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Flea: quando il funk incontra il punk!

 

Nuova serie di appuntamenti, sia sul mio canale che sul mio blog; analizzerò, nel corso delle prossime settimane, diversi bassisti, cercando di capirne le caratteristiche principali.  Il primo bassista di cui mi andava di parlare è Flea, il celebre bassista dei Red Hot Chili Peppers.

 

Per chi non lo sapesse, i Red Hot pubblicano il loro primo album nel lontano 1984, e fu subito chiaro con chi avevamo a che fare. Nasceva in quel periodo, in California, qualcosa che successivamente avremmo imparato a chiamare “crossover”, un miscuglio di generi e stili musicali decisamente lontani gli uni dagli altri, normalmente. I Red Hot erano infatti in grado di mescolare rap, punk e… funky. Fu grazie a questa terza componente che Flea potè risaltare.

Le sue parti di basso fin da subito si rivelarono “non convenzionali”, caratterizzate da groove molto funk nelle ritmiche ma molto punk nell’intenzione. Il suono del basso di quel tipo si era sentito fino a quel momento in rari casi e quasi sempre legato all’uso del plettro.

Flea invece riuscì nell’intento di rendere funky anche ciò che funky non era…

I primi dischi dei Red Hot suonavano però sicuramente molto strani, forse un po’ troppo strani e non ebbero ancora il successo planetario che arriverà un po’ più tardi.

Nell’88 muore Hillel Slovak, primo chitarrista della band, a causa del suo abuso di sostanze non proprio legali; più o meno contemporaneamente Jack Irons, batterista della band decide di mollare, probabilmente scosso dalla perdita ( lo ritroveremo più avanti nei Pearl jam ).

E’ a quel punto che subentrano i 2 nuovi elementi che insieme a Flea e Kiedis hanno formato i Red Hot Chili Peppers come li conosciamo: John Frusciante e Chad Smith.

I 4 entrano in studio e il primo disco con la nuova formazione  esce nel 1989. Si tratta di Mother’s milk, che ottiene un ottimo successo anche di vendite e consolida la band californiana come una delle più conosciute del momento. Flea si distingue subito e sul disco realizza parti di basso memorabili come quella di “Magic Johnson”, la cover di “Higher ground” di Stevie Wonder, ma soprattutto “Stone cold bush”. Slap e suono potente che si mischiano con il groove più funk, per una sonorità nuova e sconvolgente, per quei tempi.

Ma, come si dice in questi casi, il meglio doveva ancora venire.

Il disco successivo fu sicuramente il capolavoro della band, “Blood sugar sex magik”, che vide i Red Hot chiudersi in una villa fuori Los Angeles per più di un mese. Ne risultò un album in cui il mix di funk, rock e rap aveva trovato la perfezione e non ci fu singolo di quel dsico che non divenne una hit. Per quello che riguarda il basso, Flea utilizzò prevalentemente un MusicMan, a cui aveva fatto riadattare il ponte. Il suono che ne uscì era maestoso e non c’è linea di basso di quel disco che non meriti di essere analizzata e studiata da ogni bassista del pianeta.

Arriva poi il primo momento di crisi di Frusciante che lo porta fuori dalla band; è il momento di Dave Navarro che realizza con i Peppers il disco “One hot minute”.

Al suo rientro, Frusciante accompagna la band nella realizzazione di un altro disco di enorme sucesso commerciale: “Californication”, disco in cui sono contenuti molti brani dalle linee di basso degne di nota ( una su tutte: “Around the world” ).

La favola dei Red Hot finisce poi con il successivo album “By the way”, in cui alla title track, brano dallo stile inconfondibile, vengono alternate parecchie ballads, che caratterizzeranno il sound della band da lì in poi.

Ma nonostante tutto a Flea dobbiamo riconscere sicuramente il merito di aver fatto sposare il funky con tutto quello che è rock: a volte punk, a volte metal, a volte rap… E il risultato, negli anni è stato qualcosa di unico, il suo marchio di fabbrica che ce lo fa riconoscere qualunque cosa suoni, già dalle prime note.

 

Di |2019-02-11T23:23:19+01:00Febbraio 1st, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, Funky music, red hot chili peppers|Commenti disabilitati su Flea: quando il funk incontra il punk!

LEZIONI DI BASSO: Suonare il basso col plettro!

Suonare il basso col plettro è possibile?

 

Evidentemente si, visto che sono tanti i bassisti anche famosi che lo fanno, con successo, da anni.

In realtà il basso veniva suonato con il plettro già ai suoi arbori, quando, attratti dal fascino del neonato strumento ( chiamato semplicemente “Fender bass” negli States, e “chitarra basso” qui da noi ) furono anche molti chitarristi ad avvicinarsi per primi allo strumento.

 

 

 

Con gli anni, però furono i contrabbassisti a portare maggiormente alla ribalta lo strumento e di conseguenza la tecnica più in uso divenne indiscutibilmente quella del pizzicato.

Ora sinceramente non saprei dirvi con esattezza quando, ma ad un certo punto della storia, si riprese a suonare il basso col plettro.

 

E la tecnica è arrivata fino ai giorni nostri, ad opera di chi, principalmente, suona rock e affini.

Suonare il basso col plettro in effetti è indiscutibilmente una cosa che si usa fare maggiormente in contesti un po’ aggressivi, come nel metal, o nel rock degli anni ’90, periodo in cui fiorirono tantissimi bassisti che scelsero questa tecnica. Basti pensare a Duff McKagan dei Guns’n Roses o a Krist Novoselic ( Nirvana ), solo per citarne 2 dei più famosi.

 

Quindi, a mio modo di vedere, se decidiamo di essere dei bassisti completi, al giorno d’oggi non possiamo prescindere dal suonare il basso col plettro.

E allora, come fare, se vogliamo imparare a suonare il basso col plettro?

Innanzitutto ti ricordo che scrissi già un articolo tempo fa a riguardo, lo trovi qui ( con la relativa video lezione sul mio canale YouTube, che trovi qui ).

Se hai deciso di approfondire l’argomento e provare seriamente a imparare a suonare il basso col plettro, allora ecco che oggi ti suggerisco alcuni brani piacevoli da studiare per gestire al meglio questa tecnica.

Li ho ordinati dal più semplice al più difficile; considera di provare ad impararli per intero, una volta visti i main riff che ti suggerisco qui.

Le partiture, come sempre le trovi in download ( ricordati di registrarti se non l’hai ancora fatto ).

 

Il primo della lista è “Lithium”, dei Nirvana. La parte di per sé non è difficile, ritmicamente è abbastanza semplice e ripetitiva; cerca di “calcolare” le pennate e dai risalto alla ghost note della mano destra ( R.H.G. sulla partitura ), che ottieni dando un colpo alla corda con il plettro senza fare uscire una nota intonata.

 

Come secondo brano vi propongo “Longview” dei Green Day. La difficoltà nel suonare questo brano col plettro è data principalmente dal fatto che il ritmo sia “shuffle”, cosa non semplicissima da gestire col plettro. Raccomando solo pennate in giù sulla parte in quarti, mentre dove trovate i 2 ottavi ( terzinati ) alternate la pennata. Attenzione a suonare correttamente i bicordi dell’ultima misura.

 

Il terzo brano è “My friend of misery”, brano dei Metallica contenuto nel black album. L’arpeggio iniziale Newsted lo suonava con un arpeggio a plettro in stile chitarristico. Da un punto di vista ritmico sono tutti sedicesimi, quindi occhio a non perdere il ritmo e a studiare lentamente la parte prima di suonarla alla sua velocità.

 

Il secondo posto l’ho riservato a un capolavoro dei Guns’n Roses: “Paradise city”, dall’album “Appetite for destruction”. Su questo riff c’è poco da dire, se non di stare attenti all’alternanza delle pennate che, data la velocità, vi può aiutare parecchio. Come sempre, perdete del tempo ad esercitarvi a velocità ridotte per studiare al meglio ogni singolo movimento.

 

E al primo posto, per difficoltà, ho messo “Cupid’s dead”, brano degli Extreme tratto da “3 sides to every story”; vale tutto quello che ho appena detto per Paradise city, ma aumenta la dificoltà tecnica; occhio alle diteggiature, sia della destra che della sinistra.

 

Vi sono piaciuti questi brani? Ne vorreste studiare degli altri?

 

Fatemelo sapere, scrivetemi una mail o fate un giro sul mio canale YouTube o sui miei social; vi ricordo che le partiture sono in download, mentre invece nello store trovate il mio primo libro “Il basso elettrico dalla A alla F”

 

Di |2019-01-17T16:15:34+01:00Gennaio 18th, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, Funky music, musica, red hot chili peppers, Senza categoria, teoria musicale|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: Suonare il basso col plettro!

Bicordi sul basso: Come si suonano e quando usarli

Dopo aver ampiamente parlato di accordi, mi sembra doveroso aprire una parente su come suonare i bicordi sul basso.

La domanda scontata che, come al solito, potreste porvi, ovviamente sarà: ” Perchè mai dovrei imparare a suonare i bicordi sul basso? ”

 

E la risposta sarà altrettanto scontata: perchè, come dico sempre, è molto importante arricchire il proprio lessico musicale, per potersi esprimere al meglio nel maggior numero di contesti possibile.

Di conseguenza, i bicordi sul basso ricoprono un ruolo a mio modesto parere indispensabile, soprattutto in alcune situazioni.

Per capire a cosa mi riferisco, è indispensabile innanzitutto capire quanti e quali tipi di bicordi possiamo suonare sul basso. Iniziamo dai più usati, soprattutto in contesti rock o simili: sono i bicordi di quinta, e sono identici a quelli che si suonano sulla chitarra; la differenza principale è che mentre i chitarristi per suonarli, solitamente sfruttano le corde più basse ( con un suono distorto ), noi li suoniamo sulle corde più acute. Questo, principalmente, perchè il suono simultaneo di 2 suoni molto gravi non è proprio bellissimo da sentire…

Si possono utilizzare in diversi contesti, talvolta con l’aggiunta dell’ottava alta ( utilizzando 3 dita e 3 corde ), come usa fare spesso il grande Steve Harris, per esempio.

In alternativa alla quinta, delle note che è possibile utilizzare per generare un bicordo sul basso è sicuramente la terza. O sarebbe meglio dire le terze, dal momento che funzionano benissimo sia maggiori che minori. Potreste pensare di esercitarvi suonano tutta una scala maggiore su una corda ( per esempio quella di Re ), aggiungendo la terza di ogni nota ( sulla corda Sol ). Ascoltate l’effetto e cercate di familiarizzare con questo tipo di sound, può tornare utile per creare interessanti fraseggi melodici, armonizzandoli in modo indipendente.

Un altro uso interessante dei bicordi, più funk, è quello di suonare la 3a e la 7a insieme, all’interno di un groove. Ci vuole un pà di pratica, il mio consiglio è quello di cercare in rete delle linee di basso costruite in questo modo, farle vostre, e poi provare a crearne di originali.

Per questo scopo potrà esservi utile il mio nuovo libro ” 101 Funk licks in tutte le tonalità”, in uscita nei primi mesi del 2019.

Ah, a tal proposito: Buon anno!

E, come sempre, buon basso!

 

Di |2019-01-02T22:41:52+01:00Gennaio 4th, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, musica, teoria musicale|Commenti disabilitati su Bicordi sul basso: Come si suonano e quando usarli

IL TAPPING SUL BASSO: SI PUO’ FARE!

Hai sempre pensato che il tapping sul basso sia una cosa inutile, vero?

E come darti torto. A pensarci bene, non credo che esista una cosa più inutile di mettersi a fare tapping sul basso. Anzi, credo che sul vocabolario, al termine inutilità dovrebbero e potrebbero scrivere una cosa del tipo: “vedi tapping sul basso”.

Ovviamente ci si scherza su, non prendetevela, anzi, se siete tra quei pochi che vorrebbero approfondire  questa tecnica o che magari già la usano, sappiate che avete tutta la mia stima e sono con voi, moralmente.

Eh, si, signori miei, perché io faccio parte di quella schiera di musicisti ( e spero di essere in buona e nutrita compagnia ) che pensa ancora di suonare in primis per divertirsi, e se è vero che, al giorno d’oggi, nessuno ci chiamerà per suonare sui dischi pretendendo da noi delle parti di tapping sul basso,  è anche vero che è una tecnica che a mio modo di vedere è molto divertente e può dare parecchie soddisfazioni.

Fatevi una domanda, come direbbe Marzullo, e datevi una risposta: perché avete scelto di suonare il basso? Parto dal presupposto che chi legge queste righe, ovviamente suoni già il basso elettrico, o per lo meno ne sia attratto.

Molto probabilmente risponderete dicendo che è uno strumento che vi affascina, magari perché avete sentito questo o quel bassista fare dei virtuosismi e avete scoperto che alla fine sul basso non è vero che si possono fare solo poche note, che è uno strumento noioso, che non lo sente nessuno, che “è il più facile”. Magari suonare il basso può essere divertente, e, magari si può addirittura arrivare a dover studiare un pò di tecnica ( e di tecniche avanzate ) e doverci sbattere un pò la testa prima di riuscire.

Il tapping ha il suo fascino, sul basso, come anche sulla chitarra; di sicuro è abbastanza settoriale, se abitualmente suonate o ascoltate jazz, o pop melodico, magari non fa per voi; ma credo anche abbiate capito, ormai, che magari non siete capitati su delle pagine che fanno per voi, in generale.

Personalmente amo questa tecnica, penso che a volte si possa usare, per idee soliste, o magari, in fase di composizione di brani particolari, ricercati, in mondi che se ne stanno ben alla larga dalla musica pop; e che se approfondita come si deve possa dare anche degli spazi diversi al bassista, proprio perché il suono del basso che ne risulta è diverso dai clichet.

Ok, mi sto dilungando, lo ammetto, ma è che per presentare una video-lezione di questo tipo non potevo certo limitare a descriverne il contenuto; per quello non si scappa, dovete guardarvi il video.

Per il resto, spero di avervi convinto che il tapping possa essere una tecnica se non utile, sicuramente divertente, da provare sul basso elettrico.

E quindi, non mi resta che augurarvi buon divertimento!

 

Di |2018-12-07T00:24:51+01:00Dicembre 7th, 2018|basso elettrico, Esercizi per basso, Funky music, musica, red hot chili peppers|Commenti disabilitati su IL TAPPING SUL BASSO: SI PUO’ FARE!

Come suonare lo slap di Aeroplane!

Se sei capitato su questa pagina è perchè conosci bene la parte slap di Aeroplane, dei Red Hot Chili Peppers. E sai bene di cosa si sta parlando.

Di solito la procedura è questa: si inizia a suonare il basso perchè si inizia ad ascoltare assiduamente e con attenzione i dischi dei Red Hot, e si finisce a voler a tutti costi cercare di imitare Flea, soprattutto nelle parti di slap, appunto, che ogni volta, immancabilmente, al primo ascolto ci sembrano impossibili, oltre che meravigliose.

E la parte di slap di Aeroplane non fa certo eccezione; anzi, a mio modo di vedere, è il culmine raggiunto da Flea negli anni ’90 in quanto ad inventiva ed espressione.

Se sei capitato su questa pagina è perchè conosci bene la parte slap di Aeroplane, dei Red Hot Chili Peppers. E sai bene di cosa si sta parlando.

Se avete seguito le mie lezioni fin qui, vi ricorderete che nell’ultima ho parlato già di slap, elencando 5 riff di brani famosi di diverse ere, definendoli “facili”.

Ecco, della parte di Aeroplane tutto si può dire, meno che sia facile…

Certo, la difficoltà di un brano è determinata anche dal livello di chi lo approccia, questo va detto, però quando si cerca di sviscerare la tecnica di un bassista famoso e molto “caratteristico”, le difficoltà si incontrano comunque, a qualunque livello. Il bassista perfetto non esiste, ognuno ha i suoi limiti, oltre che ai suoi pregi, ovviamente, e tutti insieme formano lo stile, il marchio di fabbrica di quel bassista. Quello di Flea lo si riconosce ampiamente in questo brano, il suo slap è incisivo, pesante come il punk ma preciso come il funky, al tempo stesso, e tutto si può dire nasca da quel Musicman che suonava negli anni ’90, e dalla sua grossa mano da bassista esperto che impattava violentemente quelle corde, sempre nuove, probabilmente.

Per questo dico che sarà molto difficile copiarlo, ma infatti, lo scopo di questo video tutorial non è quello, ma semplicemente analizzare la parte così come l’ha suonata lui sul disco, cercare di ripeterla il meglio possibile, per poi cercare di personalizzarla al meglio. Attenzione che personalizzare non vuol dire stravolgere, il groove di base ( a cui presto molta attenzione nella prima parte di video ) deve essere eseguito così come è scritto, non si sgarra. Ma nei punti un pò più liberi ( la fine della seconda misura in ogni “giro” da 2 misure ), una volta assimilato il linguaggio si può pensar anche di esprimersi liberamente, quasi di “jammare” sul brano, sul groove funky dominato dai 2 accordi G-7 e C7.

Bene. Non mi resta altro che augurarvi una buona visione del video e un buono studio, su Aeroplane!
E non dimenticarti di iscriverti al mio canale Youtube se non l’hai ancora fatto, cliccando qui!

Se sei capitato su questa pagina è perchè conosci bene la parte slap di Aeroplane, dei Red Hot Chili Peppers. E sai bene di cosa si sta parlando.

 

Di |2018-11-15T23:46:03+01:00Novembre 16th, 2018|basso elettrico, Funky music, red hot chili peppers|Commenti disabilitati su Come suonare lo slap di Aeroplane!

BASSO FUNK: 10 Funk Licks facili che puoi suonare subito!

Il basso funk, il suo sound, le sue ritmiche sono per tutti i bassisti e gli aspiranti bassisti uno dei punti di arrivo. Si può iniziare a suonare dicendo di amare qualsiasi genere e stile, ma quando si scopre il basso funk è innegabile che sale la voglia di imparare a riprodurlo, e di imparare anche velocemente, se possibile!

Ma la domanda allora è proprio questa: è possibile imparare a suonare funk in breve tempo? La risposta, mi duole dirlo, dovreste già conoscerla e non vi piacerà… Però, di sicuro, con un pò di impegno e dedizione, si può ricavare qualcosa di interessante fin da subito.

E a tal proposito oggi vi propongo, in questa video-lezione, 10 funk licks, che ho definito “facili”, ma che ovviamente richiedono un pò di applicazione.

I requisiti sono quelli che vi potete aspettare: una discreta tecnica di base, una particolare attenzione e cura alla mano destra, al sound delle ghost notes, le legature, le ottave, insomma, tutti quegli elementi che dovreste avere già visto anche semplicemente guardando dei miei vecchi video, come questo.

Come si studiano il licks? Per prima cosa ascoltateli attentamente, nelle versione full speed e in quella lenta, possibilmente seguendo la partitura. Poi iniziate ad imbastirli in un primo momento senza metronomo, trovatevi le diteggiature e cercate di farne uscire un suono decente. Poi mano a mano accellerate, sempre utilizzando il metronomo, fino ad arrivare alle velocità che vi consentono di utilizzare le basi di drum machine che vi ho preparato e che trovate nella sezione download.

Questi 10 licks sono solo l’inizio del vostro percorso in territorio Funky, il mio consiglio è di studiarne altri, mischiando metodi, e autori, per poi provare a crearne di vostri.

A novembre pubblicherò il mio secondo metodo per basso, che sarà proprio una raccolta di licks, ce ne saranno ben 100, che, se volete potrete studiarvi; ma soprattutto darò la possibilità e lo spazioe per cercare le vostre varianti ai licks di partenza e per scriverne e suonarne di vostri, totalmente inediti.

E, a proposito di metodi, se ancora non l’avete fatto, potete intanto cimentarvi col mio primo libro, “Il basso elettrico dalla A alla F”, che trovate qui.

E chi ne avesse voglia, può sempre contattarmi qui, per informazioni sulle lezioni via Skype!

Alla prossima!

 

 

 

Di |2018-10-12T13:33:15+02:00Settembre 14th, 2018|basso elettrico, musica, red hot chili peppers|Commenti disabilitati su BASSO FUNK: 10 Funk Licks facili che puoi suonare subito!

LEZIONI DI BASSO ELETTRICO: LE SCALE MODALI

LE SCALE MODALI

Le scale modali sono da sempre uno degli argomenti più richiesti e inseguiti da parte di chi si approccia allo studio del basso elettrico, o in generale, diciamo, di qualunque strumento.

 

 

Il perchè è presto spiegato: conoscere i modi delle diverse scale dà il senso di una certa “libertà” nella scelta delle note, e quindi del feeling da ricercare, principalmente in fase di improvvisazione ( o di composizione, anche , in realtà ).

Improvvisazione e composizione sono 2 concetti che di solito “cozzano” in un certo senso con il senso più stretto dell’essere un bassista; il quale, si sa, da sempre ( e anche giustamente, volendo vedere ) è relegato ad un compito di accompagnamento, in background, e in favore di chi improvvisa, magari, il più delle volte. Ma è anche vero, che in primis la conoscenza delle regole di teoria/armonia portano sempre a suonare qualunque cosa con maggior consapevolezza, e quindi anche a migliorare le nostre idee in fase di accompagnamento, ricerca delle linee di basso, dei “fill” , eccetera. E oltretutto secondo me essere pronti ad improvvisare anche al di fuori degli schemi canonici dell’accompagnamento bassistico, fa parte della completezza che ogni bassista moderno dovrebbe avere.

Cosa sono le scale modali, quindi? Da dove nascono? Come si usano?

Nel video cerco di rispondere a questi quesiti nel modo più esaustivo possibile, dando ampio risalto soprattutto alla domanda “da dove nascono?”  Utile a mio modo di vedere, per capire poi realmente anche come usarle, le scale modali.

Sul basso il primo passo da compiere per comprendere a fondo il discorso è: partire dalla scala di do maggiore, suonarsela avanti e indietro pensando ad ogni suo grado. Una volta presa una certa familiarità con la scala maggiore sul basso, provate a pensare di voler ricostruire questa scal partendo da ognuna delle note che la compongono. Questo darà origine a 7 scale, ovvero 7 modi diversi tra loro, ognuno con una sua diteggiatura sulla tastiera del basso, ed ognuno con la sua caratteristica, con il suo “sound”.

Facciamo un esempio:

DO RE MI FA SOL LA SI DO ( Scala di do maggiore, considerato “prima diteggiatura )

RE MI FA SOL LA SI DO RE

MI FA SOL LA SI DO RE MI

 

E potrei continuare ( cosa che nel video faccio ) su tutte le 7 note. Osservate come le note rimangano sempre le stesse ( non ci sono # o b ), ma se vado a suonarle sul basso, scopro 7 “diteggiature” diverse: questi sono i 7 modi della scala maggiore, che prenderanno rispettivamente i nomi di: SCALA IONIA, SCALA DORICA. SCALA FRIGIA, SCALA LIDIA, SCALA MIXOLIDIA, SCALA EOLIA, SCALA LOCRIA.

Ogni scala, o modo, ha la sua caratteristica sonora e la sua corrispondenza con un determinato accordo; per i primi 6 modi c’è una relazione con una scala maggiore o minore, mentre il modo locrio è consideratao un modo semidiminuito ed è un discorso a sè.

Nel video ci spiego in modo abbastanza dettagliato come approcciarvi ai diversi modi, utilizzando anche la notazione e le tab, nonchè le brevi basi su cui esercitarvi e che trovate qui.

Come sempre, vi ricordo l’importanza di esercitarvi in modo costante e “attivo”, ovvero ascoltando sempre quello che esce dallo strumento e non il solo lavoro tecnico di osservare dove vanno le dita…

Buon basso!

Di |2018-07-13T16:07:17+02:00Luglio 13th, 2018|basso elettrico, musica|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO ELETTRICO: LE SCALE MODALI

LEZIONI DI BASSO: SCALA MINORE A CHI?

LEZIONI DI BASSO: LA SCALA MINORE

E’ giunto il momento di imparare a suonare anche la scala minore sul basso.

Ebbene si, se avete seguito fin qui le mie lezioni, a questo punto dovreste avere una discreta conoscenza di quello che sono le scale, e una buona confidenza con alcune parole come “tono”, “semitono”, “modo”. Se così non fosse, prima di proseguire nella lettura e nella visione di questa nuova video-lezione di basso, vi suggerisco vivamente di andare a rivedervene qualcuna delle precedenti…

Il primo concetto da avere ben saldo per affrontare un argomento tipo questo da un punto di vista prettamente teorico è quello di “modo” di una scala. Ricordate cosa abbiamo detto a proposito della scala maggiore? Bene. Per definire una scala minore dobbiamo per prima cosa definire il suo modo, il “modo minore”, appunto.

Il modo minore è il seguente (mi raccomando, cercate di impararlo a memoria ):

T – S – T – T – S – T – T

Questo vuol dire che, applicandolo ad una nota di partenza ( ad esempio LA ), otterremo la scala minore di quella nota ( ad esempio LA minore ).

La scala minore ha una sua diteggiatura precisa sul basso ( vi suggerisco di guardare il video, per questo ), che, volendo ben vedere è un pò più semplice anche di quella della scala maggiore. Una volta capito cos’è, come si costruisce grazie al modo, e imparata bene la diteggiatura, non vi resta altro da fare che provarvela in diverse posizioni sulla tastiera, applicandoci magari qualche ritmica presa dai cari vecchi esercizi di tecnica visti in precedenza, e cercare di prender confidenza.

 

Un altro concetto fondamentale riguardante le scale minori è quello delle cosiddette SCALE RELATIVE. Cosa significa scala relativa? Una scala relativa minore è una scala che ha le stesse note di una scala maggiore, ma MODO diverso. Prendiamo ad esempio la scala di DO maggiore ( do re mi fa sol la si do  per chi ancora non lo sapesse ); esiste una scala minore che ha le stesse identiche note, ovvero nessuna alterazione? Ebbene si: provate a costruire la scala di modo minore partendo dalla note LA; osserverete che la scal ottenuta sarà LA SI DO RE MI FA SOL LA; ovvero una scala fatta di sole note naturali, ma che inizia dal LA. Questa scala, di LA minore, appunto, si dice essere la relativa minore della scala di DO maggiore.

Ogni scala maggiore ha la sua scala relativa, che si ricava sulla nota che abbiamo un tono e mezzo sotto ( o, per chi preferisce, sul sesto grado della scala maggiore ); ad esempio la relativa di RE maggiore sarà SI minore, la relativa di FA maggiore sarà RE minore e via dicendo…

L’ultimo argomento trattato nel video riguarda un aspetto molto interessante a proposito di scale minori; se paragonata alla scala omonima maggiore ( esempio DO maggiore con DO minore ), una delle prime cose che salta all’occhio ( anzi, meglio, all’orecchio ) è che, nel suonarla in senso ascendente, la scala minore una volta arrivati al settimo grado manca di quella “tendenza” a voler “chiudere”, ovvero risolvere sulla nota successiva, l’ottava. Questa tendenza è data dalla mancanza di quella nota denominata “sensibile”, il settimo grado tipico della scala maggiore, che, data la distanza di un solo semitono con l’ottava, porta il nostro orecchio a voler sentire la chiusura sulla stessa. Si è pensato, quindi, di creare una nuova scala minore, che avesse le stesse note di quella appena vista, tranne l’ultima, la settima, appunto, che viene innalzata di un semitono… La scala così ottenuta sarà, nel caso di LA come tonica: LA SI DO RE MI FA SOL# LA, e prenderà il nome di SCALA MINORE ARMONICA. Ci si riferirà alla precedente invece, con il nome di SCALA MINORE NATURALE.

Ma non è finita…

Alzare il settimo grado comporta un “salto” di be un tono e mezzo tra 2 gradi della scala ( 6° e 7° ) cosa sicuramente abituale mella musica orientale ( l’avrete notato suonandola ), ma abbastanza insolito invece per noi occidentali. E quindi? Direte voi…

E quindi si è pensato di creare una nuova scala minore, che avesse, oltre al settimo, anche il sesto grado alzato di un semitono. Ecco la scala risultante, iniziando sempre dal LA:

LA SI DO RE MI FA# SOL# LA

Questa prende il nome di SCALA MINORE MELODICA.

( A proposito della scala minore melodica ricordate che nel suonarla in senso discendente torna ad essere minore naturale ).

Per i dettagli e per come suonare queste scale non posso fare altro che rimandarvi al video.

Spero di esservi stato utile, mi raccomando suonate sempre avendo estrema cura dell’impostazione e delle diteggiature suggerite, e se avete problemi di qualunque tipo non esitate a contattarmi.

BUON BASSO!

 

Di |2018-07-05T08:56:20+02:00Luglio 6th, 2018|basso elettrico, musica|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: SCALA MINORE A CHI?

LEZIONI DI BASSO ELETTRICO: LETTURA RITMICA

LETTURA RITMICA

La lettura ritmica è uno degli elementi più importanti nella conoscenza e nelle competenze che dovrebbe sviluppare un bassista.

Attenzione: ho detto Lettura ritmica, non fatevi spaventare dalla prima di queste 2 parole… Non è la lettura che tutti intendono, quella che si assimila tradizionalmente attraverso il solfeggio e che spaventa tutti gli aspiranti musicisti (e  non solo bassisti… ).

 

La parola “ritmica” si riferisce infatti all’idea di imparare a leggere ciò che è ritmico, bypassando, volendo tutto quello che ha a che fare con l’altezza delle note ( e quindi il pentagramma tradizionale con tutti i suoi criteri ). Per una buona lettura ritmica è sufficiente anche un solo rigo, sopra il quale porremo le nostre figure, che, ovviamente non avranno valore di note; saremo noi a decidere se eseguire quelle figure utilizzando una o l’altra nota ( le corde a vuoto per questo scopo vanno benissimo, ad esempio ).

Scegliete dunque una nota, ed allenatevi al leggere una certa figura ritmica SUONANDO direttamente lo strumento. Ovviamente il metronomo dovrà essere il nostro fido compagno di viaggio, non dimenticate mai di tenerne uno, a tempi lentissimi ( consigliati i 55 bpm o anche meno ); a questo punto potremo iniziare a leggere, magari iniziando proprio dagli esercizi che trovate qui, che altro non sono che degli estratti dal celebre metodo per solfeggio ritmico “Dante Agostini” tanto caro ai nostri amici batteristi e, in generale, a chiunque si avvicini ad uno strumento a percussione.

Se utilizzate questo libro, iniziate dal principio, concentratevi ( se non l’avete mai fatto prima ) sulle note lunghe, inizialmente ( 4 e 2 quarti ), poi mano a mano potrete aggiungere delle figure più brevi con gli esercizi seguenti, fino a che non arriverete a leggere dignitosamente frammenti comprendenti delle figure di note e pause da 1/16.

Una volta ottenuta una certa pratica, il consiglio che vi dò è di estrarre una o più misure dai vari esercizi ( preferibilmente dalla sezione in cui saranno stati introdotti i sedicesimi ) e provate ad “inventarvi” una vostra linea di basso, possa essere un riff, una mini-frase pensate per un solo, o ciò che volete voi, ma, appunto, l’indispensabile è che partiate da una figura ritmica, che vi sta a cuore e che secondo voi, con le dovute note potrà suonare bene.

Fatto questo, potrete dire di padroneggiare meglio la lettura ritmica sullo strumento, e, a questo punto, se vorrete, potrete imparare anche le note sul pentagramma, in chiave di basso; ma questo è un altro discorso…

Buon divertimento and…have a bass day!

 

Di |2018-07-13T16:07:45+02:00Giugno 29th, 2018|basso elettrico, musica|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO ELETTRICO: LETTURA RITMICA

LEZIONI DI BASSO: LE SCALE PENTATONICHE…E QUINDI?

LE SCALE PENTATONICHE

Le scale pentatoniche sul basso: Perchè, si usano? Ma non le usavano i chitarristi per fare gli assoli?

 

So che la domanda vi sarà sorta spontanea, a voi, che siete alla costante ricerca di nuove lezioni di basso. Ebbene, la risposta non può essere che si: le scale pentatoniche si usano anche sul basso elettrico. In generale, quando si parla di scale, accordi, teoria, armonia, dobbiamo sempre pensare che sia tutto riferito alla musica in generale, e quindi applicabile a tutti gli strumenti.

Su una cosa, se, come penso, avete ragionato, non posso darvi torto: quando ci si avvicina al mondo della scale pentatoniche lo si fa principalmente con lo scopo di avvicinarsi di riflesso all’improvvisazione, ai “soli”; e il basso, sappiamo tutti, non è, o per lo meno, non dovrebbe essere, esattamente uno strumento solista…Non lo è forse neanche nella sfera del jazz, figuriamoci in ambienti più vicini al rock o simili.

Ciò non toglie che: 1 comunque le scale pentatoniche possono risultare utili anche sul nostro basso elettrico, in fase di costruzione di riff, per esempio, o se vogliamo prenderci quell’attimo di libertà in cui infilare un “fill”, una breve frase melodica alla fine di un determinato giro che può essere utile a rientrare sul giro successivo variando un pò le cose ( equivalente della rullata di batteria, per intenderci ). 2 “Anche i ricchi piangono”, si dice, giusto? E allora perchè non dire “Anche i bassisti fanno i soli”… Non spesso, ma può capitare, quindi meglio essere pronti ad ogni evenienza…

Detto questo, perchè proprio le scale pentatoniche, e che cosa sono? Una scala pentatonica, come dice la parola stessa, è una scala di sole 5 note, e, esattamente come i tecnici audio dicono spesso durante i concerti live o le studio sessions “meno microfoni, meno problemi”, noi allo stesso modo potremmo dire “meno note, meno problemi”…

Per conoscere esattamente nel dettaglio le scale pentatoniche vi rimando al video, sarebbe troppo lungo e noioso descriverle in parole scritte; oltretutto, se proprio vi dovesse interessare un vero e proprio discorso con tanto di pentagrammi a dimostrare il tutto, vi rimando al mio libro “Il basso elettrico dalla A alla F”, che trovate qui, in cui spiego nel dettaglio tutto ciò che dovete sapere.

Quindi, per ora, non mi rimane che augurarvi buona visione e…

Buon basso!!

Di |2018-07-13T16:15:21+02:00Giugno 8th, 2018|basso elettrico, musica|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: LE SCALE PENTATONICHE…E QUINDI?

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