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LEZIONI DI BASSO: Intenzione, pronuncia e fraseggio

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Suonando il basso, a tutti sarà capitato di sentirsi dire almeno una volta una frase di questo tipo, magari durante una prova o dopo un concerto: “si, le note sono giuste, ma sbagli l’intenzione!”

E quindi? Se le note sono giuste, la parte è giusta, verrebbe da pensare, giusto?



 

E invece, forse, hanno ragione loro, quei musicisti “sapientoni” che vogliono farci credere che sono stati davvero ad ascoltare nota per nota ciò che abbiamo suonato durante tutto il brano; già, perché che ci abbiano davvero ascoltato anche solo per i primi 10 secondi sappiamo bene essere abbastanza poco probabile ( escludendo ovviamente i nostri amici batteristi, loro ci ascoltano sempre! )

Ora: partiamo dal presupposto che per sapere esattamente a cosa ci si riferisce con certi termini bisogna innanzitutto avere una discreta preparazione musicale. Ma soprattutto, per saper padroneggiare certi concetti sullo strumento, bisognerà poi avere una discreta tecnica.

Attenzione: per tecnica in questo contesto non si intende l’esecuzione di una determinata scala a velocità elevata ( quello sarete sempre in tempo a raggiungerla con un po’ di ginnastica per le vostre dita ), ma tutto ciò che vi permetterà di esprimervi sullo strumento in modo da dare un “colore” diverso alle note che andrete a suonare di volta in volta.

Una delle meraviglie del nostro basso elettrico è proprio quella che, per come è costruito, ci consente davvero una discreta quantità di elaborazioni ad una certa idea di base, previo, ovviamente, il fatto di conoscere alcuni piccoli “trucchi”.

Partiamo con il parlare della mano destra: ricordatevi bene che il suo compito non è solo quello di emettere un suono, ma anche attribuire certe qualità specifiche a questo suono! Se suoniamo con le dita vicino al ponte, ad esempio, avremo una timbrica totalmente diversa rispetto a quella che avremo suonando vicino al manico. Se poi suoniamo un po’ più forte il suono si modificherà rispetto a quando suoniamo più piano, e anche il fatto di suonare più con la punta del vostro dito piuttosto che con il polpastrello può modificare notevolmente il suono.

Avete visto quante sfumature può contenere la vostra tavola dei colori? E non abbiamo ancora accennato alla mano sinistra, che molti vedono anche come la più importante, per raggiungere certi effetti particolare sul basso.

Ora, a prescindere dall’importanza, è comunque ovvio che anche la sinistra può contribuire al suono, in che modo?

Se vi ricordate tempo fa già parlai di legature e ghost notes, 2 espedienti che possono dare qualcosa in più alla nostra parte di basso. In aggiunta oggi vorrei menzionarvi i cosiddetti “abbellimenti”.

Per capire esattamente cosa sono, quanti sono e cosa fanno tutti gli abbellimenti vi suggerisco vivamente di aprire un buon libro di teoria musicale e studiarvelo per bene. Qui mi limiterò solo a descrivervene alcuni, quelli probabilmente più usati e più d’effetto sul nostro basso elettrico.

Il primo da citare è sicuramente l’acciaccatura, che consiste nel legare velocemente una nota ad una seconda, che sarà quella più importante ( e cadrà probabilmente sul battere ).

Molto usata in ambito rock, può far spiccare il volo alla vostra linea di basso, se usata con parsimonia e intelligenza.

Un altro abbellimento usato spesso sul basso elettrico è sicuramente il vibrato. Tanto caro ai chitarristi, si può usare ad esempio per terminare una frase solistica o semi-solistica, ma anche in accompagnamento ( sempre con estrema parsimonia ), magari su note lunghe. Per ottenere un buon vibrato esercitatevi a tenere una nota con il terzo dito e a muovere la corda verso l’alto e verso il basso, più o meno velocemente ( meglio guardare il video, se potete, a questo punto ).

L’ultimo abbellimento che vorrei suggerirvi è il trillo; consiste nel legare velocemente 2 note quante più volte si riesca. Anche il trillo se usato con parsimonia può avere il suo fascino, sia in fase solistica che in accompagnamento.

Assimilate queste tecniche, provate a sperimentare, inserendole in giri di basso semplici e ripetitivi di brani che già conoscete bene. Usatele ed abusatene, all’inizio, cercando di capire al meglio come funzionano e cosa possono portare in più alla vostra linea di basso.

Sarà a questo punto che deciderete quali entreranno a far parte del vostro stile, del vostro modo di suonare il basso, cambiandolo, probabilmente, per sempre.

Di |2022-11-02T14:00:48+01:00Febbraio 22nd, 2019|Blog|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: Intenzione, pronuncia e fraseggio

Turnista VS Artista: che tipo di musicista sei?

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Essere un musicista turnista è un sogno di molti, non ci sono dubbi.

Ma anche salire su un palco davanti a migliaia di fans che cantano le canzoni che tu hai scritto, arrangiato e registrato non deve essere male, voi che dite?

 

Ovviamente stiamo parlando di 2 cose diverse, ma che, in fondo, sono 2 facce della stessa medaglia. Quella he ci vede, finalmente, realizzare il nostro sogno ( o obiettivo ) di vivere di sola musica.

Sono 2 strade parallele, a mio modo di vedere, per chi ha le idee chiare su quale delle 2 percorrere. Ovviamente, all’inizio possono anche non esserlo, nel senso che chiunque può pensare di “assaggiare” entrambe le situazioni per poi decidere qual è quella che più si addice al proprio modo di interpretare la musica; ma prima o poi arriva il momento di fare una scelta, con tutto quello che ne consegue.

Ora, le conseguenze reali e durature dell’una o dell’altra scelta sarebbe utile che le trattiate con voi stessi e con chi vive con voi, non voglio scendere nei dettagli…

Ma le conseguenze immediate, invece, sono quelle che influenzeranno notevolmente il vostro modo di porvi rispetto a tutto ciò che è musica, rispetto a chi la musica la fa e la farà con voi e anche rispetto al proprio modo di suonare lo strumento, sia esso il nostro basso ma anche altri, ovviamente sarà così per tutti!

 

Ho provato a indicarvi una via da seguire partendo da 5 punti imprescindibili dal lavoro del musicista, per capire le reali differenze tra l’una e l’altra strada e aiutarvi a capire quale potrebbe essere la migliore.

Il primo punto è il repertorio: se aspirate ad essere un musicista turnista, preparatevi a doverne imparare tanti e in poco tempo; preparatevi a dover affrontare generi e stili sempre diversi, e sempre come se quello fosse il vostro preferito e quello in cui siete più bravi. Preparatevi a dover affrontare situazioni musicali totalmente diverse, magari nel giro di pochi giorni,e dover dare sempre il massimo. Un giorno magari sarete dei trasgressivi rockettari e il giorno dopo potreste essere eleganti jazzisti…

Questo non accadrà se avrete optato per la strada dell’artista; nel senso che probabilmente avrete un vostro repertorio che può essere quello del o dei vostri dischi, qualche cover riadattata, brani aggiunti per un certo spettacolo in particolare, al limite, ma che comunque andrà a pescare sempre da quello che il vostro “range”, la vostra competenza. Potreste pensare di essere più fortunati dei turnisti in questo senso, ma, magari avrete maggiori difficoltà proprio perché ciò che andrete a proporre sarà materiale vostro e anche solo per una questione di orgoglio ci terrete che sia tutto sempre perfetto.

 

Strettamente collegato al primo punto c’è il secondo, ovver un occhio di riguardo per la STRUMENTAZIONE. Se sarete turnisti dovrete essere pronti, probabilmente, a soddisfare le più disparate esigenze, e di conseguenza con ogni probabilità dovrete avere un setup veramente ampio, per coprire la più grande quantità possibile di sonorità. Al contrario, se siete artisti vi dovrete occupare di coltivare al meglio il vostro unico sound, che quindi richiederà la stessa strumentazione lungo gli anni, senza che si rendano necessari stravolgimenti.

 

Ciò che invece è forse più importante per un artista è il terzo punto: il look e l’atteggiamento.

Si, perché, anche se vi sembrerà strano, potrà essere proprio quello che può fare la differenza.

La confezione deve essere importante tanto quanto il prodotto, quindi se suonate bene, avete dei bei brani, ma, quando poi salite sul palco, sembrate degli impiegati di banca, probabilmente state sbagliando qualcosa ( a meno che il nome della vostra band non sia “Gli impiegati di banca” e quindi quello sarà il look giusto ).

Chi sarà un musicista turnista non avrà modo di decidere quale dovrà essere il proprio look, perché probabilmente verrà deciso da chi avrà pagato l’ingaggio e non si potrà discutere.

 

Un altro aspetto molto importante è il quarto punto: l’attitudine a vendersi.

Che piaccia o no, l’aspetto del business nella musica è uno dei più importanti e non si può prescindere da esso. Ora, l’unica differenza tra le 2 categorie, in questo caso è come fare business e soprattutto a chi rivolgersi.

Se siete turnisti dovrete provare a proporvi giocando sulle vostre capacità a chi è disposto a pagare per avervi; sia esso il gestore di un locale, il tour manager di un cantante famoso o chiunque altro. L’artista, all’inizio, dovrà lottare per trovare spazi per suonare, e purtroppo l’aspetto economico è l’ultimo da tenere in considerazione; la crescita da cercare sta nell’avere un pubblico da fidelizzare e far crescere nel tempo, tramite la vendita della propria musica, sia informa fisica che digitale.

 

Ma l’aspetto più importante di tutti, in entrambi i casi è il quinto punto: la preparazione.

Se per il turnista il discorso può apparire abbastanza scontato, per l’artista spesso purtroppo non lo è. Negli ultimi anni ho notato che passa spesso il concetto che per sfondare bisogna solo avere l’idea giusta, non importa essere bravi. Ecco: non c’è niente di più sbagliato. Se vorrete vivere un giorno, di sola musica, della vostra musica, dovrete essere dei musicisti, e per potervi definire tali dovrete avere una solida preparazione; preparazione musicale non significa necessariamente essere bravi a leggere uno spartito, ma conoscere le regole della teoria, avere chiari i concetti di tonalità accordi, armonia e saper dimostrare di averne padronanza anche sullo strumento, sempre.

 

E questi sono secondo me i cinque punti che dovrete curare e che vio serviranno per capire al meglio che tipo di musicista sarete. Se poi ne avrete voglia, potrete provare a capirlo anche attraverso il questionario che trovate qui.

Fatemi sapere come va!

 

Di |2019-02-11T23:23:43+01:00Gennaio 25th, 2019|basso elettrico, blues, country music, dominanti secondarie, Esercizi per basso, Funky music, Muse, musica, red hot chili peppers, rockabilly, teoria musicale|Commenti disabilitati su Turnista VS Artista: che tipo di musicista sei?

Come creare un fill di basso in 3 passi

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Credo sia capitato prima o poi a tutti i bassisti del mondo: stai suonando un brano, dalla linea di basso abbastanza ripetitiva ( e di conseguenza noiosa ), e ad un certo punto ti prende la voglia di inserire quella “cosa”, che sul disco non c’è probabilmente, ma se ti esce come pensi sarà apprezzatissima, e in ogni caso, ti sarai divertito un po’ di più.

 

Ti è capitato, vero?

https://www.youtube.com/edit?o=U&video_id=aMHuV225gt4

 

Il problema è che spesso non sai cosa fare, oppure tutto quello che ti viene in mente non ti piace; spesso il problema è che lo spazio è veramente limitato ( meno di una battuta ), magari il tempo del brano è piuttosto veloce, e la conseguenza è che non facciamo niente, o se lo facciamo, poi il risultato non ci soddisfa.

Come fare?

 

Oggi provo a darti delle regole, 3 semplici regole da tenere in considerazione e dalle quali puoi partire per sviluppare le tue idee, i tuoi “fill”.

Con il termine “fill” solitamente ci si riferisce a qualcosa che ha più a che fare con la batteria che con il basso, ma noi prendiamo in prestito il termine per identificare quello che effettivamente andiamo a fare: un “break” all’interno del solito groove, che ci ricolleghi all’inizio di una nuova sequenza del brano ( una nuova strofa, il ritornello, ecc. ).

La differenza principale rispetto a quello che fanno i batteristi è che noi dobbiamo pensare anche alle note, ed è proprio da qui che voglio partire: stabilite prima di tutto da cosa volete attingere: la scala della tonalità del pezzo? Le note dell’accordo su cui vi trovate in quel momento? La scala blues? Potete usare ciò che vi pare ( che sia coerente con il brano, ovviamente ), ma sarebbe buona norma pensare a queste cose prima di buttarsi in un fraseggio ( soprattutto se siete alle prime armi o comunque questa situazione rappresenta per voi un ostacolo ).

Decidere cosa usare vi porta anche a decidere di conseguenza alla zona della tastiera in cui volete operare; spesso è più utile non spostarsi troppo dalla zona in cui vi trovate in accompagnamento, soprattutto se il brano è veloce; in linea di massima potete adattare la vostra idea alla parte di tastiera in cui vi trovate.

 

Per riuscire in un buon fraseggio, però, è ancora più importante la seconda regola: il ritmo. Una frase bella è una frase che sia interessante anche dal punto di vista ritmico. Cercate di pensare come farebbe un batterista: per loro la componente ritmica è importantissima, non avendo le note. Immaginate un fill di batteria nel punto in cui vorreste inserire il vostro fill di basso e poi provate a metterci su delle note, seguendo i criteri con cui le avete pensato seguendo la prima di queste 3 regole.

 

L’ultima ma più importante regola è questa: non esagerate. Il fill è bello se all’interno di un brano lo mettere una o al massimo 2 volte, non di più. Non cercate la finezza alla fine di ogni singola parte del brano. Prima di tutto rischieresti di scontrarvi con il fill vero e proprio del batterista, facendo in modo che non si capisca né quello che state facendo voi né quello che sta facendo lui.

In più troppi fill di basso fanno perdere l’attenzione e rischiate in questo modo che non vengano apprezzati.

 

Quindi, il mio consiglio è: esercitatevi, a casa vostra, suonando sui dischi, e in quella situazione elaborate più idee possibili. Quando poi suonate con la vostra band, scegliete dei punti strategici 8 in accordo con il vostro batterista ) e scegliete anche i vostri migliori fill, studiati in precedenza. Ci sarà sempre tempo, in futuro, per improvvisarli.

Siete pronti? Imbracciate il vostro basso e iniziate a divertirvi!

 

 

 

Di |2019-01-10T15:07:54+01:00Gennaio 11th, 2019|armonia, basso elettrico, blues, Esercizi per basso, Funky music, musica, teoria musicale|Commenti disabilitati su Come creare un fill di basso in 3 passi

GLI ACCORDI SUL BASSO: POSIZIONI, RIVOLTI E SEGRETI

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Come si suonano gli accordi sul basso? Se anche tu ti sei fatto spesso questa domanda, sei nel posto giusto.

Prima di capire come si suonano gli accordi sul basso, però, è giusto chiarire cosa sono gli accordi e perchè un bassista dovrebbe conoscerli e saperli suonare. 

Iniziamo con il dare qualche definizione: innanzitutto quando si parla di accordo ci si riferisce ad un insieme di 3 o più note suonate contemporaneamente. Noi bassisti, però, non abbiamo il compito di suonare gli accordi per ciò che sono, bensì di capire da quali note sono formati gli accordi per poter essere avvantaggiati nel momento in cui vorremo utiizzare tali note nella costruzione ( o nell’analisi ) delle nostre linee di basso. Quindi per prima cosa dovremo capire al meglio il concetto di “arpeggio”, ovvero: suonare le note dell’accordo una alla volta.

Compresi questi 2 concetti di base, non resta che provare a cimentarci nei vari tipi di accordi: si parte dalle triadi ( accordi formati da sole 3 note ), e si continua con accordi formati da più note: inizialmente ci occuperemo solamente di quegli accordi formati da 4 note, conosciuti come accordi di settima. Gli accordi di settima si formano aggiungendo la settima nota della scala alla nostra triade; ma la cosa interessante è che possiamo anche “invertire” le settime, ovvero mettere la settima della scala minore sull’accordo maggiore e viceversa: in questo modo andremo a formare 4 accordi di settima, di cui, per i nostri scopi ne prendiamo in cosiderazione solamente 3: Maj7 ( triade maggiore con settima maggiore ); min7 ( triade minore con settima minore ); 7 ( triade maggiore con settima minore ).

Una volta compresi al meglio questi accordi, possiamo occuparci di ciò che concerne la questione dei cosiddetti rivolti. Che cos’è un rivolto di un accordo?

Si ha un rivolto quando la nota più bassa dell’accordo è diversa dalla tonica. Per esempio, una triade avrà, oltre alla sua posizione ( 1 – 3 – 5 ), detta posizione fondamentale, anceh 2 rivolti: quello con la terza in basso ( 3 – 5 – 8 ) e quello con la quinta al basso ( 5 – 8 – 3 ).

Di conseguenza, un accordo di settima, che è formato da 4 note, avrà una posizone fondamentale e 3 rivolti.

Sul basso elettrico, lo studio delle diteggiature utili ad eseguire tutti gli accordi, nelle posizioni fondamentali e nei rivolti, è indispensabile, sia per una crescita tecnica che per la comprensione di quella parte della teoria musicale, denominata “armonia” che si occupa proprio di tutto ciò che concerne gli accordi e le loro regole.

Quindi vi suggerisco di guardare il video, e provare ad eseguire gli esercizi proposti ( che trovate anche in formato pdf nella sezione qui )

 

Di |2018-12-21T03:02:03+01:00Dicembre 28th, 2018|basso elettrico, Esercizi per basso, musica, teoria musicale|Commenti disabilitati su GLI ACCORDI SUL BASSO: POSIZIONI, RIVOLTI E SEGRETI

COME IMPARARE UN GIRO DI BASSO A ORECCHIO!

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Imparare un giro di basso utilizzando esclusivamente l’orecchio… Pensateci bene, ci avete mai provato?

Beh, magari se avete qualche anno può anche darsi, ma immagino che chi è cresciuto nell’era attuale, in compagnia di internet e del nostro amato Youtube, probabilmente non saprà neanche di cosa stiamo parlando ( o quasi ).

 

E pensare che fino a non molto tempo fa,  l’orecchio era l’unico metodo per imparare un giro di basso!

Come si faceva? Come abbiamo fatto a vivere senza tabs e tutorial per tutto questo tempo?

Fidatevi, siamo sopravvissuti benissimo, e non solo, ma abbiamo sviluppato il cosiddetto “orecchio musicale”, ovvero riconoscere note, ritmi, a volte anche accordi, semplicemente ascoltando un determinato brano, magari con il nostro strumento tra le mani.

E quindi? Come fare? 

Certo, non è semplicissimo imparare un giro di basso in questo modo, e indiscutibilmente è necessaria un pò di pratica; e, come in tutte le cose, ci vuole un pò di “metodo”. 

In questo articolo ( e nel video ) vi spiego il metodo che io ho sempre utilizzato, e che ancora oggi ritengo essere uno dei migliori, anche per chi non ha ancora sviluppato determinate competenze.

 

Attenzione, una cosa deve essere chiara: non ci sono comunque scorciatoie, se volete imparare a suonare usando il vostro orecchio dovete comunque fare molta pratica, e utilizzare una serie di esercizi chiamati “ear training”, utili a sviluppare la capacità di riconoscere suoni di diverse altezze e i rapporti che intercorrono tra di essi.

L’ear training può essere fatto in diversi modi, al piano, cantando, o banalmente, nel nostro caso, aiutandoci con il basso, per esempio. Ma in realtà quello che suggerisco di fare, come spiego nel video, è di aiutarsi molto con l’uso della propria voce. Non c’è bisogno di essere dei cantanti! 

Quando riuscite ad intonare una nota, vuol dire che l’avete in testa, e a quel punto, sullo strumento, potrete cercarla semplicemente andando per tentativi. 

Utilizzando questo metodo con costanza imparerete a distinguere le varie note, e col passare del tempo diventerete sempre più veloci. ( Preparatevi: all’inizio potrà essere un’operazione molto lunga… )

Il consiglio che vi do è di provare a trascrivere inizialmente dei brani in cui le parti di basso siano semplici e ripetitive; anche se questa può essere un’arma a doppio taglio: spesso le parti di basso di questo tipo sono “nascoste” all’interno del mix e si farà fatica a percepire realmente ciò che il bassista sta suonando; ma questo succede spesso perchè la parte che esegue è doppiata dalla chitarra ( situazione tipica di brani rock, ad esempio ), strumento decisamente più evidente, e che quindi può diventare anche per noi il punto di riferimento per capire quale nota dovremo suonare di volta in volta.

Una volta che saremo riusciti a percepire tutte le note del brano ( o della singola parte di esso che ci interessa ) non dovremo fare altro che suonarla ripetutamente sull’originale, un pò per verificare che stiamo facendo la cosa giusta, un pò per esercitarci e memorizzare il nuovo brano, ma anche perchè così facendo, acquisiremo maggior sicurezza e saremo in grado di cogliere eventuali sfumature ( per esempio note di passaggio ) che ci saranno sfuggite al primo tentativo.

Ovviamente esistono brani in cui il basso è più in evidenza nel mix, ma questo probabilmente vorrà dire anche che la parte da suonare sarà di maggiore difficoltà.

Bene, siete pronti? E’ giunto il momento di provare ad imparare un giro di basso ad orecchio!

Dateci dentro e fatemi sapere come va!

Buon ascolto!

 

Di |2018-12-14T12:05:07+01:00Dicembre 14th, 2018|basso elettrico, Esercizi per basso, musica|Commenti disabilitati su COME IMPARARE UN GIRO DI BASSO A ORECCHIO!

FUNK BASS: Scala la montagna del FUNKY con 4 BRANI FAMOSI

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Funk bass: ne abbiamo già parlato più e più volte, ma l’impressione è che non sia mai abbastanza. E credo che tutti i bassisti del pianeta possano condividere questo “credo”. Riuscire bene nel funk bass è un obiettivo e un divertimento al tempo stesso, e quando si imbraccia per la prima volta il basso elettrico si pensa già al momento in cui si inzierà ad affrontare questo stile.

 

 

 

 

Bene, ma quindi?

Dopo aver visto in un paio di video precedenti, come iniziare, partendo da semplici ritmiche sincopate da riportae su diverse sequenza armoniche, magari all’unisono con la cassa o comunque incastrandosi ad hoc con la batteria, avevamo visto alcuni “licks”, giri di 2 misure o poco più, in diverse tonalità, utili a prendere una cera confidenza con le stesse ritmiche ed alcune un pò più complesse.

Continuiamo qui nel nostro percorso, andando a suonare delle parti di basso celebri del funk, concentrandoci sulla loro mera esecuzione tecnica: li studiamo lentamente e poi li portiamo su di bpm, fino ad arrivare alla velocità degli originali.

I brani che ho scelto sono 4 ( a breve arriverà un nuovo video invece in cui saranno 20! ), e rappresentano un buon punto di partenzaper il funk bass: sono “Sex Machine” di James Brown, “Play that funky music” dei Wild Cherry, “Long train running” dei Doobie Brothers” e “If you want me to stay” di Sly & the Family Stone.

4 brani che escono diretti dagli anni ’70, decennio in cui il funk ha visto il suo massimo splendore, indubbiamente. Di James Brown potevamo sceglierne mille altri, non c’è dubbio, mi limito a Sex Machine perché credo che il riff principale ( quello della strofa, che è quello che propongo nel video ) sia uno dei più belli e divertenti da eseguire, e non si può non conoscerlo, se si vuole suonare il basso elettrico. Un’altro giro di basso che ha fatto scuola e che suggerisco è quello di “Play that funky music”; anche se i Wild Cherry sono stati poco più di una meteora, questo brano ha una parte di basso di quelle che vanno imparate e suonate a tutti i costi.

I Doobie Brothers non sono un gruppo puramente funky, ma la loro “Long train running” è uno di quei brani che non si può non conoscere, e con un giro di basso perfetto per avvicinarsi al genere.

E che dire, infine, di Sly STone, che sul brano analizzato ha suonato la parte di basso personalmente, e il risultato è a mio modo di vedere uno dei giri di basso più divertenti da suonare in assoluto.

Bene, non vi resta che imbracciare il vostro basso ( suggerisco Fender, Precision o Jazz abbastanza indistintamente ) e iniziare subito a suonare questi brani, vedrete che avrete da divertirivi…

Buon funk e buon basso!

 

Sly and The Family Stone

 

Di |2018-10-26T14:14:11+02:00Ottobre 26th, 2018|basso elettrico, blues, Funky music, musica, red hot chili peppers|Commenti disabilitati su FUNK BASS: Scala la montagna del FUNKY con 4 BRANI FAMOSI

Esercizi per basso: BASS FITNESS!

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Se state cercando dei buoni esercizi per basso, siete capitati nel posto giusto.

 

 

 

Chi mi segue già da qualche tempo, sa già che qui, generalmente, cerco di concentrare esclusivamente materiale utile a noi bassisti, di qualunque tipo: ultimamente mi ero concentrato un pò di più sullo studio dei generi e degli stili, in passato ho parlato di gruppi, bassisti, teoria e armonia, e ho spesso cercato di facilitare i “nuovi adepti”, con degli esercizi utili soprattutto per chi è alle prime armi.

Così mi sono accorto che effettivamente, mancava qualcosa per chi il basso già lo suona, ma vuole migliorarsi costantemente.

A questo scopo, pubblico oggi questa serie di esercizi per basso, per consentire un pò a tutti, a qualsiasi livello ( compreso chi è già un pò più avanti ), di avere del materiale su cui poter lavorare.

Attenzione. Cosa sono questi esercizi per basso?

Diciamo che prendiamo in prestito dagli studi teorico-armonici alcune scale, nello specifico le scale modali, ancora più nello specifico, 3 scale: la scala ionia ( o maggiore ), la scala mixolidia, e la scala dorica.

Nella prima tipologia di esercizi, impariamo come svilupparle su 2 ottave, lungo tutta la tastiera; vi raccomando di seguire le diteggiature consigliate, almeno all’inizio. Una volta presa la dovuta confidenza ( ricordandovi sempre di rispettare tutto ciò che si è già detto e che dovreste sapere bene relativamente alla tecnica di base ), potrete iniziare a lavorare sula velocità, aumentando i bpm. E’ scontato che il metronomo è fondamentale, quando si praticano questi tipi di esercizi.

Un altro tipo di esercizio che vi propongo, riguarda sempre le scale modali in questione, ma stavolta a mano ferma.

Iniziamo al terzo tasto, tonica sul SOL, quarta corda. La prima dexterity, dove per dexterity si intende un esercizio di tecnica, “destrezza”, per l’appunto, consiste nel suonare le nostre tre scale a gruppi di 4 note alla volta ( sedicesimi ), iniziando di volta in volta sul grado successivo della scala. Spiegarlo a parole non è semplice, il video vi chiarirà molto le idee, e la partitura ( comprensiva di tab ) che trovate qui, ancora di più.

Una volta eseguita questa dexterity sulle 3 scale, potrete provare la successiva, che consiste banalmente, nel suonarla per salti di terza.

Per la diteggiatura vi rimando anche in questo caso al video e al materiale che trovate in download.

Ultime raccomandazioni: cercate di praticare questi esercizi in modo costante, se potete tutti i giorni, anche se per pochi minuti. Iniziate nella parte bassa della tastiera e cercate poi di spingervi oltre, arrivando anche agli ultimi tasti.

Partite da velocità moderate per poi aumentare gradualmente. Un ottimo punto di arrivo è l’esecuzione in sedicesimi a 100 bpm.

Se vi dovessero interessare le diteggiature per le altre scale modali su 2 ottave, le trovate tutte sul mio libro “Il basso elettrico dalla A alla F” che trovate come e-book  qui, oppure su Amazon in cartaceo.

Non mi resta che augurarvi BUONO STUDIO!

Esercizi per basso

Di |2018-10-25T15:04:51+02:00Ottobre 19th, 2018|armonia, basso elettrico, Esercizi per basso, musica, teoria musicale|Commenti disabilitati su Esercizi per basso: BASS FITNESS!

Armonizzazione della scala maggiore e dominanti secondarie

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Le dominanti secondarie, nella fantasia di chi si avvicina allo studio della musica, incutono sempre un certo timore. Va bene tutto, si possono fare mille esercizi di tecnica, si può affrontare il basso elettrico in modo da diventare virtuosi ( o provarci ), ma quando sentiamo per la prima volta queste 2 parole vicine: “dominanti secondarie”, ci sale sempre un brivido lungo la schiena…Oddio! Cosa saranno mai? Chi le ha inventate, queste dominanti secondarie e perchè? Ce n’era proprio bisogno?

 

Bene, diciamo che, bisogno magari no, per carità sono altri i bisogni della vita; però, vi assicuro che una volta compreso il concetto, per altro neanche poi così difficile, si aprono mille strade dal punto di vista compositivo, principalmente.

Dunque, prima di parlare di dominanti secondarie, è bene parlare di un concetto un pò più ampio, applicabile per altro anche in modo un pò più “tecnico” al basso: si tratta dell’armonizzazione della scala maggiore.

Cosa significa armonizzare una scala? La teoria musicale ci dice che armonizzare una scala significa costruire un’accordo su ogni grado della stessa, le cui note facciano parte della scala.

Ipotizziamo quindi di utilizzare la scala di do maggiore, per comodità. ( La scala di do ha solo note naturali, spero lo sappiate, altrimenti prima di questa lezione, fareste bene a riprenderne almeno un’altra,quella in cui parlavo di scale e tonalità, che trovate qui.

Se vogliamo costruire 7 accordi, uno per ogni nota su questa scale, non dobbiamo far altro che posizionarci sulla tonica ( DO ), e trovare las ua terza e la quinta ( MI e SOL, rispettivamente ); poi andiamo sul re e troviamo le sue ( FA e LA ), sul mi ( SOL e SI ) e via dicendo.

Quello che otteniamo sono queste triadi:

DO(maggiore), RE(minore), MI(minore), FA(minore), SOL(maggiore), LA(minore),SI(diminuito).

Questi sono in tutto e per tutto i 7 accordi, le 7 triadi, che possiamo trovare in DO maggiore. Ogni accordo al di fuori di questi risulterà, anche se pre tempi brevissimi, fuori dalla nostra tonalità.

Se pensassimo di creare un giro di accordi ( cosa che nel video vi suggerisco ), potremmo poi crearci sopra una melodia che abbia solo le note della nostra scala di DO.

Chiaro fin qui?

Bene. Ipotizziamo ora che anzichè delle semplici triadi, su ognuno dei gradi della scala volessimo costruire degli accordi di settima. Come fare?

Semplicemente , allo stesso modo, andrò a scegliere come settima di ogni accordo una note facente parte della scala di partenza. Ed ecco che sulla triade DO maggiore ( DO MI SOL ) vado aggiungere un SI; sulla seconda triade ( RE FA LA ) aggiungo DO; sul MI minore aggiungo RE. Ecc, ecc.

Vado ora a controllare quali accordi avrò formato ed otterrò i seguenti:

DOmaj7; REmin7; MImin7; FAmaj7; SOL7; LAmin7; SImin7b5

Questi sono i miei 7 accordi della tonalità di DO maggiore; posso generalizzare dicendo che armonizzando una scala maggiore ottengo questi accordi:

Imaj7; iimin7; iiimin7; IVmaj7; V7; vimin7; viimin7b5

In questo modo so che lo stesso criterio lo potrò trasportare in tutte le tonalità, e la tipologia degli accordi rimarrà sempre la stessa, sugli stessi gradi.

Questo significa armonizzare una scala.

L’abbiamo visto sulla scala maggiore, vedendo così quali accordi si originano, e in particolare sulla scala di DO maggiore, per semplicità.

E’ ovvio che posso armonizzare anche altre scale; e finchè saranno scale maggiori, otterrò sempre la stessa sequenza di accordi, mentre invece, l’armonizzazione di scale diverse ( come la minore armonica o la minore melodica ) darà origine ad accordi diversi. ( Su questo torneremo più in là )

Ora: osservando gli accordi generati, noto che ce n’è solo uno di settima ( triade maggiore con settima minore ), ed è quello che si costruisce sul V grado; dato che il quinto grado di una scala maggiore è detto dominante, questo accordo verrà chiamato anche accordo di settima di dominante, ed è unico all’interno della nostra tonalità.

E finalmente arriviamo al dunque.

All’interno di una qualsiasi tonalità,  noi possiamo far precedere un accordo tonale ( cioè della tonalità stessa ), un accordo V7, che risolva sullo stesso.

Questa sarà chiamata dominate secondaria.

Ecco alcuni esempi:

Ho questa progressione di accordi:

 

Imaj7       –          IImin7

 

che, in DO, sarebbe:

 

DOmaj7     –    Remin7.

 

Il secondo accordo può essere preceduto dal SUO accordo di dominante, ovvero un accordo che sta una quinta sopra, ed è di 7. In questo caso sarà LA7:

Domaj7   —->  LA7  —–> REmin7

Il LA7 non è, ovviamente un accordo che fa parte della nostra tonalità iniziale ( DO ), avendo al suo interno il DO#, terzo grado, ma possiamo utilizzarlo per preparare il nostro cambio sul Remin7, di cui è 5° grado.

In DO, le dominanti secondarie dei diversi accordi sono queste:

DOMI. SEC. ——> GRADO DELLA SCALA

 

A7                                  Dm7

B7                                  Em7

C7                                  Fmaj7

D7                                  G7

E7                                   Am7

F#7                                Bm7b5

 

 

Notate, tra l’altro, come lo stesso accordo di dominante, abbia una sua dominante secondaria, un accordo V7 che risolve su un altro accordo V7. Pensate un pò, questa cosa può essere ripetuta più volte…Ma questo è un altro discorso.

Per oggi direi che basta così. Rifletteteci, guardate il video, e provate a cimentarvi nell’esercizio di composizione che suggerisco nel video stesso.

Buon lavoro!

 

 

 

 

 

Di |2018-10-12T14:29:27+02:00Ottobre 12th, 2018|armonia, basso elettrico, dominanti secondarie, musica, teoria musicale|Commenti disabilitati su Armonizzazione della scala maggiore e dominanti secondarie

COUNTRY BASS: IMPARA A SUONARE COME UN VERO COWBOY

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Country bass, ovvero: I cowboy suonavano il basso?

Scherzi a parte, sapete bene come la penso riguardo al fatto di suonare al meglio più generi e stili sul nostro strumento  (  e non solo sul nostro, ma qui ci occupiamo di basso ); e a tal proposito, il country, e quindi quello che chiamo Country bass, diventa un tassello importante, e, a mio modo di vedere, anche parecchio divertente.

 

Quindi, come si suona il Country?

Per capire al meglio come fare del buon Country bass, è fondamentale conoscere quanto meno le origini del genere, e gli sviluppi che ha avuto nel corso degli anni, con la nascita di alcuni stili, che, anche in questo caso, possiamo identificare come sottogeneri.

La Country music ha le sue radici, pensate un pò, in Europa. E’ dai qui che arrivano le prime tracce di qualcosa che si trasformerà poi nella tipica musica americana. E, se ci fate caso, delle tracce di Europa si trovano tutt’oggi nel genere; pensate al violino ( strumento di tradizione europea ), o al mandolino ( tipicamente italiano )! da un punto di vista puramente bassistico ritroviamo la tradizione europea nel classico modo di accompagnare country, ovvero l’alternanza di I e V in quarti ( ascoltate l’orchestra di liscio alla prossima festa di piazza e capirete meglio a cosa mi riferisco… ).

La musica country ha origine rurale, è infatti dalle campagne del sud degli States che inizia a prendere la forma che oggi conosciamo, sotto il nome di “Hilbilly” music, ovvero la musica degli Hillbillies, i contadini di quella zona del mondo.

Negli anni ’50 il genere, ormai conosciuto in tutti gli Stati Uniti, pone il quartier generale della sua discografia a Nashville, da cui fioriranno alcuni degli artisti più importanti di sempre, e nel corso degli anni, subirà influenze anche da altri tipi di musica americana, in particolare dal rock’n roll, musica che vede la luce proprio in quel periodo e che da il nome anche a quel sotto genere che nasce di fatto con l’incontro tra i 2 mondi: Rockabilly, è infatti una parola che deriva da “Rock” e “Hilbillie”.

L’industria discografica country nei decenni successivi è in costante crescita fino a quando, negli anni ’90, con la nascita del ballo che ancora oggi gli viene associato, la “line dance”, si espande in tutto il mondo.

Dall’incontro della musica country con altri generi e stili sono nati dischi e artisti che vale assolutamente la pena di menzionare, dagli Eagles a Jackson Browne, fino a James Taylor o Neil Young.

Il basso country, come dicevo, consta principalmente di questo modo di accompagnare molro “popolare” su tonica e quinta, ma, a seconda poi degli stili che vogliamo ottenere, ci possono essere più o meno varianti.

Quali sono? beh, di sicuro, il consiglio che vi posso dare è di guardare il video, scaricarvi le partiture che trovate nella sezione download, e farvi più repertorio possibile!

Arrivederci, Gringo!

 

Di |2018-10-12T13:35:26+02:00Ottobre 5th, 2018|basso elettrico, blues, country music, musica, rockabilly|Commenti disabilitati su COUNTRY BASS: IMPARA A SUONARE COME UN VERO COWBOY

INFLUENZE, INFLUENCER, O…INFLUENZATO?

3 minuti! Questo è il tempo di lettura stimato per questo articolo

INFLUENZE, INFLUENCER O INFLUENZATO???

Ciao.

MI dicono tutti che quando inizi a farti vedere su youtube rischi di diventare influencer.. Beh, non so cosa voglia dire di preciso, ma nel dubbio mi sono fatto venire l’influenza…

E a proposito di influenze… Cosa vuol dire essere influenzati? Come si fa a farsi influenzare?

Quanto sono importanti le inifluenze sulla musica che facciamo?

Beh, a sentire quello che dicono tutti, sono fondamentali, e sinceramente, sono d’accordo. Ma vediamo perchè:

Come si fa ad essere influenzati da qualcosa? Beh, fate un esperimento sociale: provate, ad esempio, se siete di Milano, ad andare a vivere qualche mese, magari qualche anno, non so, a Firenze…. Tornerete che qualcuno vi chiederà. “Ma sei toscano?” Ebbene, si, senza volerlo, in modo naturale, cambierà il vostro modo di parlare, la vostra cadenza nelle frasi, magari anche l’accento… Ecco: siete stati influenzati.

Lo stesso accade in musica: quando si dice che Tizio, Caio e Sempronio, noti jazzisti sono stati influenzati dalla musica brasiliana, ad esempio, significa che, magari hanno frequentato a lungo musicisti provenienti da li, o ci hanno vissuto. Ecco che iniziano magari a prendere delle abitudini di quel tipo, ad esempio sul suono dello strumento, poi si può passare a provare ad imitare il fraseggio che a loro viene naturale, magari con l’uso di scale che non conoscevano prima, o semplicemente facendone un altro uso… Pensate se questo discorso lo estendiamo alla questione ritmica… e pensate in questo senso il peso che ha avuto la musica cubana sul jazz, ad esempio.

Un altro esempio, ricollegandomi a un mio video di poco tempo fa, pensate alla forte influenza che ha avuto il reggae sulla musica pop/rock dalla seconda metà degli anni ’60: ascoltate certi brani di Stevie Wonder o di Eric Clapton… Conoscere quella musica li ha portati a volerla approfondire e a “rimescolarla”, in qualche modo alla loro, creando cose “Ibride” che qualcuno ha anche definito “pop-reggae” o “rock-reggae” ma che altro non sono che lo stile di un artista che ha subito l’influenza di un’altra cosa…

Esattamente come accade ogni volta che parliamo di generi ibridi. Il “funk-rock”, il “rock-blues”… Cosa sono? Etichette create ad hoc, propbabilmente per “inscatolare” generi diversi tra loro, ma chealtro non sono che delle libere interpretazioni di un determinato artista di una musica che non gli appartiene, ma si può dire, l’abbia influenzato…

Le influenze sono importantissime per la popular music ( e non solo probabilmente ), sono quella linfa vitael che le permette di non incartarsi su se stessa, ama di rinnovarsi, reinventarsi. Quindi è molto importante che ognuno, a suo modo, ci metta del suo.

Il grande jazzista dovrebbe costantemente girare il mondo, probabilmente, per continuare ad evolvere.

Il semplice musicista che si diletta a suonare musica che gli piace, potrebbe e dovrebbe fare anceh lui qualcosa: ascoltare musica che non considera propriamente sua; provare a suonarla e ad assorbirla, negli aspetti principali. Provare poi a “riciclarla”, come idee, in qualcos’altro: un arrangiamento di una cover, un brano originale.

Le influenze possono essere larghe, in questo senso: esempio: sono un bluesman, provo ad ascoltare molto rock, o viceversa: esperimento già fatto, negli anni ’60/70… e cosa è venuto fuori è sotto gli occhi di tutti:hendrix, Eric clapton, Led zeppelin, deep purple…

Oppure funk e jazz, volendo, pensate agli incognito…

Chiunque può essere influenzato da qualcosa o anche qualcuno, a livello musicale. E’ per quello che è molto importante ad esempio per noi bassisti studiare brani e stili di più bassisti, per non farsi influenzare da uno solamente e rischiare di diventarne la fotocopia.

Se invece si studiano più brani di più bassisti di stili diversi, poi si può rielaborane il meglio e crearsi un proprio stile, qualcosa di nuovo, in un certo senso…

Personalmente ritengo di essere stato influenzato principalmente da tutto ciò che è rock ( fino al Metal ),  da tutto ciò che è blues ( anche delta ) e da tutto ciò che è funky.

In particolare quando il funky incontra gli altri generi ( rock e blues ) si crea quella terra che per me è casa…

 

BUON ASCOLTO E BUONA VISIONE!

 

 

Di |2018-10-12T13:06:27+02:00Settembre 28th, 2018|Senza categoria|Commenti disabilitati su INFLUENZE, INFLUENCER, O…INFLUENZATO?

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