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Suonare il basso come Gene Simmons dei Kiss

 

Suonare come Gene Simmons: secondo te è possibile? E se si, ti piacerebbe farlo?

         Riprendiamo oggi il percorso intrapreso sul mio canale YouTube qualche mese fa, ricominciando a parlare di bassisti che hanno fatto la storia del rock.

E, Dopo aver parlato di alcuni dei più virtuosi dello strumento oggi voglio concentrarmi su una delle icone, dei personaggi più rappresentativi del rock stesso, a prescindere dal basso: parliamo naturalmente di “The demon”, “The God of thunder”, di Gene Simmons, storico basso (e voce) dei Kiss

 

 

 

         Non tutti amano, o vorrebbero suonare come Gene Simmons, per almeno 2 aspetti: uno il suo carattere, non proprio lineare, diciamo, e l’altro il suo modo di suonare il nostro strumento.

 

         Personalmente lo trovo uno dei bassisti più significativi nel rock’n roll, di certo non tecnico, ma come ho già avuto modo di dire in altri video, non sono un amante della tecnica a tutti i costi, il rock’n roll è e deve essere sanguigno, essenziale, ma incisivo, e suonare come Gene Simmons può essere tutte queste cose.

 

         Da un punto di vista puramente bassistico le sue caratteristiche principali sono naturalmente, l’uso esclusivo del plettro (lui stesso dice che non avrebbe mai il suo suono con le dita), e poi principalmente 3 elementi: scale pentatoniche, slides un po’ ovunque e ampio uso delle ottave.

 

         Per suonare come Gene Simmons il primo step è rappresentato dalle scale pentatoniche: pensate a linee come “Detroit Rock City” o “100.000 Years”, mentre per le ottave basti pensare alla celeberrima “I was made for lovin’ you”; gli slides sono un elemento spesso ricorrente tra i bassisti rock, ma lui li enfatizza in modo particolare, inserendoli non solo come collegamento tra parti diverse, ma un po’ ovunque.

 

         Un altro punto che devi considerare se vuoi suonare come Gene Simmons è sicuramente il timing; lui stesso dice di essere diventato una specie di metronomo per la band, soprattutto perché pare che il primo batterista, Peter Criss, non fosse così preciso.

 

         Se si vuole capire come ottenere il suono di Simmons, non si può prescindere da uno sguardo alla strumentazione che usa; di sicuro il primo elemento è l’iconico “Axe bass”, basso voluto da lui e fatto costruire un liutaio, che utilizza come strumento principale dal 1979; ha suonato anche altri strumenti, dai quali ha sempre cercato di fare uscire quel timbro che lo contraddistingue; tra vari, giusto citare lo Spectrum, un Thunderbird, un Precision, nei primissimi tempi.

 

Il tutto sempre o quasi in amplificatori Ampeg, di vario tipo.

 

         Se volessimo quindi tentare di imitare il suo sound, sarebbe giusto partire da questi elementi; in mancanza eventuale dell’Axe bass, io penserei a un P-bass o un Thunderbird, o anche ad un qualsiasi basso attivo, con un ottimo punch, per avvicinarmi; al plettro (curando bene il tocco), e a delle corde nuove.

 

Come ampli, se hai Ampeg meglio, ma come ho detto più volte, provando e riprovando possiamo avvicinarci anche con qualunque cosa abbiamo a disposizione…

 

         Dicevo del suo caratteraccio…Vorrei chiudere raccontandoti un paio di aneddoti: Sapevi che ha dichiarato che i Kiss sono la band rock che lavora più duramente, per via delle 2 ore di concerto con 18 kg di armatura addosso? E che i Rolling Stones non ce la farebbero mai?

 

Oppure sapevi che dice di essere stato lui a inventare il gesto delle corna, molto prima di Ronnie James Dio?

Anche questo è Gene Simmons…

Suonare il basso come Gene Simmons

 

 

    E  per oggi è tutto, non perderti il video su Gene Simmons in uscita lunedì sul mio canale YouTube!

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    E ti ricordo anche che questo mese uscirà il mio nuovo video corso, “Impara tutti gli stili Vol. 1”, sei pronto?

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Di |2023-01-05T23:31:29+01:00Gennaio 5th, 2023|Blog|Commenti disabilitati su Suonare il basso come Gene Simmons dei Kiss

LEZIONI DI BASSO: Intenzione, pronuncia e fraseggio

 

Suonando il basso, a tutti sarà capitato di sentirsi dire almeno una volta una frase di questo tipo, magari durante una prova o dopo un concerto: “si, le note sono giuste, ma sbagli l’intenzione!”

E quindi? Se le note sono giuste, la parte è giusta, verrebbe da pensare, giusto?



 

E invece, forse, hanno ragione loro, quei musicisti “sapientoni” che vogliono farci credere che sono stati davvero ad ascoltare nota per nota ciò che abbiamo suonato durante tutto il brano; già, perché che ci abbiano davvero ascoltato anche solo per i primi 10 secondi sappiamo bene essere abbastanza poco probabile ( escludendo ovviamente i nostri amici batteristi, loro ci ascoltano sempre! )

Ora: partiamo dal presupposto che per sapere esattamente a cosa ci si riferisce con certi termini bisogna innanzitutto avere una discreta preparazione musicale. Ma soprattutto, per saper padroneggiare certi concetti sullo strumento, bisognerà poi avere una discreta tecnica.

Attenzione: per tecnica in questo contesto non si intende l’esecuzione di una determinata scala a velocità elevata ( quello sarete sempre in tempo a raggiungerla con un po’ di ginnastica per le vostre dita ), ma tutto ciò che vi permetterà di esprimervi sullo strumento in modo da dare un “colore” diverso alle note che andrete a suonare di volta in volta.

Una delle meraviglie del nostro basso elettrico è proprio quella che, per come è costruito, ci consente davvero una discreta quantità di elaborazioni ad una certa idea di base, previo, ovviamente, il fatto di conoscere alcuni piccoli “trucchi”.

Partiamo con il parlare della mano destra: ricordatevi bene che il suo compito non è solo quello di emettere un suono, ma anche attribuire certe qualità specifiche a questo suono! Se suoniamo con le dita vicino al ponte, ad esempio, avremo una timbrica totalmente diversa rispetto a quella che avremo suonando vicino al manico. Se poi suoniamo un po’ più forte il suono si modificherà rispetto a quando suoniamo più piano, e anche il fatto di suonare più con la punta del vostro dito piuttosto che con il polpastrello può modificare notevolmente il suono.

Avete visto quante sfumature può contenere la vostra tavola dei colori? E non abbiamo ancora accennato alla mano sinistra, che molti vedono anche come la più importante, per raggiungere certi effetti particolare sul basso.

Ora, a prescindere dall’importanza, è comunque ovvio che anche la sinistra può contribuire al suono, in che modo?

Se vi ricordate tempo fa già parlai di legature e ghost notes, 2 espedienti che possono dare qualcosa in più alla nostra parte di basso. In aggiunta oggi vorrei menzionarvi i cosiddetti “abbellimenti”.

Per capire esattamente cosa sono, quanti sono e cosa fanno tutti gli abbellimenti vi suggerisco vivamente di aprire un buon libro di teoria musicale e studiarvelo per bene. Qui mi limiterò solo a descrivervene alcuni, quelli probabilmente più usati e più d’effetto sul nostro basso elettrico.

Il primo da citare è sicuramente l’acciaccatura, che consiste nel legare velocemente una nota ad una seconda, che sarà quella più importante ( e cadrà probabilmente sul battere ).

Molto usata in ambito rock, può far spiccare il volo alla vostra linea di basso, se usata con parsimonia e intelligenza.

Un altro abbellimento usato spesso sul basso elettrico è sicuramente il vibrato. Tanto caro ai chitarristi, si può usare ad esempio per terminare una frase solistica o semi-solistica, ma anche in accompagnamento ( sempre con estrema parsimonia ), magari su note lunghe. Per ottenere un buon vibrato esercitatevi a tenere una nota con il terzo dito e a muovere la corda verso l’alto e verso il basso, più o meno velocemente ( meglio guardare il video, se potete, a questo punto ).

L’ultimo abbellimento che vorrei suggerirvi è il trillo; consiste nel legare velocemente 2 note quante più volte si riesca. Anche il trillo se usato con parsimonia può avere il suo fascino, sia in fase solistica che in accompagnamento.

Assimilate queste tecniche, provate a sperimentare, inserendole in giri di basso semplici e ripetitivi di brani che già conoscete bene. Usatele ed abusatene, all’inizio, cercando di capire al meglio come funzionano e cosa possono portare in più alla vostra linea di basso.

Sarà a questo punto che deciderete quali entreranno a far parte del vostro stile, del vostro modo di suonare il basso, cambiandolo, probabilmente, per sempre.

Di |2022-11-02T14:00:48+01:00Febbraio 22nd, 2019|Blog|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: Intenzione, pronuncia e fraseggio

COME SUONARE SUBITO TUTTI I GENERI COL BASSO!

Si, lo ammetto, il titolo può risultare abbastanza ingannevole.

Mi sembra quindi doveroso fare una premessa: non è guardando un video di pochi minuti che si può pretendere di imparare a suonare veramente tanti generi musicali ( “tutti”, come dico nel titolo, è praticamente impossibile anche solo classificarli, se vogliamo ).

Allora perché questo nuovo video? Perché questo articolo?

 

Il vero motivo per cui ho realizzato questa lezione è che mi piacerebbe invitarvi a riflettere sull’importanza di saper affrontare più stili musicali possibile, senza pregiudizi di sorta, preoccupandosi solo del fatto che ogni elemento nuovo può rappresentare un tassello in più nella vostra conoscenza bassistica.

Sia che siate aspiranti artisti o aspiranti turnisti ( vi invito se non l’avete ancora fatto, a leggere questo mio articolo per capire cosa intendo ), avere un ampio bagaglio musicale è di massima importanza. Se siete turnisti ( o vorreste diventarlo ) dovrete essere pronti ad affrontare più situazioni possibili, anche molto diverso tra di loro, e quindi appare scontato conoscerne almeno le basi. Se siete artisti, potreste apparentemente sembrare esenti da questo tipo di lavoro, ma in realtà, se ci pensate bene, è forse ancora più importante per voi.

La conoscenza di più generi e stili porta miglioramenti alla propria visione globale della musica, e se vi lasciate influenzare, da stili magari anche molto diversi dal vostro preferito, vi potrete trovare ad avere nuove idee, in fase di composizione e arrangiamento, che altrimenti non avresete mai avuto.

 

Innanzitutto lasciatemi charire una cosa: se parlo di generi, mi riferisco soprattutto ai grossi “blocchi” della musica: rock, blues, funky e jazz.

Immaginiamo di ragionare semplicemente su questi 4, per poi estendere il discorso a tutti i generi che vogliamo. Ognuno di questi generi è caratterizzato sempre da 2 fattori base: armonia e ritmo.

Della prima ce ne accorgiamo subito ovviamente quando ci riferiamo al jazz o derivati. Sarà capitato anche a voi, almeno una volta, di sentire qualcuno che tenta di rendere più “jazzy” un brano dalle armonie molto semplici: l’uso di accordi particolarmente “tesi”, come si dice in gergo, con l’aggiunta di note alterate, settime, none e quant’altro, è quello che ci porterà in questa direzione. Di contro, se volessimo rendere un brano più “rock”, potremo trasformare i suoi accordi in “power chord”, omettendo le terze ed aggiungendo una sana distorsione, e di sicuro ci avvicineremo al risultato sperato.

Ora, dato per assodato che ragionare dettagliatamente sull’armonia richiederebbe tempo e competenze, e non possiamo permetterci di approfondire l’argomento in queste poche righe, proviamo a concentrarci sulla questione ritmica.

Il discorso fondamentalmente è simile a quello fatto sull’armonia, ma non avendo gli accordi di mezzo, possiamo verificare tutto subito solo con il nostro strumento e l’ausilio di una drum machine ( o meglio ancora di un batterista, se ne avessimo uno disposto a sperimentare con noi ).

Il lavoro da fare è molto semplice: stabilite una semplice progressione di accordi; io per esempio, nel video, ho utilizzato la classica progressione VI-IV-I-V che altro non è che la sequenza di accordi di…”Despacito” ( ok, me lo sono meritato, iniziate pure ad insultarmi…).

Guardate cosa succede se su questi semplici accordi proviamo a suonatr ritmiche diverse. Quello che suona simile, iniza a prendere forme diverse, facendo percepire un “mood” piuttossto che un altro, anche molto diversi tra loro.

Come fare per imparare a gestire queste ritmiche e di conseguenza questi stili, e anche altri?

Qui trovate le partiture complete di ciò che ho eseguito nel video e in aggiunta anche un pdf contenente alcuni patterns di riferimento. Potrete usarli come volete, riadattandoli a qualunque contesto, qualunque sequenza di accordi o brano; imparare a conoscere bene un determinato genere musicale richiede tempo, e in particolare il tempo dovrete impiegarlo per imparare quali sono le idee base di quel genere; ritmicamente parlando, quindi, più patterns conoscerete e meglio saprete gestire quel modo di accompagnare. Ovviamente è altrettanto importante che sviluppiate l’orecchio su un determinato genere anche andando ad ascoltare i dischi dei suoi artisti principali, ma questo, in fondo, è puro divertimento…

E allora, qual è il tuo genere musicale preferito?

Di |2019-02-15T11:43:57+01:00Febbraio 15th, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, musica, teoria musicale|Commenti disabilitati su COME SUONARE SUBITO TUTTI I GENERI COL BASSO!

Come scrivere una canzone col basso elettrico!

Sei un bassista, ma vorresti provare a scrivere una canzone. Ci hai pensato, vero? Come farò mai a scrivere una canzone col basso elettrico? Si può iniziare a comporre musica, col basso elettrico?

https://youtu.be/Q0U5q29U6sI

 

 

 

 

 

 

 

Beh, può sembrare strano, ovvio, tutti ci immaginiamo chi scrive musica seduto davanti a un pianoforte o al limite con una chitarra in mano.

Eppure un barlume di speranza c’è. Sei pronto? Stai per capire se si può, e come si fa, a scrivere una canzone col basso!

Va detto che, in realtà, molto dipende anche dal tipo di canzone che vuoi scrivere, dal genere, dalla strumentazione che intendi adottare per farla suonare ( anche se all’inizio probabilmente, si tratterà di un computer ).

Ma, in linea di massima, diciamo che puoi scrivere tutto quello che ti passa per la testa, anche suonando il tuo basso elettrico.

Vorrei soffermarmi principalmente su 3 tipi di composizione: la prima è la classica “canzone pop”: una sequenza di accordi ( progressione armonica ), una  parte ritmica , in cui incastrare quello che poin sarà il tuo giro di basso, e una bella melodia.

Il secondo tipo sarà un classico brano rock, dal riff di basso “forte”, riconoscibile, e su cui andremo ad incastrare una parte di chitarra e un solido groove di batteria.

E per finire proveremo a fare la stessa cosa, ma cercando di rientrare in schemi che si addicono di più al funky.

La prima tipologia ( canzone pop ) è effettivamente quella più insolita; generalmente sarebbe preferibile, dovendo partire dagli accordi, utilizzare un piano o al limite una chitarra, per iniziare. Ma, se hai già guardato questa mia lezione, in cui parlavo di armonizzazione della scala, e se hai dimestichezza con gli accordi suonati col basso, puoi tranquillamente provare a scrivere una sequenza di accordi interessante, come, ad esempio, quella che utilizzo nel video. Il mio consiglio è quello di stabilire prima quante misure dovrà occupare tale progressione, per poi riempire le misure con degli accordi piacevoli; magari tutti tonali, magari usando qualche dominante secondaria.

Una volta creata l’armonia puoi stabilire quale sarà il ritmo della canzone, immaginandolo ( e poi, magari programmandolo sulla drum machine ) per poi incastrarci sopra una parte di basso, che rispetti in linea di massi quelli che sono gli elementi caratteristici del pop ( esempio unisono cassa/basso ) o del rock ( esempio obbligo sugli ottavi di basso e Hi Hat ).

Sarebbe utile registrare tutto con una delle varie DAW disponibili, anche gratuitamente, e poi portare delle registrazioni agli eventuali musicisti che dovranno suonare il brano, magari dando il giusto mix di indicazioni precise e di  “carta bianca”, su cui elaborare le proprie parti.

In ambito più rock, il secondo caso è quello che prevede la stesura di una linea di basso accattivante, che stia anche in piedi da sola, per poi “farcilra” con un bel groove di batteria e ritrovarsi ad avere 2 possibilità: la prima è “monocordo”, un accordo solo che girra, su cui il chitarrista si possa magari sbizzarrire in effetti e ritmiche coinvolgenti, mentre la seconda è quella degli accordi che cambiano sulla nostra “nota fissa”, il cosiddetto pedale.Vi invito a provare e sentirne l’effetto.

Infine, se proviamo a prendere lo stesso riff inventato per il secondo caso, sincoparlo ed agiungere un batteria ed una chitarra funk, otterremo un ottima base di partenza per un brano di stile funky, appunto, su cui poter rappare o improvvisare a nostro piacimento.

Nel video ovviamente troverete dei dettagli un pò più approfonditi, e alcuni esempi suonati.

Quindi, non avete più scuse, imbracciate il vostro basso e provate a comporre!

 

Di |2018-11-02T11:09:15+01:00Novembre 2nd, 2018|armonia, basso elettrico, dominanti secondarie, Esercizi per basso, Funky music, musica, red hot chili peppers, teoria musicale|Commenti disabilitati su Come scrivere una canzone col basso elettrico!

LEZIONI DI BASSO ELETTRICO: LETTURA RITMICA

LETTURA RITMICA

La lettura ritmica è uno degli elementi più importanti nella conoscenza e nelle competenze che dovrebbe sviluppare un bassista.

Attenzione: ho detto Lettura ritmica, non fatevi spaventare dalla prima di queste 2 parole… Non è la lettura che tutti intendono, quella che si assimila tradizionalmente attraverso il solfeggio e che spaventa tutti gli aspiranti musicisti (e  non solo bassisti… ).

 

La parola “ritmica” si riferisce infatti all’idea di imparare a leggere ciò che è ritmico, bypassando, volendo tutto quello che ha a che fare con l’altezza delle note ( e quindi il pentagramma tradizionale con tutti i suoi criteri ). Per una buona lettura ritmica è sufficiente anche un solo rigo, sopra il quale porremo le nostre figure, che, ovviamente non avranno valore di note; saremo noi a decidere se eseguire quelle figure utilizzando una o l’altra nota ( le corde a vuoto per questo scopo vanno benissimo, ad esempio ).

Scegliete dunque una nota, ed allenatevi al leggere una certa figura ritmica SUONANDO direttamente lo strumento. Ovviamente il metronomo dovrà essere il nostro fido compagno di viaggio, non dimenticate mai di tenerne uno, a tempi lentissimi ( consigliati i 55 bpm o anche meno ); a questo punto potremo iniziare a leggere, magari iniziando proprio dagli esercizi che trovate qui, che altro non sono che degli estratti dal celebre metodo per solfeggio ritmico “Dante Agostini” tanto caro ai nostri amici batteristi e, in generale, a chiunque si avvicini ad uno strumento a percussione.

Se utilizzate questo libro, iniziate dal principio, concentratevi ( se non l’avete mai fatto prima ) sulle note lunghe, inizialmente ( 4 e 2 quarti ), poi mano a mano potrete aggiungere delle figure più brevi con gli esercizi seguenti, fino a che non arriverete a leggere dignitosamente frammenti comprendenti delle figure di note e pause da 1/16.

Una volta ottenuta una certa pratica, il consiglio che vi dò è di estrarre una o più misure dai vari esercizi ( preferibilmente dalla sezione in cui saranno stati introdotti i sedicesimi ) e provate ad “inventarvi” una vostra linea di basso, possa essere un riff, una mini-frase pensate per un solo, o ciò che volete voi, ma, appunto, l’indispensabile è che partiate da una figura ritmica, che vi sta a cuore e che secondo voi, con le dovute note potrà suonare bene.

Fatto questo, potrete dire di padroneggiare meglio la lettura ritmica sullo strumento, e, a questo punto, se vorrete, potrete imparare anche le note sul pentagramma, in chiave di basso; ma questo è un altro discorso…

Buon divertimento and…have a bass day!

 

Di |2018-07-13T16:07:45+02:00Giugno 29th, 2018|basso elettrico, musica|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO ELETTRICO: LETTURA RITMICA

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