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Come si sceglie l’Insegnante di basso?

 

Ehi Basswalker!

 

            Oggi voglio parlarvi delle lezioni di basso; e questo punto qualcuno di voi potrà ribattere: “Strano, per uno che ha un canale YouTube dedicato alle lezioni di basso…”

 

            Ecco, il punto è che non voglio, in queste poche righe, farvi una lezione, ma più che altro cercare di persuadervi ad andarci, a lezione di basso.

            Attenzione, ho detto di andarci, non vi sto chiedendo di farlo con me; io ho deciso da ormai parecchio tempo di lavorare molto sulle lezioni online, ho un canale YouTube, realizzo video corsi, e da poco ho ripreso anche le lezioni via Skype (te ne parlo tra un attimo). Ma non ti sto chiedendo di fare lezione con me, semplicemente vorrei invitarti a trovare il TUO insegnante e iniziare a perseguire seriamente i tuoi obiettivi da bassista.       

 

            Per quanto io sia un grandissimo fan dell’apprendimento online (altrimenti non farei quello che faccio), ritengo che sia molto utile avere un Maestro in carne ed ossa che ti possa seguire da vicino; che ti possa aiutare a crescere anche tra una battuta e due risate, dal vivo. Il Maestro di musica è, per tutti, un mentore, una volta che l’hai trovato, una persona a cui resterai legato anche quando deciderai di proseguire da solo il tuo percorso.

 

            Ed è molto importante saperlo scegliere; ci sono tantissimi bravi insegnanti là fuori, ma non tutti sono adatti a te, al tuo modo di vedere la musica, ai tuoi tempi di apprendimento, al tuo gusto musicale. E ricorda una cosa: bravo musicista non significa necessariamente bravo insegnante; nei Paesi anglosassoni la preparazione musicale per diventare insegnante (Trainer) è diversa da quella per diventare musicista (Performer); sarebbe bello fosse così anche da noi, e invece purtroppo non lo è, e molto spesso capita che ottimi musicisti decidano di insegnare (il più delle volte per esigenze di conti da far quadrare) ma non sia proprio il loro lavoro; lo si fa per tappare i buchi, e magari proprio mentre ti stai innamorando di un argomento non riescono a seguirti perché partono per un tour, che è la loro priorità!

            O, banalmente, non è neanche detto che nel momento in cui insegnano riescano a farti comprendere facilmente cosa e come fare: insegnare a suonare è un mestiere molto diverso da quello di suonare!

 

            Esclusi quindi i maestri scelti per “il nome” che hanno da musicisti, prova ad orientarti su insegnanti che abbiano il tuo gusto musicale, che sappiano comprendere che tu, probabilmente, fai altro per vivere, e che essendo solo un hobby il tempo che puoi dedicare non sarà moltissimo o comunque non lo sarà in modo costante, e che sappiano comunque darti qualcosa, adatto alle tue esigenze e che ti aiuti a crescere!

 

            Tutti vorremmo imparare dai grandi Maestri del basso, però più si mira in alto e poi più tempo bisogna dedicare allo studio, questo è un dato di fatto; non voglio certo scoraggiarti, ma semplicemente dirti che, come ripeto da quando ho iniziato insegnare, siamo tutti diversi e ognuno deve scegliere il suo percorso in modo che si adatti alle proprie caratteristiche. Scegliere il Maestro giusto pasa anche e soprattutto da qui: qualcuno che ti comprenda e che ti aiuti a crescere in base a quello che sei tu.

 

Quindi armati di pazienza e buona ricerca!

 

            Nel caso invece tu abbia intenzioni di seguire me, ti informo che dopo un lungo periodo di pausa ho riattivato anche le lezioni via Skype (o simili), in modo da accontentare anche tutti quelli che in questo periodo mi hanno chiesto informazioni ma sono troppo distanti dalla Provincia di Varese…

Se vuoi avere info o addirittura già prenotare le tue lezioni con me clicca QUI!

 

 

 

 

 

 

Di |2023-11-15T16:19:21+01:00Novembre 16th, 2023|Senza categoria|Commenti disabilitati su Come si sceglie l’Insegnante di basso?

Flea: quando il funk incontra il punk!

 

Nuova serie di appuntamenti, sia sul mio canale che sul mio blog; analizzerò, nel corso delle prossime settimane, diversi bassisti, cercando di capirne le caratteristiche principali.  Il primo bassista di cui mi andava di parlare è Flea, il celebre bassista dei Red Hot Chili Peppers.

 

Per chi non lo sapesse, i Red Hot pubblicano il loro primo album nel lontano 1984, e fu subito chiaro con chi avevamo a che fare. Nasceva in quel periodo, in California, qualcosa che successivamente avremmo imparato a chiamare “crossover”, un miscuglio di generi e stili musicali decisamente lontani gli uni dagli altri, normalmente. I Red Hot erano infatti in grado di mescolare rap, punk e… funky. Fu grazie a questa terza componente che Flea potè risaltare.

Le sue parti di basso fin da subito si rivelarono “non convenzionali”, caratterizzate da groove molto funk nelle ritmiche ma molto punk nell’intenzione. Il suono del basso di quel tipo si era sentito fino a quel momento in rari casi e quasi sempre legato all’uso del plettro.

Flea invece riuscì nell’intento di rendere funky anche ciò che funky non era…

I primi dischi dei Red Hot suonavano però sicuramente molto strani, forse un po’ troppo strani e non ebbero ancora il successo planetario che arriverà un po’ più tardi.

Nell’88 muore Hillel Slovak, primo chitarrista della band, a causa del suo abuso di sostanze non proprio legali; più o meno contemporaneamente Jack Irons, batterista della band decide di mollare, probabilmente scosso dalla perdita ( lo ritroveremo più avanti nei Pearl jam ).

E’ a quel punto che subentrano i 2 nuovi elementi che insieme a Flea e Kiedis hanno formato i Red Hot Chili Peppers come li conosciamo: John Frusciante e Chad Smith.

I 4 entrano in studio e il primo disco con la nuova formazione  esce nel 1989. Si tratta di Mother’s milk, che ottiene un ottimo successo anche di vendite e consolida la band californiana come una delle più conosciute del momento. Flea si distingue subito e sul disco realizza parti di basso memorabili come quella di “Magic Johnson”, la cover di “Higher ground” di Stevie Wonder, ma soprattutto “Stone cold bush”. Slap e suono potente che si mischiano con il groove più funk, per una sonorità nuova e sconvolgente, per quei tempi.

Ma, come si dice in questi casi, il meglio doveva ancora venire.

Il disco successivo fu sicuramente il capolavoro della band, “Blood sugar sex magik”, che vide i Red Hot chiudersi in una villa fuori Los Angeles per più di un mese. Ne risultò un album in cui il mix di funk, rock e rap aveva trovato la perfezione e non ci fu singolo di quel dsico che non divenne una hit. Per quello che riguarda il basso, Flea utilizzò prevalentemente un MusicMan, a cui aveva fatto riadattare il ponte. Il suono che ne uscì era maestoso e non c’è linea di basso di quel disco che non meriti di essere analizzata e studiata da ogni bassista del pianeta.

Arriva poi il primo momento di crisi di Frusciante che lo porta fuori dalla band; è il momento di Dave Navarro che realizza con i Peppers il disco “One hot minute”.

Al suo rientro, Frusciante accompagna la band nella realizzazione di un altro disco di enorme sucesso commerciale: “Californication”, disco in cui sono contenuti molti brani dalle linee di basso degne di nota ( una su tutte: “Around the world” ).

La favola dei Red Hot finisce poi con il successivo album “By the way”, in cui alla title track, brano dallo stile inconfondibile, vengono alternate parecchie ballads, che caratterizzeranno il sound della band da lì in poi.

Ma nonostante tutto a Flea dobbiamo riconscere sicuramente il merito di aver fatto sposare il funky con tutto quello che è rock: a volte punk, a volte metal, a volte rap… E il risultato, negli anni è stato qualcosa di unico, il suo marchio di fabbrica che ce lo fa riconoscere qualunque cosa suoni, già dalle prime note.

 

Di |2019-02-11T23:23:19+01:00Febbraio 1st, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, Funky music, red hot chili peppers|Commenti disabilitati su Flea: quando il funk incontra il punk!

LEZIONI DI BASSO: Suonare il basso col plettro!

Suonare il basso col plettro è possibile?

 

Evidentemente si, visto che sono tanti i bassisti anche famosi che lo fanno, con successo, da anni.

In realtà il basso veniva suonato con il plettro già ai suoi arbori, quando, attratti dal fascino del neonato strumento ( chiamato semplicemente “Fender bass” negli States, e “chitarra basso” qui da noi ) furono anche molti chitarristi ad avvicinarsi per primi allo strumento.

 

 

 

Con gli anni, però furono i contrabbassisti a portare maggiormente alla ribalta lo strumento e di conseguenza la tecnica più in uso divenne indiscutibilmente quella del pizzicato.

Ora sinceramente non saprei dirvi con esattezza quando, ma ad un certo punto della storia, si riprese a suonare il basso col plettro.

 

E la tecnica è arrivata fino ai giorni nostri, ad opera di chi, principalmente, suona rock e affini.

Suonare il basso col plettro in effetti è indiscutibilmente una cosa che si usa fare maggiormente in contesti un po’ aggressivi, come nel metal, o nel rock degli anni ’90, periodo in cui fiorirono tantissimi bassisti che scelsero questa tecnica. Basti pensare a Duff McKagan dei Guns’n Roses o a Krist Novoselic ( Nirvana ), solo per citarne 2 dei più famosi.

 

Quindi, a mio modo di vedere, se decidiamo di essere dei bassisti completi, al giorno d’oggi non possiamo prescindere dal suonare il basso col plettro.

E allora, come fare, se vogliamo imparare a suonare il basso col plettro?

Innanzitutto ti ricordo che scrissi già un articolo tempo fa a riguardo, lo trovi qui ( con la relativa video lezione sul mio canale YouTube, che trovi qui ).

Se hai deciso di approfondire l’argomento e provare seriamente a imparare a suonare il basso col plettro, allora ecco che oggi ti suggerisco alcuni brani piacevoli da studiare per gestire al meglio questa tecnica.

Li ho ordinati dal più semplice al più difficile; considera di provare ad impararli per intero, una volta visti i main riff che ti suggerisco qui.

Le partiture, come sempre le trovi in download ( ricordati di registrarti se non l’hai ancora fatto ).

 

Il primo della lista è “Lithium”, dei Nirvana. La parte di per sé non è difficile, ritmicamente è abbastanza semplice e ripetitiva; cerca di “calcolare” le pennate e dai risalto alla ghost note della mano destra ( R.H.G. sulla partitura ), che ottieni dando un colpo alla corda con il plettro senza fare uscire una nota intonata.

 

Come secondo brano vi propongo “Longview” dei Green Day. La difficoltà nel suonare questo brano col plettro è data principalmente dal fatto che il ritmo sia “shuffle”, cosa non semplicissima da gestire col plettro. Raccomando solo pennate in giù sulla parte in quarti, mentre dove trovate i 2 ottavi ( terzinati ) alternate la pennata. Attenzione a suonare correttamente i bicordi dell’ultima misura.

 

Il terzo brano è “My friend of misery”, brano dei Metallica contenuto nel black album. L’arpeggio iniziale Newsted lo suonava con un arpeggio a plettro in stile chitarristico. Da un punto di vista ritmico sono tutti sedicesimi, quindi occhio a non perdere il ritmo e a studiare lentamente la parte prima di suonarla alla sua velocità.

 

Il secondo posto l’ho riservato a un capolavoro dei Guns’n Roses: “Paradise city”, dall’album “Appetite for destruction”. Su questo riff c’è poco da dire, se non di stare attenti all’alternanza delle pennate che, data la velocità, vi può aiutare parecchio. Come sempre, perdete del tempo ad esercitarvi a velocità ridotte per studiare al meglio ogni singolo movimento.

 

E al primo posto, per difficoltà, ho messo “Cupid’s dead”, brano degli Extreme tratto da “3 sides to every story”; vale tutto quello che ho appena detto per Paradise city, ma aumenta la dificoltà tecnica; occhio alle diteggiature, sia della destra che della sinistra.

 

Vi sono piaciuti questi brani? Ne vorreste studiare degli altri?

 

Fatemelo sapere, scrivetemi una mail o fate un giro sul mio canale YouTube o sui miei social; vi ricordo che le partiture sono in download, mentre invece nello store trovate il mio primo libro “Il basso elettrico dalla A alla F”

 

Di |2019-01-17T16:15:34+01:00Gennaio 18th, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, Funky music, musica, red hot chili peppers, Senza categoria, teoria musicale|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: Suonare il basso col plettro!

Come creare un fill di basso in 3 passi

Credo sia capitato prima o poi a tutti i bassisti del mondo: stai suonando un brano, dalla linea di basso abbastanza ripetitiva ( e di conseguenza noiosa ), e ad un certo punto ti prende la voglia di inserire quella “cosa”, che sul disco non c’è probabilmente, ma se ti esce come pensi sarà apprezzatissima, e in ogni caso, ti sarai divertito un po’ di più.

 

Ti è capitato, vero?

https://www.youtube.com/edit?o=U&video_id=aMHuV225gt4

 

Il problema è che spesso non sai cosa fare, oppure tutto quello che ti viene in mente non ti piace; spesso il problema è che lo spazio è veramente limitato ( meno di una battuta ), magari il tempo del brano è piuttosto veloce, e la conseguenza è che non facciamo niente, o se lo facciamo, poi il risultato non ci soddisfa.

Come fare?

 

Oggi provo a darti delle regole, 3 semplici regole da tenere in considerazione e dalle quali puoi partire per sviluppare le tue idee, i tuoi “fill”.

Con il termine “fill” solitamente ci si riferisce a qualcosa che ha più a che fare con la batteria che con il basso, ma noi prendiamo in prestito il termine per identificare quello che effettivamente andiamo a fare: un “break” all’interno del solito groove, che ci ricolleghi all’inizio di una nuova sequenza del brano ( una nuova strofa, il ritornello, ecc. ).

La differenza principale rispetto a quello che fanno i batteristi è che noi dobbiamo pensare anche alle note, ed è proprio da qui che voglio partire: stabilite prima di tutto da cosa volete attingere: la scala della tonalità del pezzo? Le note dell’accordo su cui vi trovate in quel momento? La scala blues? Potete usare ciò che vi pare ( che sia coerente con il brano, ovviamente ), ma sarebbe buona norma pensare a queste cose prima di buttarsi in un fraseggio ( soprattutto se siete alle prime armi o comunque questa situazione rappresenta per voi un ostacolo ).

Decidere cosa usare vi porta anche a decidere di conseguenza alla zona della tastiera in cui volete operare; spesso è più utile non spostarsi troppo dalla zona in cui vi trovate in accompagnamento, soprattutto se il brano è veloce; in linea di massima potete adattare la vostra idea alla parte di tastiera in cui vi trovate.

 

Per riuscire in un buon fraseggio, però, è ancora più importante la seconda regola: il ritmo. Una frase bella è una frase che sia interessante anche dal punto di vista ritmico. Cercate di pensare come farebbe un batterista: per loro la componente ritmica è importantissima, non avendo le note. Immaginate un fill di batteria nel punto in cui vorreste inserire il vostro fill di basso e poi provate a metterci su delle note, seguendo i criteri con cui le avete pensato seguendo la prima di queste 3 regole.

 

L’ultima ma più importante regola è questa: non esagerate. Il fill è bello se all’interno di un brano lo mettere una o al massimo 2 volte, non di più. Non cercate la finezza alla fine di ogni singola parte del brano. Prima di tutto rischieresti di scontrarvi con il fill vero e proprio del batterista, facendo in modo che non si capisca né quello che state facendo voi né quello che sta facendo lui.

In più troppi fill di basso fanno perdere l’attenzione e rischiate in questo modo che non vengano apprezzati.

 

Quindi, il mio consiglio è: esercitatevi, a casa vostra, suonando sui dischi, e in quella situazione elaborate più idee possibili. Quando poi suonate con la vostra band, scegliete dei punti strategici 8 in accordo con il vostro batterista ) e scegliete anche i vostri migliori fill, studiati in precedenza. Ci sarà sempre tempo, in futuro, per improvvisarli.

Siete pronti? Imbracciate il vostro basso e iniziate a divertirvi!

 

 

 

Di |2019-01-10T15:07:54+01:00Gennaio 11th, 2019|armonia, basso elettrico, blues, Esercizi per basso, Funky music, musica, teoria musicale|Commenti disabilitati su Come creare un fill di basso in 3 passi

Bicordi sul basso: Come si suonano e quando usarli

Dopo aver ampiamente parlato di accordi, mi sembra doveroso aprire una parente su come suonare i bicordi sul basso.

La domanda scontata che, come al solito, potreste porvi, ovviamente sarà: ” Perchè mai dovrei imparare a suonare i bicordi sul basso? ”

 

E la risposta sarà altrettanto scontata: perchè, come dico sempre, è molto importante arricchire il proprio lessico musicale, per potersi esprimere al meglio nel maggior numero di contesti possibile.

Di conseguenza, i bicordi sul basso ricoprono un ruolo a mio modesto parere indispensabile, soprattutto in alcune situazioni.

Per capire a cosa mi riferisco, è indispensabile innanzitutto capire quanti e quali tipi di bicordi possiamo suonare sul basso. Iniziamo dai più usati, soprattutto in contesti rock o simili: sono i bicordi di quinta, e sono identici a quelli che si suonano sulla chitarra; la differenza principale è che mentre i chitarristi per suonarli, solitamente sfruttano le corde più basse ( con un suono distorto ), noi li suoniamo sulle corde più acute. Questo, principalmente, perchè il suono simultaneo di 2 suoni molto gravi non è proprio bellissimo da sentire…

Si possono utilizzare in diversi contesti, talvolta con l’aggiunta dell’ottava alta ( utilizzando 3 dita e 3 corde ), come usa fare spesso il grande Steve Harris, per esempio.

In alternativa alla quinta, delle note che è possibile utilizzare per generare un bicordo sul basso è sicuramente la terza. O sarebbe meglio dire le terze, dal momento che funzionano benissimo sia maggiori che minori. Potreste pensare di esercitarvi suonano tutta una scala maggiore su una corda ( per esempio quella di Re ), aggiungendo la terza di ogni nota ( sulla corda Sol ). Ascoltate l’effetto e cercate di familiarizzare con questo tipo di sound, può tornare utile per creare interessanti fraseggi melodici, armonizzandoli in modo indipendente.

Un altro uso interessante dei bicordi, più funk, è quello di suonare la 3a e la 7a insieme, all’interno di un groove. Ci vuole un pà di pratica, il mio consiglio è quello di cercare in rete delle linee di basso costruite in questo modo, farle vostre, e poi provare a crearne di originali.

Per questo scopo potrà esservi utile il mio nuovo libro ” 101 Funk licks in tutte le tonalità”, in uscita nei primi mesi del 2019.

Ah, a tal proposito: Buon anno!

E, come sempre, buon basso!

 

Di |2019-01-02T22:41:52+01:00Gennaio 4th, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, musica, teoria musicale|Commenti disabilitati su Bicordi sul basso: Come si suonano e quando usarli

GLI ACCORDI SUL BASSO: POSIZIONI, RIVOLTI E SEGRETI

Come si suonano gli accordi sul basso? Se anche tu ti sei fatto spesso questa domanda, sei nel posto giusto.

Prima di capire come si suonano gli accordi sul basso, però, è giusto chiarire cosa sono gli accordi e perchè un bassista dovrebbe conoscerli e saperli suonare. 

Iniziamo con il dare qualche definizione: innanzitutto quando si parla di accordo ci si riferisce ad un insieme di 3 o più note suonate contemporaneamente. Noi bassisti, però, non abbiamo il compito di suonare gli accordi per ciò che sono, bensì di capire da quali note sono formati gli accordi per poter essere avvantaggiati nel momento in cui vorremo utiizzare tali note nella costruzione ( o nell’analisi ) delle nostre linee di basso. Quindi per prima cosa dovremo capire al meglio il concetto di “arpeggio”, ovvero: suonare le note dell’accordo una alla volta.

Compresi questi 2 concetti di base, non resta che provare a cimentarci nei vari tipi di accordi: si parte dalle triadi ( accordi formati da sole 3 note ), e si continua con accordi formati da più note: inizialmente ci occuperemo solamente di quegli accordi formati da 4 note, conosciuti come accordi di settima. Gli accordi di settima si formano aggiungendo la settima nota della scala alla nostra triade; ma la cosa interessante è che possiamo anche “invertire” le settime, ovvero mettere la settima della scala minore sull’accordo maggiore e viceversa: in questo modo andremo a formare 4 accordi di settima, di cui, per i nostri scopi ne prendiamo in cosiderazione solamente 3: Maj7 ( triade maggiore con settima maggiore ); min7 ( triade minore con settima minore ); 7 ( triade maggiore con settima minore ).

Una volta compresi al meglio questi accordi, possiamo occuparci di ciò che concerne la questione dei cosiddetti rivolti. Che cos’è un rivolto di un accordo?

Si ha un rivolto quando la nota più bassa dell’accordo è diversa dalla tonica. Per esempio, una triade avrà, oltre alla sua posizione ( 1 – 3 – 5 ), detta posizione fondamentale, anceh 2 rivolti: quello con la terza in basso ( 3 – 5 – 8 ) e quello con la quinta al basso ( 5 – 8 – 3 ).

Di conseguenza, un accordo di settima, che è formato da 4 note, avrà una posizone fondamentale e 3 rivolti.

Sul basso elettrico, lo studio delle diteggiature utili ad eseguire tutti gli accordi, nelle posizioni fondamentali e nei rivolti, è indispensabile, sia per una crescita tecnica che per la comprensione di quella parte della teoria musicale, denominata “armonia” che si occupa proprio di tutto ciò che concerne gli accordi e le loro regole.

Quindi vi suggerisco di guardare il video, e provare ad eseguire gli esercizi proposti ( che trovate anche in formato pdf nella sezione qui )

 

Di |2018-12-21T03:02:03+01:00Dicembre 28th, 2018|basso elettrico, Esercizi per basso, musica, teoria musicale|Commenti disabilitati su GLI ACCORDI SUL BASSO: POSIZIONI, RIVOLTI E SEGRETI

COUNTRY BASS: IMPARA A SUONARE COME UN VERO COWBOY

Country bass, ovvero: I cowboy suonavano il basso?

Scherzi a parte, sapete bene come la penso riguardo al fatto di suonare al meglio più generi e stili sul nostro strumento  (  e non solo sul nostro, ma qui ci occupiamo di basso ); e a tal proposito, il country, e quindi quello che chiamo Country bass, diventa un tassello importante, e, a mio modo di vedere, anche parecchio divertente.

 

Quindi, come si suona il Country?

Per capire al meglio come fare del buon Country bass, è fondamentale conoscere quanto meno le origini del genere, e gli sviluppi che ha avuto nel corso degli anni, con la nascita di alcuni stili, che, anche in questo caso, possiamo identificare come sottogeneri.

La Country music ha le sue radici, pensate un pò, in Europa. E’ dai qui che arrivano le prime tracce di qualcosa che si trasformerà poi nella tipica musica americana. E, se ci fate caso, delle tracce di Europa si trovano tutt’oggi nel genere; pensate al violino ( strumento di tradizione europea ), o al mandolino ( tipicamente italiano )! da un punto di vista puramente bassistico ritroviamo la tradizione europea nel classico modo di accompagnare country, ovvero l’alternanza di I e V in quarti ( ascoltate l’orchestra di liscio alla prossima festa di piazza e capirete meglio a cosa mi riferisco… ).

La musica country ha origine rurale, è infatti dalle campagne del sud degli States che inizia a prendere la forma che oggi conosciamo, sotto il nome di “Hilbilly” music, ovvero la musica degli Hillbillies, i contadini di quella zona del mondo.

Negli anni ’50 il genere, ormai conosciuto in tutti gli Stati Uniti, pone il quartier generale della sua discografia a Nashville, da cui fioriranno alcuni degli artisti più importanti di sempre, e nel corso degli anni, subirà influenze anche da altri tipi di musica americana, in particolare dal rock’n roll, musica che vede la luce proprio in quel periodo e che da il nome anche a quel sotto genere che nasce di fatto con l’incontro tra i 2 mondi: Rockabilly, è infatti una parola che deriva da “Rock” e “Hilbillie”.

L’industria discografica country nei decenni successivi è in costante crescita fino a quando, negli anni ’90, con la nascita del ballo che ancora oggi gli viene associato, la “line dance”, si espande in tutto il mondo.

Dall’incontro della musica country con altri generi e stili sono nati dischi e artisti che vale assolutamente la pena di menzionare, dagli Eagles a Jackson Browne, fino a James Taylor o Neil Young.

Il basso country, come dicevo, consta principalmente di questo modo di accompagnare molro “popolare” su tonica e quinta, ma, a seconda poi degli stili che vogliamo ottenere, ci possono essere più o meno varianti.

Quali sono? beh, di sicuro, il consiglio che vi posso dare è di guardare il video, scaricarvi le partiture che trovate nella sezione download, e farvi più repertorio possibile!

Arrivederci, Gringo!

 

Di |2018-10-12T13:35:26+02:00Ottobre 5th, 2018|basso elettrico, blues, country music, musica, rockabilly|Commenti disabilitati su COUNTRY BASS: IMPARA A SUONARE COME UN VERO COWBOY

LEZIONI DI BASSO: SCALA MINORE A CHI?

LEZIONI DI BASSO: LA SCALA MINORE

E’ giunto il momento di imparare a suonare anche la scala minore sul basso.

Ebbene si, se avete seguito fin qui le mie lezioni, a questo punto dovreste avere una discreta conoscenza di quello che sono le scale, e una buona confidenza con alcune parole come “tono”, “semitono”, “modo”. Se così non fosse, prima di proseguire nella lettura e nella visione di questa nuova video-lezione di basso, vi suggerisco vivamente di andare a rivedervene qualcuna delle precedenti…

Il primo concetto da avere ben saldo per affrontare un argomento tipo questo da un punto di vista prettamente teorico è quello di “modo” di una scala. Ricordate cosa abbiamo detto a proposito della scala maggiore? Bene. Per definire una scala minore dobbiamo per prima cosa definire il suo modo, il “modo minore”, appunto.

Il modo minore è il seguente (mi raccomando, cercate di impararlo a memoria ):

T – S – T – T – S – T – T

Questo vuol dire che, applicandolo ad una nota di partenza ( ad esempio LA ), otterremo la scala minore di quella nota ( ad esempio LA minore ).

La scala minore ha una sua diteggiatura precisa sul basso ( vi suggerisco di guardare il video, per questo ), che, volendo ben vedere è un pò più semplice anche di quella della scala maggiore. Una volta capito cos’è, come si costruisce grazie al modo, e imparata bene la diteggiatura, non vi resta altro da fare che provarvela in diverse posizioni sulla tastiera, applicandoci magari qualche ritmica presa dai cari vecchi esercizi di tecnica visti in precedenza, e cercare di prender confidenza.

 

Un altro concetto fondamentale riguardante le scale minori è quello delle cosiddette SCALE RELATIVE. Cosa significa scala relativa? Una scala relativa minore è una scala che ha le stesse note di una scala maggiore, ma MODO diverso. Prendiamo ad esempio la scala di DO maggiore ( do re mi fa sol la si do  per chi ancora non lo sapesse ); esiste una scala minore che ha le stesse identiche note, ovvero nessuna alterazione? Ebbene si: provate a costruire la scala di modo minore partendo dalla note LA; osserverete che la scal ottenuta sarà LA SI DO RE MI FA SOL LA; ovvero una scala fatta di sole note naturali, ma che inizia dal LA. Questa scala, di LA minore, appunto, si dice essere la relativa minore della scala di DO maggiore.

Ogni scala maggiore ha la sua scala relativa, che si ricava sulla nota che abbiamo un tono e mezzo sotto ( o, per chi preferisce, sul sesto grado della scala maggiore ); ad esempio la relativa di RE maggiore sarà SI minore, la relativa di FA maggiore sarà RE minore e via dicendo…

L’ultimo argomento trattato nel video riguarda un aspetto molto interessante a proposito di scale minori; se paragonata alla scala omonima maggiore ( esempio DO maggiore con DO minore ), una delle prime cose che salta all’occhio ( anzi, meglio, all’orecchio ) è che, nel suonarla in senso ascendente, la scala minore una volta arrivati al settimo grado manca di quella “tendenza” a voler “chiudere”, ovvero risolvere sulla nota successiva, l’ottava. Questa tendenza è data dalla mancanza di quella nota denominata “sensibile”, il settimo grado tipico della scala maggiore, che, data la distanza di un solo semitono con l’ottava, porta il nostro orecchio a voler sentire la chiusura sulla stessa. Si è pensato, quindi, di creare una nuova scala minore, che avesse le stesse note di quella appena vista, tranne l’ultima, la settima, appunto, che viene innalzata di un semitono… La scala così ottenuta sarà, nel caso di LA come tonica: LA SI DO RE MI FA SOL# LA, e prenderà il nome di SCALA MINORE ARMONICA. Ci si riferirà alla precedente invece, con il nome di SCALA MINORE NATURALE.

Ma non è finita…

Alzare il settimo grado comporta un “salto” di be un tono e mezzo tra 2 gradi della scala ( 6° e 7° ) cosa sicuramente abituale mella musica orientale ( l’avrete notato suonandola ), ma abbastanza insolito invece per noi occidentali. E quindi? Direte voi…

E quindi si è pensato di creare una nuova scala minore, che avesse, oltre al settimo, anche il sesto grado alzato di un semitono. Ecco la scala risultante, iniziando sempre dal LA:

LA SI DO RE MI FA# SOL# LA

Questa prende il nome di SCALA MINORE MELODICA.

( A proposito della scala minore melodica ricordate che nel suonarla in senso discendente torna ad essere minore naturale ).

Per i dettagli e per come suonare queste scale non posso fare altro che rimandarvi al video.

Spero di esservi stato utile, mi raccomando suonate sempre avendo estrema cura dell’impostazione e delle diteggiature suggerite, e se avete problemi di qualunque tipo non esitate a contattarmi.

BUON BASSO!

 

Di |2018-07-05T08:56:20+02:00Luglio 6th, 2018|basso elettrico, musica|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: SCALA MINORE A CHI?

LEZIONI DI BASSO ELETTRICO: LETTURA RITMICA

LETTURA RITMICA

La lettura ritmica è uno degli elementi più importanti nella conoscenza e nelle competenze che dovrebbe sviluppare un bassista.

Attenzione: ho detto Lettura ritmica, non fatevi spaventare dalla prima di queste 2 parole… Non è la lettura che tutti intendono, quella che si assimila tradizionalmente attraverso il solfeggio e che spaventa tutti gli aspiranti musicisti (e  non solo bassisti… ).

 

La parola “ritmica” si riferisce infatti all’idea di imparare a leggere ciò che è ritmico, bypassando, volendo tutto quello che ha a che fare con l’altezza delle note ( e quindi il pentagramma tradizionale con tutti i suoi criteri ). Per una buona lettura ritmica è sufficiente anche un solo rigo, sopra il quale porremo le nostre figure, che, ovviamente non avranno valore di note; saremo noi a decidere se eseguire quelle figure utilizzando una o l’altra nota ( le corde a vuoto per questo scopo vanno benissimo, ad esempio ).

Scegliete dunque una nota, ed allenatevi al leggere una certa figura ritmica SUONANDO direttamente lo strumento. Ovviamente il metronomo dovrà essere il nostro fido compagno di viaggio, non dimenticate mai di tenerne uno, a tempi lentissimi ( consigliati i 55 bpm o anche meno ); a questo punto potremo iniziare a leggere, magari iniziando proprio dagli esercizi che trovate qui, che altro non sono che degli estratti dal celebre metodo per solfeggio ritmico “Dante Agostini” tanto caro ai nostri amici batteristi e, in generale, a chiunque si avvicini ad uno strumento a percussione.

Se utilizzate questo libro, iniziate dal principio, concentratevi ( se non l’avete mai fatto prima ) sulle note lunghe, inizialmente ( 4 e 2 quarti ), poi mano a mano potrete aggiungere delle figure più brevi con gli esercizi seguenti, fino a che non arriverete a leggere dignitosamente frammenti comprendenti delle figure di note e pause da 1/16.

Una volta ottenuta una certa pratica, il consiglio che vi dò è di estrarre una o più misure dai vari esercizi ( preferibilmente dalla sezione in cui saranno stati introdotti i sedicesimi ) e provate ad “inventarvi” una vostra linea di basso, possa essere un riff, una mini-frase pensate per un solo, o ciò che volete voi, ma, appunto, l’indispensabile è che partiate da una figura ritmica, che vi sta a cuore e che secondo voi, con le dovute note potrà suonare bene.

Fatto questo, potrete dire di padroneggiare meglio la lettura ritmica sullo strumento, e, a questo punto, se vorrete, potrete imparare anche le note sul pentagramma, in chiave di basso; ma questo è un altro discorso…

Buon divertimento and…have a bass day!

 

Di |2018-07-13T16:07:45+02:00Giugno 29th, 2018|basso elettrico, musica|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO ELETTRICO: LETTURA RITMICA

LEZIONI DI BASSO: SUONARE IL BASSO CON 3 NOTE

COME SUONARE TUTTO CON SOLO 3 NOTE!

Lo so, a questo punto, con una frase del genere, sembra che io vada a dare ragione a chi pensa che suonare il basso sia facile…

 

In realtà le cose si complicheranno un pò quando scoprirete che le 3 note a cui mi riferisco, sul basso sono, come de resto un pò su tutti gli strumenti, quelle che formano la cosiddetta “triade”; e non sto parlando di qualcosa di mistico, state tranquilli…

In musica per triade si intende un accordo formato da sole 3 note ( ma questo, se avete seguite qualcun altra delle mie video lezioni di basso, dovreste già saperlo ). Così come dovreste già sapere che una triade formata dalla prima, la terza e la quinta nota della scala maggiore, si chiama triade maggiore.

Benissimo. Quello che state per scoprire può cambiare radicalmente la vostra vita. In meglio, sia chiaro.

Ok, forse ho esagerato, non cambierà la vostra vita, ma di sicuro la vostra vita musicale, o per lo meno il vostro modo di suonare il basso elettrico, questo si, potrebbe farlo.

Per dire di conoscere realmente gli accordi, dovrete prendere confidenza con il concetto di “rivolti”. Cos’è un rivolto? Un rivolto è una posizione dell’accordo, che vede al basso una nota che non sia la tonica. Ogni accordo ha, quindi, tanti rivolti quante sono le sue note meno una. Per fare un esempio, la triade maggiore ha posizione fondamentale I -III – V; il suo primo rivolto sarà: III –  V – I ( dove I verrà ovviamente suonato all’ottava superiore ); il secondo rivolto sarà V – I – III.

Per noi bassisti questa cosa significa letteralmente guadagnare 2 posizioni “nuove” sulla tastiera del basso per poterli suonare; ma… A cosa mi serve tutto ciò?

Innanzitutto ad esplorare ancora meglio la tastiera e scoprire dove potere suonare alcune note anche molto acute, sfruttando gli intervalli contenuti negli accordi; in secondo luogo, la conoscenza delle note facenti parte degli accordi aiuta tantissimo in fase di composizione, di qualunque tipo, quindi sia che vogliate costruire delle potenti linee di basso per accompagnare, sia che siate interessati all’idea del solo di basso, da qui, comunque, dovrete partire.

Come unire tutte queste cose? Beh, direi che è giunto per voi il momento di guardare il video, in cui cerco di dare esempi pratici di come portare sul basso tutto quello che vi hi raccontato in queste righe.

Buona suonata!

Lezioni di basso

Lezioni di basso elettrico

Di |2018-07-13T16:16:31+02:00Maggio 12th, 2018|basso elettrico, musica|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: SUONARE IL BASSO CON 3 NOTE

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