa come fa?” … Ti fai dire il titolo, la tonalità, ed eventualmente le caratteristiche: 12 misure classiche? Quick change? Slow? Shuffle?

 

Avute queste informazioni, il batterista stacca il tempo e si parte! Suona quello che vuoi… Inventati un pattern, ripetilo sugli accordi, cambialo tra un accordo e l’altro, sostituiscili quando vuoi…Insomma: divertiti!

 

Questo è il primo step per ragionare come un bassista blues, dopodiché naturalmente più brani ascolti (e studi), più pattern conosci e più elementi aggiungi al tuo stile, più sarai completo.

 

Alla base di tutto ci deve essere il groove; definire il groove non è semplice, puoi vederlo come l’insieme degli elementi che deve inserire un bassista quando suona: timing, dinamica, tocco. In poche parole, le tue note devono far muovere chi ti ascolta, anche e soprattutto nel caso di una linea di basso semplice e ripetitiva. Se riesci ad ottenere questo effetto ed essere allo stesso tempo lineare ma non scontato, hai fatto centro. Come fare? Ascolto, imitazione, ripetizione.

Ripeti queste tre cose fino allo sfinimento e soprattutto impara ad autovalutarti, possibilmente registrandoti. Ti consiglio di suonare su dei loop di batteria e registrarti, possibilmente in multitraccia (puoi farlo con qualunque software trovi, anche gratuiti); dopo esserti registrato ascolta il tutto, e ogni tanto togli il loop di batteria: se non percepisci differenza, e quello che stai ascoltando (il basso solo) continua a farti muovere allo stesso modo, allora sei sulla buona strada. Se appena togli la batteria senti che c’è qualcosa che non funziona più, probabilmente dovrai lavorarci ancora e ancora…

Di |2023-08-03T13:38:46+02:00Agosto 3rd, 2023|Blog, Senza categoria|Commenti disabilitati su Qual’è il vero ruolo del bassista?

SUONI IL BASSO? ALLORA SAI SUONARE LA CHITARRA!

2 minuti! Questo è il tempo di lettura stimato per questo articolo

Ehi Basswalker!

Probabilmente ci siete passati, come tutti i bassisti del mondo, credo: arriva il classico conoscente, che non vi vede da tempo, e gli dite che avete iniziato a suonare il basso; la sua risposta è scontata: “Ah, ma allora sai suonare anche la chitarra!” …

Già vedo quell’espressione sui vostri volti, e mi immagino i pensieri violenti che vi stanno passando per la testa…

Quindi vi dico: calma, respirate, e contate fino a dieci.

Sappiamo tutti che per i non musicisti, specialmente quelli che la musica quasi neanche la ascoltano, basso e chitarra sono praticamente la stessa cosa, sono probabilmente anche quelli che chiamano “violoncello” o “grosso violino” il vostro contrabbasso, e che quando vengono (se vengono) a sentirvi suonare, a metà concerto si avvicinano al palco mentre vi state dimenando a terra totalmente sudati eseguendo un pezzo super difficile e vi chiedono con sommo gaudio: “dopo mi metti quella che ha vinto Sanremo?”…

“Mi metti” … “Sanremo” …

In pratica stanno generando dei serial killer, sono istigatori alla violenza seriale, nei confronti di noi musicisti, che tentiamo, in qualche modo, di capire sempre tutti, ma a volte veniamo messi a dura prova…

Ripeto: calma, respirate, e contate fino a dieci.

E partiamo dal principio.

Focalizziamo l’attenzione sulla differenza tra chitarra e basso; quello che possiamo dire al famoso conoscente immagino lo sappiate già, si parte dal numero delle corde, le frequenze basse, eccetera. Ma il nocciolo della questione è un altro, e qui divento serio: potrebbe essere utile, se non strettamente necessario, avvicinarsi alla chitarra, prima o poi.

Non spaventarti, non sto dicendo che da domani devi mollare il basso e aspirare a diventare Van Halen; ti sto solo invitando a riflettere almeno su una cosa, e cioè che da sempre, da quando esiste la didattica della musica, chiunque si avvicini ad uno strumento NON prettamente armonico (chitarra o pianoforte), viene instradato prima o poi allo studio di uno di questi (in particolare, se accedessi al Conservatorio classico, ti troveresti a studiare “pianoforte complementare” fin da subito).

Il motivo è presto detto: quando si studia seriamente musica, uno degli aspetti da curare assolutamente è lo studio dell’armonia, e se devo studiare armonia seriamente ho bisogno di ascoltare le regole, per capirle davvero. E per ascoltarle devo essere in grado di suonare accordi e progressioni con uno strumento che mi permetta di farlo in modo chiaro; va da sé che la scelta si limita a questi due: chitarra o pianoforte.

Ora, magari sei un fortunato possessore di uno Steinway a gran coda, o magari anche qualcosa meno, ma un pianoforte in casa ce l’hai e lo strimpelli; in quel caso ritieniti fortunato ed esente dal mio discorso odierno.

Se invece non ne hai mai visto uno e vivi in un monolocale con il cane e 4 gatti, è più probabile che l’armonia andrai a studiarla su uno strumento più piccolo, come, ad esempio, la chitarra.

Ed ecco risolta la questione: saper suonare (un po’) la chitarra è una grande idea.

 

Anche perché ti puoi permettere anche di scrivere qualche bozza di canzone, volendo, di intervenire nei discorsi della band in cui si parla di accordi, e perché no intervenire anche sugli arrangiamenti!

Quindi per chiudere il consiglio è: non ammazzare chi ti dice che se suoni il basso suoni anche la chitarra, ma valuta seriamente di imparare a suonarla (o a suonare il pianoforte), un minimo, quello che ti serve per perfezionarti da un punto di vista musicale più generale, ok?

A Proposito, chiede il mio conoscente: “Ma dentro quella custodia così grossa cosa c’è, un morto? Ah ah ah”

Di |2023-07-06T13:19:11+02:00Luglio 6th, 2023|Blog, Senza categoria|Commenti disabilitati su SUONI IL BASSO? ALLORA SAI SUONARE LA CHITARRA!

Quante scale devo imparare?

2 minuti! Questo è il tempo di lettura stimato per questo articolo

Ehi Basswalker!

 

La situazione è questa: hai iniziato studiare il basso seriamente (o ripreso, dopo tanti anni), e ti stai rendendo conto che ogni volta che impari una scala, arriva il tuo maestro e te ne suggerisce una nuova… A questo punto ti chiedi: ma quante saranno? Quante ne devo imparare? Finiranno mai? E soprattutto: le userò mai tutte?

 

Conosco quell’espressione, che hai sul viso, in questo momento, l’ho avuta anch’io a suo tempo.

 

Oggi sono qui per provare a darti una risposta che ti sia per lo meno utile.

 

La prima cosa che posso dirti è che devi stare tranquillo, non devi impararle tutte. Dopodiché occorre però fare alcune precisazioni e analizzare il tuo caso, che può essere diverso da quello di molti altri.

Quando ci approcciamo allo studio di una materia come la musica, dovrebbe attivarsi in noi una curiosità che ci porterà a volerne sapere sempre di più, come per tutte le materie, credo. La musica è in gran parte anche scienza, oltre che arte, e, in quanto tale, può essere esplorata in modo esponenziale, per rendersi conto di quanti argomenti affascinanti tratta, che vanno dalla fisica(acustica) e arrivano, se vogliamo, fino alla psicologia, senza contare che si può approfondire la storia e naturalmente tutti gli aspetti tecnici che riguardano il “suonare” vero e proprio.

 

Ora, la parte più squisitamente teorica è una materia decisamente vasta, e ci parla di scale, appunto, ma anche di accordi, volendo, di toni e semitoni, sistema temperato, microtoni e tutto il resto. Ti incuriosisce tutto questo? Se la risposta è affermativa, allora studia e cerca di comprendere quante più scale riesci!

 

Ma tieni presente che se arrivi ad approfondire scale esotiche, orientali o modi antichi, ovviamente lo stai facendo per pura passione, a meno che tu non decida di suonare la musica specifica di un certo angolo di mondo…Ad esempio, sai che cos’è il “pelog”? È una scala di sette suoni tipica del gamelan, musica di origine indonesiana.

Credi che suonerai mai del gamelan? Se sì, accomodati, in rete trovi molte informazioni su questa affascinante musica e sulle sue scale caratteristiche…

 

Spero che sia chiaro il senso del discorso, in ogni caso quello che ti voglio suggerire è: studia ciò che ti serve! Anche in caso tu abbia mire da professionista, potrebbe non servirti tutto lo scibile a proposito delle scale; generalmente se andrai a suonare jazz ad alti livelli, o se deciderai di diventare un docente in materia jazzistica, allora sicuramente dovrai conoscere più scale di chi va a suonare hard rock nei pubs il sabato sera, questo è chiaro. Ma in linea di massima, ti ripeto: per cultura personale puoi approfondire ciò che vuoi, se suoni per divertirti un po’ di rock o del blues, al massimo, o metal, ma anche funk o r&b, allora una volta che conosci i modi della scala maggiore, le pentatoniche e se proprio vuoi un paio di modi dal sistema modale minore melodico, hai davvero tutto quello che ti serve e oltre.

Più ti avvicini al jazz o ad altri tipi di musica carichi di contaminazioni con culture diverse, allora più dovrai aggiungere certe scale al tuo bagaglio, perché poi avrai bisogno di ricreare probabilmente quel tipo di sonorità.

 

Quindi, per chiudere, ricorda che dipende tutto dal tuo approccio alla musica, allo strumento e dai tuoi obiettivi; stai tranquill* che si vive bene e si suona altrettanto bene anche senza avere mai avuto a che fare con certe scale dai nomi complicatissimi…

 

Buono studio!

 

Di |2023-06-29T10:36:18+02:00Giugno 29th, 2023|basso elettrico, Blog, musica, Senza categoria, teoria musicale|Commenti disabilitati su Quante scale devo imparare?

LEZIONI DI BASSO: Suonare il basso col plettro!

3 minuti! Questo è il tempo di lettura stimato per questo articolo

Suonare il basso col plettro è possibile?

 

Evidentemente si, visto che sono tanti i bassisti anche famosi che lo fanno, con successo, da anni.

In realtà il basso veniva suonato con il plettro già ai suoi arbori, quando, attratti dal fascino del neonato strumento ( chiamato semplicemente “Fender bass” negli States, e “chitarra basso” qui da noi ) furono anche molti chitarristi ad avvicinarsi per primi allo strumento.

 

 

 

Con gli anni, però furono i contrabbassisti a portare maggiormente alla ribalta lo strumento e di conseguenza la tecnica più in uso divenne indiscutibilmente quella del pizzicato.

Ora sinceramente non saprei dirvi con esattezza quando, ma ad un certo punto della storia, si riprese a suonare il basso col plettro.

 

E la tecnica è arrivata fino ai giorni nostri, ad opera di chi, principalmente, suona rock e affini.

Suonare il basso col plettro in effetti è indiscutibilmente una cosa che si usa fare maggiormente in contesti un po’ aggressivi, come nel metal, o nel rock degli anni ’90, periodo in cui fiorirono tantissimi bassisti che scelsero questa tecnica. Basti pensare a Duff McKagan dei Guns’n Roses o a Krist Novoselic ( Nirvana ), solo per citarne 2 dei più famosi.

 

Quindi, a mio modo di vedere, se decidiamo di essere dei bassisti completi, al giorno d’oggi non possiamo prescindere dal suonare il basso col plettro.

E allora, come fare, se vogliamo imparare a suonare il basso col plettro?

Innanzitutto ti ricordo che scrissi già un articolo tempo fa a riguardo, lo trovi qui ( con la relativa video lezione sul mio canale YouTube, che trovi qui ).

Se hai deciso di approfondire l’argomento e provare seriamente a imparare a suonare il basso col plettro, allora ecco che oggi ti suggerisco alcuni brani piacevoli da studiare per gestire al meglio questa tecnica.

Li ho ordinati dal più semplice al più difficile; considera di provare ad impararli per intero, una volta visti i main riff che ti suggerisco qui.

Le partiture, come sempre le trovi in download ( ricordati di registrarti se non l’hai ancora fatto ).

 

Il primo della lista è “Lithium”, dei Nirvana. La parte di per sé non è difficile, ritmicamente è abbastanza semplice e ripetitiva; cerca di “calcolare” le pennate e dai risalto alla ghost note della mano destra ( R.H.G. sulla partitura ), che ottieni dando un colpo alla corda con il plettro senza fare uscire una nota intonata.

 

Come secondo brano vi propongo “Longview” dei Green Day. La difficoltà nel suonare questo brano col plettro è data principalmente dal fatto che il ritmo sia “shuffle”, cosa non semplicissima da gestire col plettro. Raccomando solo pennate in giù sulla parte in quarti, mentre dove trovate i 2 ottavi ( terzinati ) alternate la pennata. Attenzione a suonare correttamente i bicordi dell’ultima misura.

 

Il terzo brano è “My friend of misery”, brano dei Metallica contenuto nel black album. L’arpeggio iniziale Newsted lo suonava con un arpeggio a plettro in stile chitarristico. Da un punto di vista ritmico sono tutti sedicesimi, quindi occhio a non perdere il ritmo e a studiare lentamente la parte prima di suonarla alla sua velocità.

 

Il secondo posto l’ho riservato a un capolavoro dei Guns’n Roses: “Paradise city”, dall’album “Appetite for destruction”. Su questo riff c’è poco da dire, se non di stare attenti all’alternanza delle pennate che, data la velocità, vi può aiutare parecchio. Come sempre, perdete del tempo ad esercitarvi a velocità ridotte per studiare al meglio ogni singolo movimento.

 

E al primo posto, per difficoltà, ho messo “Cupid’s dead”, brano degli Extreme tratto da “3 sides to every story”; vale tutto quello che ho appena detto per Paradise city, ma aumenta la dificoltà tecnica; occhio alle diteggiature, sia della destra che della sinistra.

 

Vi sono piaciuti questi brani? Ne vorreste studiare degli altri?

 

Fatemelo sapere, scrivetemi una mail o fate un giro sul mio canale YouTube o sui miei social; vi ricordo che le partiture sono in download, mentre invece nello store trovate il mio primo libro “Il basso elettrico dalla A alla F”

 

Di |2019-01-17T16:15:34+01:00Gennaio 18th, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, Funky music, musica, red hot chili peppers, Senza categoria, teoria musicale|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: Suonare il basso col plettro!

Titolo

Torna in cima