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Come si sceglie l’Insegnante di basso?

 

Ehi Basswalker!

 

            Oggi voglio parlarvi delle lezioni di basso; e questo punto qualcuno di voi potrà ribattere: “Strano, per uno che ha un canale YouTube dedicato alle lezioni di basso…”

 

            Ecco, il punto è che non voglio, in queste poche righe, farvi una lezione, ma più che altro cercare di persuadervi ad andarci, a lezione di basso.

            Attenzione, ho detto di andarci, non vi sto chiedendo di farlo con me; io ho deciso da ormai parecchio tempo di lavorare molto sulle lezioni online, ho un canale YouTube, realizzo video corsi, e da poco ho ripreso anche le lezioni via Skype (te ne parlo tra un attimo). Ma non ti sto chiedendo di fare lezione con me, semplicemente vorrei invitarti a trovare il TUO insegnante e iniziare a perseguire seriamente i tuoi obiettivi da bassista.       

 

            Per quanto io sia un grandissimo fan dell’apprendimento online (altrimenti non farei quello che faccio), ritengo che sia molto utile avere un Maestro in carne ed ossa che ti possa seguire da vicino; che ti possa aiutare a crescere anche tra una battuta e due risate, dal vivo. Il Maestro di musica è, per tutti, un mentore, una volta che l’hai trovato, una persona a cui resterai legato anche quando deciderai di proseguire da solo il tuo percorso.

 

            Ed è molto importante saperlo scegliere; ci sono tantissimi bravi insegnanti là fuori, ma non tutti sono adatti a te, al tuo modo di vedere la musica, ai tuoi tempi di apprendimento, al tuo gusto musicale. E ricorda una cosa: bravo musicista non significa necessariamente bravo insegnante; nei Paesi anglosassoni la preparazione musicale per diventare insegnante (Trainer) è diversa da quella per diventare musicista (Performer); sarebbe bello fosse così anche da noi, e invece purtroppo non lo è, e molto spesso capita che ottimi musicisti decidano di insegnare (il più delle volte per esigenze di conti da far quadrare) ma non sia proprio il loro lavoro; lo si fa per tappare i buchi, e magari proprio mentre ti stai innamorando di un argomento non riescono a seguirti perché partono per un tour, che è la loro priorità!

            O, banalmente, non è neanche detto che nel momento in cui insegnano riescano a farti comprendere facilmente cosa e come fare: insegnare a suonare è un mestiere molto diverso da quello di suonare!

 

            Esclusi quindi i maestri scelti per “il nome” che hanno da musicisti, prova ad orientarti su insegnanti che abbiano il tuo gusto musicale, che sappiano comprendere che tu, probabilmente, fai altro per vivere, e che essendo solo un hobby il tempo che puoi dedicare non sarà moltissimo o comunque non lo sarà in modo costante, e che sappiano comunque darti qualcosa, adatto alle tue esigenze e che ti aiuti a crescere!

 

            Tutti vorremmo imparare dai grandi Maestri del basso, però più si mira in alto e poi più tempo bisogna dedicare allo studio, questo è un dato di fatto; non voglio certo scoraggiarti, ma semplicemente dirti che, come ripeto da quando ho iniziato insegnare, siamo tutti diversi e ognuno deve scegliere il suo percorso in modo che si adatti alle proprie caratteristiche. Scegliere il Maestro giusto pasa anche e soprattutto da qui: qualcuno che ti comprenda e che ti aiuti a crescere in base a quello che sei tu.

 

Quindi armati di pazienza e buona ricerca!

 

            Nel caso invece tu abbia intenzioni di seguire me, ti informo che dopo un lungo periodo di pausa ho riattivato anche le lezioni via Skype (o simili), in modo da accontentare anche tutti quelli che in questo periodo mi hanno chiesto informazioni ma sono troppo distanti dalla Provincia di Varese…

Se vuoi avere info o addirittura già prenotare le tue lezioni con me clicca QUI!

 

 

 

 

 

 

Di |2023-11-15T16:19:21+01:00Novembre 16th, 2023|Senza categoria|Commenti disabilitati su Come si sceglie l’Insegnante di basso?

Quando impariamo lo slap?

 

 

Ehi Basswalkers!

 

            Fino a qualche anno fa era un classico, durante le lezioni di basso; si muovevano i primi passi, si imparavano le prime scale, i primi semplici brani e subito arrivava la domanda dell’allievo al Maestro: “Quando impariamo lo slap?”

 

L’hai fatta anche tu questa domanda al tuo insegnante? Dì la verità…

 

            E dopo un primo approccio, nelle difficoltà che tutti incontravano a sviluppare la tecnica inizialmente, arrivava puntuale la seconda domanda: “A cosa mi serve imparare lo slap?”

 

            E qui, di solito, ad andare in crisi erano gli insegnanti, probabilmente perché, in effetti, non c’è una risposta univoca.

            Lo slap è una di quelle tecniche che, al giorno d’oggi, si imparano per diletto personale, perché ci piace “come suona”, perché l’abbiamo sentito su dischi che di solito sono cimeli di tanti anni fa oppure elucubrazioni dei grandi virtuosi dello strumento; e di solito, nel tentare di imitare gli uni o gli altri ci si scontra con il fatto che  è difficile ottenere dei buoni risultati e spesso questo è fonte di frustrazione che addirittura a volte può portarci a mollare, dicendo “va beh, tanto non si usa spesso”…

            La realtà dei fatti è che è vero che lo slap, da un lato, non è la tecnica che si sente usare più spesso dai bassisti; ma, d’altro canto, io vedo almeno tre buone ragioni per impararlo.

 

            La prima è il solito discorso della completezza, di cui ho già parlato anche per il plettro; se studi il basso, anche solo per passione, credo sia giusto studiarlo, anche se non diventerà il nostro principale stile.

            Secondo motivo è che se si avrà a che fare con qualche coverband, prima o poi capiterà di incontrare il brano suonato in slap, ed è giusto aver e quel minimo di tecnica per non sfigurare.

            E infine, anche se non ti interessa niente della completezza e suoni ad esempio esclusivamente musica inedita, credo che comunque avere un po’ di slap nel proprio arsenale possa aiutarti a tirare fuori nuove idee quando si creando delle linee di basso.

 

            La difficoltà iniziale ci sarà sempre, quello è naturale, stiamo in ogni caso cercando di abituare una parte del nostro corpo a fare movimenti che non ha mai fatto prima, e anche se suoni il basso da tanto tempo, l’approccio sarà sempre ostico.

            Ma, come sempre, con pazienza e costanza si possono ottenere degli ottimi risultati; puoi anche farlo da autodidatta se non hai alternative, ma ricordati di fare attenzione soprattutto all’impostazione iniziale, perdi parecchio tempo in questa fase, perché se sbagli poi rischi di non riuscire ad ottenere i risultati sperati. Puoi trovare tantissimi libri in cui la tecnica è spiegata molto bene e che contengono molti esercizi.

 

            Nel 2024 uscirà sul mio sito un nuovo video corso interamente dedicato a questa tecnica bassistica, naturalmente ti avviserò sempre quando sarà il momento; nel frattempo, se vuoi, puoi farti comunque un giro e scoprire tutti i miei video corsi, e trovare quello più adatto a te: CLICCA QUI e buon basso!

 

 

Di |2023-11-09T15:15:48+01:00Novembre 10th, 2023|Blog|Commenti disabilitati su Quando impariamo lo slap?

Flea: quando il funk incontra il punk!

 

Nuova serie di appuntamenti, sia sul mio canale che sul mio blog; analizzerò, nel corso delle prossime settimane, diversi bassisti, cercando di capirne le caratteristiche principali.  Il primo bassista di cui mi andava di parlare è Flea, il celebre bassista dei Red Hot Chili Peppers.

 

Per chi non lo sapesse, i Red Hot pubblicano il loro primo album nel lontano 1984, e fu subito chiaro con chi avevamo a che fare. Nasceva in quel periodo, in California, qualcosa che successivamente avremmo imparato a chiamare “crossover”, un miscuglio di generi e stili musicali decisamente lontani gli uni dagli altri, normalmente. I Red Hot erano infatti in grado di mescolare rap, punk e… funky. Fu grazie a questa terza componente che Flea potè risaltare.

Le sue parti di basso fin da subito si rivelarono “non convenzionali”, caratterizzate da groove molto funk nelle ritmiche ma molto punk nell’intenzione. Il suono del basso di quel tipo si era sentito fino a quel momento in rari casi e quasi sempre legato all’uso del plettro.

Flea invece riuscì nell’intento di rendere funky anche ciò che funky non era…

I primi dischi dei Red Hot suonavano però sicuramente molto strani, forse un po’ troppo strani e non ebbero ancora il successo planetario che arriverà un po’ più tardi.

Nell’88 muore Hillel Slovak, primo chitarrista della band, a causa del suo abuso di sostanze non proprio legali; più o meno contemporaneamente Jack Irons, batterista della band decide di mollare, probabilmente scosso dalla perdita ( lo ritroveremo più avanti nei Pearl jam ).

E’ a quel punto che subentrano i 2 nuovi elementi che insieme a Flea e Kiedis hanno formato i Red Hot Chili Peppers come li conosciamo: John Frusciante e Chad Smith.

I 4 entrano in studio e il primo disco con la nuova formazione  esce nel 1989. Si tratta di Mother’s milk, che ottiene un ottimo successo anche di vendite e consolida la band californiana come una delle più conosciute del momento. Flea si distingue subito e sul disco realizza parti di basso memorabili come quella di “Magic Johnson”, la cover di “Higher ground” di Stevie Wonder, ma soprattutto “Stone cold bush”. Slap e suono potente che si mischiano con il groove più funk, per una sonorità nuova e sconvolgente, per quei tempi.

Ma, come si dice in questi casi, il meglio doveva ancora venire.

Il disco successivo fu sicuramente il capolavoro della band, “Blood sugar sex magik”, che vide i Red Hot chiudersi in una villa fuori Los Angeles per più di un mese. Ne risultò un album in cui il mix di funk, rock e rap aveva trovato la perfezione e non ci fu singolo di quel dsico che non divenne una hit. Per quello che riguarda il basso, Flea utilizzò prevalentemente un MusicMan, a cui aveva fatto riadattare il ponte. Il suono che ne uscì era maestoso e non c’è linea di basso di quel disco che non meriti di essere analizzata e studiata da ogni bassista del pianeta.

Arriva poi il primo momento di crisi di Frusciante che lo porta fuori dalla band; è il momento di Dave Navarro che realizza con i Peppers il disco “One hot minute”.

Al suo rientro, Frusciante accompagna la band nella realizzazione di un altro disco di enorme sucesso commerciale: “Californication”, disco in cui sono contenuti molti brani dalle linee di basso degne di nota ( una su tutte: “Around the world” ).

La favola dei Red Hot finisce poi con il successivo album “By the way”, in cui alla title track, brano dallo stile inconfondibile, vengono alternate parecchie ballads, che caratterizzeranno il sound della band da lì in poi.

Ma nonostante tutto a Flea dobbiamo riconscere sicuramente il merito di aver fatto sposare il funky con tutto quello che è rock: a volte punk, a volte metal, a volte rap… E il risultato, negli anni è stato qualcosa di unico, il suo marchio di fabbrica che ce lo fa riconoscere qualunque cosa suoni, già dalle prime note.

 

Di |2019-02-11T23:23:19+01:00Febbraio 1st, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, Funky music, red hot chili peppers|Commenti disabilitati su Flea: quando il funk incontra il punk!

BASSO FUNK: 10 Funk Licks facili che puoi suonare subito!

Il basso funk, il suo sound, le sue ritmiche sono per tutti i bassisti e gli aspiranti bassisti uno dei punti di arrivo. Si può iniziare a suonare dicendo di amare qualsiasi genere e stile, ma quando si scopre il basso funk è innegabile che sale la voglia di imparare a riprodurlo, e di imparare anche velocemente, se possibile!

Ma la domanda allora è proprio questa: è possibile imparare a suonare funk in breve tempo? La risposta, mi duole dirlo, dovreste già conoscerla e non vi piacerà… Però, di sicuro, con un pò di impegno e dedizione, si può ricavare qualcosa di interessante fin da subito.

E a tal proposito oggi vi propongo, in questa video-lezione, 10 funk licks, che ho definito “facili”, ma che ovviamente richiedono un pò di applicazione.

I requisiti sono quelli che vi potete aspettare: una discreta tecnica di base, una particolare attenzione e cura alla mano destra, al sound delle ghost notes, le legature, le ottave, insomma, tutti quegli elementi che dovreste avere già visto anche semplicemente guardando dei miei vecchi video, come questo.

Come si studiano il licks? Per prima cosa ascoltateli attentamente, nelle versione full speed e in quella lenta, possibilmente seguendo la partitura. Poi iniziate ad imbastirli in un primo momento senza metronomo, trovatevi le diteggiature e cercate di farne uscire un suono decente. Poi mano a mano accellerate, sempre utilizzando il metronomo, fino ad arrivare alle velocità che vi consentono di utilizzare le basi di drum machine che vi ho preparato e che trovate nella sezione download.

Questi 10 licks sono solo l’inizio del vostro percorso in territorio Funky, il mio consiglio è di studiarne altri, mischiando metodi, e autori, per poi provare a crearne di vostri.

A novembre pubblicherò il mio secondo metodo per basso, che sarà proprio una raccolta di licks, ce ne saranno ben 100, che, se volete potrete studiarvi; ma soprattutto darò la possibilità e lo spazioe per cercare le vostre varianti ai licks di partenza e per scriverne e suonarne di vostri, totalmente inediti.

E, a proposito di metodi, se ancora non l’avete fatto, potete intanto cimentarvi col mio primo libro, “Il basso elettrico dalla A alla F”, che trovate qui.

E chi ne avesse voglia, può sempre contattarmi qui, per informazioni sulle lezioni via Skype!

Alla prossima!

 

 

 

Di |2018-10-12T13:33:15+02:00Settembre 14th, 2018|basso elettrico, musica, red hot chili peppers|Commenti disabilitati su BASSO FUNK: 10 Funk Licks facili che puoi suonare subito!

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