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LEZIONI DI BASSO: Suonare il basso col plettro!

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Suonare il basso col plettro è possibile?

 

Evidentemente si, visto che sono tanti i bassisti anche famosi che lo fanno, con successo, da anni.

In realtà il basso veniva suonato con il plettro già ai suoi arbori, quando, attratti dal fascino del neonato strumento ( chiamato semplicemente “Fender bass” negli States, e “chitarra basso” qui da noi ) furono anche molti chitarristi ad avvicinarsi per primi allo strumento.

 

 

 

Con gli anni, però furono i contrabbassisti a portare maggiormente alla ribalta lo strumento e di conseguenza la tecnica più in uso divenne indiscutibilmente quella del pizzicato.

Ora sinceramente non saprei dirvi con esattezza quando, ma ad un certo punto della storia, si riprese a suonare il basso col plettro.

 

E la tecnica è arrivata fino ai giorni nostri, ad opera di chi, principalmente, suona rock e affini.

Suonare il basso col plettro in effetti è indiscutibilmente una cosa che si usa fare maggiormente in contesti un po’ aggressivi, come nel metal, o nel rock degli anni ’90, periodo in cui fiorirono tantissimi bassisti che scelsero questa tecnica. Basti pensare a Duff McKagan dei Guns’n Roses o a Krist Novoselic ( Nirvana ), solo per citarne 2 dei più famosi.

 

Quindi, a mio modo di vedere, se decidiamo di essere dei bassisti completi, al giorno d’oggi non possiamo prescindere dal suonare il basso col plettro.

E allora, come fare, se vogliamo imparare a suonare il basso col plettro?

Innanzitutto ti ricordo che scrissi già un articolo tempo fa a riguardo, lo trovi qui ( con la relativa video lezione sul mio canale YouTube, che trovi qui ).

Se hai deciso di approfondire l’argomento e provare seriamente a imparare a suonare il basso col plettro, allora ecco che oggi ti suggerisco alcuni brani piacevoli da studiare per gestire al meglio questa tecnica.

Li ho ordinati dal più semplice al più difficile; considera di provare ad impararli per intero, una volta visti i main riff che ti suggerisco qui.

Le partiture, come sempre le trovi in download ( ricordati di registrarti se non l’hai ancora fatto ).

 

Il primo della lista è “Lithium”, dei Nirvana. La parte di per sé non è difficile, ritmicamente è abbastanza semplice e ripetitiva; cerca di “calcolare” le pennate e dai risalto alla ghost note della mano destra ( R.H.G. sulla partitura ), che ottieni dando un colpo alla corda con il plettro senza fare uscire una nota intonata.

 

Come secondo brano vi propongo “Longview” dei Green Day. La difficoltà nel suonare questo brano col plettro è data principalmente dal fatto che il ritmo sia “shuffle”, cosa non semplicissima da gestire col plettro. Raccomando solo pennate in giù sulla parte in quarti, mentre dove trovate i 2 ottavi ( terzinati ) alternate la pennata. Attenzione a suonare correttamente i bicordi dell’ultima misura.

 

Il terzo brano è “My friend of misery”, brano dei Metallica contenuto nel black album. L’arpeggio iniziale Newsted lo suonava con un arpeggio a plettro in stile chitarristico. Da un punto di vista ritmico sono tutti sedicesimi, quindi occhio a non perdere il ritmo e a studiare lentamente la parte prima di suonarla alla sua velocità.

 

Il secondo posto l’ho riservato a un capolavoro dei Guns’n Roses: “Paradise city”, dall’album “Appetite for destruction”. Su questo riff c’è poco da dire, se non di stare attenti all’alternanza delle pennate che, data la velocità, vi può aiutare parecchio. Come sempre, perdete del tempo ad esercitarvi a velocità ridotte per studiare al meglio ogni singolo movimento.

 

E al primo posto, per difficoltà, ho messo “Cupid’s dead”, brano degli Extreme tratto da “3 sides to every story”; vale tutto quello che ho appena detto per Paradise city, ma aumenta la dificoltà tecnica; occhio alle diteggiature, sia della destra che della sinistra.

 

Vi sono piaciuti questi brani? Ne vorreste studiare degli altri?

 

Fatemelo sapere, scrivetemi una mail o fate un giro sul mio canale YouTube o sui miei social; vi ricordo che le partiture sono in download, mentre invece nello store trovate il mio primo libro “Il basso elettrico dalla A alla F”

 

Di |2019-01-17T16:15:34+01:00Gennaio 18th, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, Funky music, musica, red hot chili peppers, Senza categoria, teoria musicale|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: Suonare il basso col plettro!

LEZIONI DI BASSO ELETTRICO: LE SCALE MODALI

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LE SCALE MODALI

Le scale modali sono da sempre uno degli argomenti più richiesti e inseguiti da parte di chi si approccia allo studio del basso elettrico, o in generale, diciamo, di qualunque strumento.

 

 

Il perchè è presto spiegato: conoscere i modi delle diverse scale dà il senso di una certa “libertà” nella scelta delle note, e quindi del feeling da ricercare, principalmente in fase di improvvisazione ( o di composizione, anche , in realtà ).

Improvvisazione e composizione sono 2 concetti che di solito “cozzano” in un certo senso con il senso più stretto dell’essere un bassista; il quale, si sa, da sempre ( e anche giustamente, volendo vedere ) è relegato ad un compito di accompagnamento, in background, e in favore di chi improvvisa, magari, il più delle volte. Ma è anche vero, che in primis la conoscenza delle regole di teoria/armonia portano sempre a suonare qualunque cosa con maggior consapevolezza, e quindi anche a migliorare le nostre idee in fase di accompagnamento, ricerca delle linee di basso, dei “fill” , eccetera. E oltretutto secondo me essere pronti ad improvvisare anche al di fuori degli schemi canonici dell’accompagnamento bassistico, fa parte della completezza che ogni bassista moderno dovrebbe avere.

Cosa sono le scale modali, quindi? Da dove nascono? Come si usano?

Nel video cerco di rispondere a questi quesiti nel modo più esaustivo possibile, dando ampio risalto soprattutto alla domanda “da dove nascono?”  Utile a mio modo di vedere, per capire poi realmente anche come usarle, le scale modali.

Sul basso il primo passo da compiere per comprendere a fondo il discorso è: partire dalla scala di do maggiore, suonarsela avanti e indietro pensando ad ogni suo grado. Una volta presa una certa familiarità con la scala maggiore sul basso, provate a pensare di voler ricostruire questa scal partendo da ognuna delle note che la compongono. Questo darà origine a 7 scale, ovvero 7 modi diversi tra loro, ognuno con una sua diteggiatura sulla tastiera del basso, ed ognuno con la sua caratteristica, con il suo “sound”.

Facciamo un esempio:

DO RE MI FA SOL LA SI DO ( Scala di do maggiore, considerato “prima diteggiatura )

RE MI FA SOL LA SI DO RE

MI FA SOL LA SI DO RE MI

 

E potrei continuare ( cosa che nel video faccio ) su tutte le 7 note. Osservate come le note rimangano sempre le stesse ( non ci sono # o b ), ma se vado a suonarle sul basso, scopro 7 “diteggiature” diverse: questi sono i 7 modi della scala maggiore, che prenderanno rispettivamente i nomi di: SCALA IONIA, SCALA DORICA. SCALA FRIGIA, SCALA LIDIA, SCALA MIXOLIDIA, SCALA EOLIA, SCALA LOCRIA.

Ogni scala, o modo, ha la sua caratteristica sonora e la sua corrispondenza con un determinato accordo; per i primi 6 modi c’è una relazione con una scala maggiore o minore, mentre il modo locrio è consideratao un modo semidiminuito ed è un discorso a sè.

Nel video ci spiego in modo abbastanza dettagliato come approcciarvi ai diversi modi, utilizzando anche la notazione e le tab, nonchè le brevi basi su cui esercitarvi e che trovate qui.

Come sempre, vi ricordo l’importanza di esercitarvi in modo costante e “attivo”, ovvero ascoltando sempre quello che esce dallo strumento e non il solo lavoro tecnico di osservare dove vanno le dita…

Buon basso!

Di |2018-07-13T16:07:17+02:00Luglio 13th, 2018|basso elettrico, musica|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO ELETTRICO: LE SCALE MODALI

Lezioni di basso: Costruisci il tuo primo assolo di basso blues!

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LEZIONI DI BASSO:

COSTRUISICI IL TUO PRIMO ASSOLO DI BASSO BLUES!

 

 

 

Se hai già un pò di dimestichezza con lo strumento, sicuramente prima o poi ti è venuta la tentazione di fare un assolo di basso; magari ci hai anche provato, ma con scarsi risultati…

Bene, seguimi e oggi vedrai che, se il tuo obiettivo è costruire un solo di basso, i primi passi possono essere veramente semplici.

Iniziando a parlare di solo di basso, non possiamo prescindere dal blues, forse anche perchè è uno dei pochi generi rimasti in cui può ancora avere senso realizzare un solo con il nostro strumento…

Viene quindi innanzitutto da chiedersi: ha veramente senso fare un assolo di basso? Può essere così utile imparare a fare un assolo di basso? A cosa serve?

La risposta è semplice: no. Siamo veramente ai confini con l’inutilità totale, probabilmente; però è innegabile che saperlo fare e magari di tanto in tanto, in concerto, prendersi un piccolo spazio, è una sensazione impagabile, per qualunque musicista, bassisti compresi.

Quindi, forza! vediamo di capire cosa c’è dietro un buon assolo di basso blues!

Innanzitutto quello che vi serve è un… giro di blues. Alla sezione download del sito trovate una base per basso di un blues in Mi, che vi può tornare comoda per esercitarvi.

Dopodichè il primo passo da fare è quello di lavorare sulla scala pentatonica. Come vi suggerisco nel video, in alternativa al classico lavoro di studio dei “patterns”, vi suggerisco di tentare di cantarvi delle linee melodiche che riteniate interessanti. Cercate di ascoltare tanto blues per inglobare il linguaggio, fate caso a come fanno gli assoli i chitarristi , cantatevi le frasi e cercate nei limiti di imitarle con lo strumento; dopodichè provate a farne di vostre, prendendo spunto proprio dalla scale blues.

Un altro lavoro interessante che potete fare è  utile per la “conoscenza del manico”: provate a cercare le note della scala pentatonica su una corda sola, dalla mezza posizione fin su agli ultimi tasti, girate su queste note cercando di ricordarvi dove sono di volta in volta, e, una volta acquisita la sicurezza necessaria, provate ad utilizzare le note in queste posizioni nei vostri esercizi mirati all’assolo.

Non sottovalutate mai l’aspetto ritmico; nel video spiego dettagliatamente come sia utile pensare ad un assolo come ad un discorso parlato: una frase musicale si può paragonare ad una frase parlata, tante frasi fanno un discorso; è importante la “punteggiatura”, prendetevi le dovute pause, i respiri, accentuate i cambi di dinamica, “urlate” quando volete, più piano in altri momenti, ma soprattutto, dicevo, curate molto l’aspetto ritmico delle vostre frasi musicali.

Un ultimo espediente di cui parlo nel video per realizzare un assolo di basso blues è l’utilizzo delle scale mixolidie; la scala mixolidia è una scala maggiore con la settima abbassata di un semitono ( settima minore ); su ogni accordo del blues potete utilizzare la scala mixolidia relativa ( l’armonia di un giro semplice di blues è composta esclusivamente da accordi di settima, che sono propri della scala mixolidia ); l’aspetto che più dovrete curare sarà quello di legare le vostre frasi senza far sentire che state cambiando la posizione della scala. Ascoltate l’esempio nel video per capire meglio cosa intendo e per prendere qualche spunto.

Bene. Siete quasi pronti per realizzare il vostro primo assolo di basso blue!

Provate riprovate e fatemi sapere come va!!!

 

 

 

 

Di |2018-07-13T16:18:49+02:00Marzo 23rd, 2018|basso elettrico, musica|Commenti disabilitati su Lezioni di basso: Costruisci il tuo primo assolo di basso blues!

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