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SUONI IL BASSO? ALLORA SAI SUONARE LA CHITARRA!

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Ehi Basswalker!

Probabilmente ci siete passati, come tutti i bassisti del mondo, credo: arriva il classico conoscente, che non vi vede da tempo, e gli dite che avete iniziato a suonare il basso; la sua risposta è scontata: “Ah, ma allora sai suonare anche la chitarra!” …

Già vedo quell’espressione sui vostri volti, e mi immagino i pensieri violenti che vi stanno passando per la testa…

Quindi vi dico: calma, respirate, e contate fino a dieci.

Sappiamo tutti che per i non musicisti, specialmente quelli che la musica quasi neanche la ascoltano, basso e chitarra sono praticamente la stessa cosa, sono probabilmente anche quelli che chiamano “violoncello” o “grosso violino” il vostro contrabbasso, e che quando vengono (se vengono) a sentirvi suonare, a metà concerto si avvicinano al palco mentre vi state dimenando a terra totalmente sudati eseguendo un pezzo super difficile e vi chiedono con sommo gaudio: “dopo mi metti quella che ha vinto Sanremo?”…

“Mi metti” … “Sanremo” …

In pratica stanno generando dei serial killer, sono istigatori alla violenza seriale, nei confronti di noi musicisti, che tentiamo, in qualche modo, di capire sempre tutti, ma a volte veniamo messi a dura prova…

Ripeto: calma, respirate, e contate fino a dieci.

E partiamo dal principio.

Focalizziamo l’attenzione sulla differenza tra chitarra e basso; quello che possiamo dire al famoso conoscente immagino lo sappiate già, si parte dal numero delle corde, le frequenze basse, eccetera. Ma il nocciolo della questione è un altro, e qui divento serio: potrebbe essere utile, se non strettamente necessario, avvicinarsi alla chitarra, prima o poi.

Non spaventarti, non sto dicendo che da domani devi mollare il basso e aspirare a diventare Van Halen; ti sto solo invitando a riflettere almeno su una cosa, e cioè che da sempre, da quando esiste la didattica della musica, chiunque si avvicini ad uno strumento NON prettamente armonico (chitarra o pianoforte), viene instradato prima o poi allo studio di uno di questi (in particolare, se accedessi al Conservatorio classico, ti troveresti a studiare “pianoforte complementare” fin da subito).

Il motivo è presto detto: quando si studia seriamente musica, uno degli aspetti da curare assolutamente è lo studio dell’armonia, e se devo studiare armonia seriamente ho bisogno di ascoltare le regole, per capirle davvero. E per ascoltarle devo essere in grado di suonare accordi e progressioni con uno strumento che mi permetta di farlo in modo chiaro; va da sé che la scelta si limita a questi due: chitarra o pianoforte.

Ora, magari sei un fortunato possessore di uno Steinway a gran coda, o magari anche qualcosa meno, ma un pianoforte in casa ce l’hai e lo strimpelli; in quel caso ritieniti fortunato ed esente dal mio discorso odierno.

Se invece non ne hai mai visto uno e vivi in un monolocale con il cane e 4 gatti, è più probabile che l’armonia andrai a studiarla su uno strumento più piccolo, come, ad esempio, la chitarra.

Ed ecco risolta la questione: saper suonare (un po’) la chitarra è una grande idea.

 

Anche perché ti puoi permettere anche di scrivere qualche bozza di canzone, volendo, di intervenire nei discorsi della band in cui si parla di accordi, e perché no intervenire anche sugli arrangiamenti!

Quindi per chiudere il consiglio è: non ammazzare chi ti dice che se suoni il basso suoni anche la chitarra, ma valuta seriamente di imparare a suonarla (o a suonare il pianoforte), un minimo, quello che ti serve per perfezionarti da un punto di vista musicale più generale, ok?

A Proposito, chiede il mio conoscente: “Ma dentro quella custodia così grossa cosa c’è, un morto? Ah ah ah”

Di |2023-07-06T13:19:11+02:00Luglio 6th, 2023|Blog, Senza categoria|Commenti disabilitati su SUONI IL BASSO? ALLORA SAI SUONARE LA CHITARRA!

Suonare il basso come Gene Simmons dei Kiss

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Suonare come Gene Simmons: secondo te è possibile? E se si, ti piacerebbe farlo?

         Riprendiamo oggi il percorso intrapreso sul mio canale YouTube qualche mese fa, ricominciando a parlare di bassisti che hanno fatto la storia del rock.

E, Dopo aver parlato di alcuni dei più virtuosi dello strumento oggi voglio concentrarmi su una delle icone, dei personaggi più rappresentativi del rock stesso, a prescindere dal basso: parliamo naturalmente di “The demon”, “The God of thunder”, di Gene Simmons, storico basso (e voce) dei Kiss

 

 

 

         Non tutti amano, o vorrebbero suonare come Gene Simmons, per almeno 2 aspetti: uno il suo carattere, non proprio lineare, diciamo, e l’altro il suo modo di suonare il nostro strumento.

 

         Personalmente lo trovo uno dei bassisti più significativi nel rock’n roll, di certo non tecnico, ma come ho già avuto modo di dire in altri video, non sono un amante della tecnica a tutti i costi, il rock’n roll è e deve essere sanguigno, essenziale, ma incisivo, e suonare come Gene Simmons può essere tutte queste cose.

 

         Da un punto di vista puramente bassistico le sue caratteristiche principali sono naturalmente, l’uso esclusivo del plettro (lui stesso dice che non avrebbe mai il suo suono con le dita), e poi principalmente 3 elementi: scale pentatoniche, slides un po’ ovunque e ampio uso delle ottave.

 

         Per suonare come Gene Simmons il primo step è rappresentato dalle scale pentatoniche: pensate a linee come “Detroit Rock City” o “100.000 Years”, mentre per le ottave basti pensare alla celeberrima “I was made for lovin’ you”; gli slides sono un elemento spesso ricorrente tra i bassisti rock, ma lui li enfatizza in modo particolare, inserendoli non solo come collegamento tra parti diverse, ma un po’ ovunque.

 

         Un altro punto che devi considerare se vuoi suonare come Gene Simmons è sicuramente il timing; lui stesso dice di essere diventato una specie di metronomo per la band, soprattutto perché pare che il primo batterista, Peter Criss, non fosse così preciso.

 

         Se si vuole capire come ottenere il suono di Simmons, non si può prescindere da uno sguardo alla strumentazione che usa; di sicuro il primo elemento è l’iconico “Axe bass”, basso voluto da lui e fatto costruire un liutaio, che utilizza come strumento principale dal 1979; ha suonato anche altri strumenti, dai quali ha sempre cercato di fare uscire quel timbro che lo contraddistingue; tra vari, giusto citare lo Spectrum, un Thunderbird, un Precision, nei primissimi tempi.

 

Il tutto sempre o quasi in amplificatori Ampeg, di vario tipo.

 

         Se volessimo quindi tentare di imitare il suo sound, sarebbe giusto partire da questi elementi; in mancanza eventuale dell’Axe bass, io penserei a un P-bass o un Thunderbird, o anche ad un qualsiasi basso attivo, con un ottimo punch, per avvicinarmi; al plettro (curando bene il tocco), e a delle corde nuove.

 

Come ampli, se hai Ampeg meglio, ma come ho detto più volte, provando e riprovando possiamo avvicinarci anche con qualunque cosa abbiamo a disposizione…

 

         Dicevo del suo caratteraccio…Vorrei chiudere raccontandoti un paio di aneddoti: Sapevi che ha dichiarato che i Kiss sono la band rock che lavora più duramente, per via delle 2 ore di concerto con 18 kg di armatura addosso? E che i Rolling Stones non ce la farebbero mai?

 

Oppure sapevi che dice di essere stato lui a inventare il gesto delle corna, molto prima di Ronnie James Dio?

Anche questo è Gene Simmons…

Suonare il basso come Gene Simmons

 

 

    E  per oggi è tutto, non perderti il video su Gene Simmons in uscita lunedì sul mio canale YouTube!

Iscriviti al mio canale per rimanere sempre aggiornato sulle nuove uscite, clicca QUI

 

    E ti ricordo anche che questo mese uscirà il mio nuovo video corso, “Impara tutti gli stili Vol. 1”, sei pronto?

Se vuoi saperne di più o se ti sei perso i miei video corsi precedenti, CLICCA QUI!      

 

Di |2023-01-05T23:31:29+01:00Gennaio 5th, 2023|Blog|Commenti disabilitati su Suonare il basso come Gene Simmons dei Kiss

Le prove con la band: Quando son poche e quando troppe?

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         Le prove con la band: se ci sei passato sai di che parlo, se al momento sei “band-free”, non preoccuparti, prima di quel che pensi ti 
troverai in questa situazione...

 

         In ogni caso oggi voglio parlarti del non sempre semplice rapporto con le prove: sala prove, i colleghi musicisti, la preparazione a casa…Forse hai già capito dove voglio andare a parare.

Le prove con la band: Quando farle?

    Io credo che i musicisti, di ogni estrazione e preparazione si dividano in 2 macro-categorie: quelli che amano fare le prove con la band e quelli che invece le odiano.

Tendenzialmente la prima categoria è composta da quelli che magari suonano da meno tempo o comunque che non hanno particolari mire “live”, e che quindi vivono la sala prove come un buon passatempo, sicuramente divertente, impegnativo il giusto e che può regalare soddisfazioni, specialmente quando si provano brani piuttosto complessi e dopo tanta fatica si sente che finalmente escono bene.

 

         La seconda categoria, di contro, è spesso composta da musicisti semi-professionisti o quasi, che credono che le prove con la band siano una perdita di tempo, un investimento troppo oneroso, e fremono per uscire live con un repertorio raffazzonato di brani standard preparati velocemente, perché tanto si sa,…”la gente non capisce la differenza”.

 

         Ti sei riconosciuto in una di queste categorie? Bene, io personalmente dico di me stesso che sono un po’ “ballerino” tra le due, dipende dal contesto.

Quindi in realtà non credo che la seconda categoria sia da demonizzare assolutamente, anzi, in certi casi è l’unica opzione; ma bisogna stare molto attenti a non esagerare e soprattutto fare molto auto-critica prima di decidere come comportarsi.

 

         Se non hai nessuna mira da professionista credo sia giusto prendere tutto il tempo necessario per un buon numero di prove, non pensare subito ad uscire live, ma solo a suonare bene, e soprattutto suonare tutto ciò che ti piace.

         L’unico compromesso dovrebbe essere tra i membri della band: oggi io accetto di suonare un brano proposto da te, domani sarà il contrario. Non preoccupatevi di creare un repertorio troppo di nicchia, tanto anche con i repertori “fuffa” al giorno d’oggi si fa fatica a suonare…

 

         Lasciate la fuffa a chi deve campare di musica e quindi ha bisogno un ingaggio in più per mangiare e pensate a divertirvi. Quindi: FATE LE PROVE CON LA BAND, perché vi sono utili per il morale, per l’autostima e per migliorare. E cazziate come si deve il vostro collega che arriva alle prove in impreparato e che magari si crede pure superiore a voi…

 

         Di contro, se suonate per avere un’entrata, non necessariamente primaria, ma cospicua, allora è chiaro che sale prove, benzina, strumentazione diventano un investimento, che poi andrà ammortizzato con le date.

         Quindi meglio farne il meno possibile per mirare a suonare più possibile, magari in quei pochi posti rimasti che danno ancora dei cachet generosi. Ma per fare ciò bisogna avere le capacità: se non vuoi fare una prova in più, sei costretto a studiare BENE a casa, registra ogni singola modifica fatta ad un brano in quell’unica prova fatta e a casa ascoltala e studiala, se no avrai buttato via del tempo e avrete fatto una figuraccia.

        “Ma tanto la gente non si accorge degli errori” …Si ma il tuo batterista magari sì, e la prossima volta chiama un altro al tuo posto perché è brutto avere a che fare con chi non è preparato su un brano degli 883, anche se a casa suona “Confirmation” a memoria in 5 tonalità diverse…

 

Bene, allora a questo punto buono studio! Intanto ti consiglio, come sempre un giro sul mio canale YouTube

 

E se non l’hai ancora fatto, puoi iniziare proprio dai miei video corsi, che trovi qui!

Ci vediamo dentro, buon week end!

Di |2022-12-01T15:09:16+01:00Dicembre 2nd, 2022|basso elettrico, Blog, musica|Commenti disabilitati su Le prove con la band: Quando son poche e quando troppe?

Suonare tutti i generi musicali col basso? Dovresti, perché…

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Ti sei mai chiesto come te la caveresti a suonare tutti i generi musicali col basso, qualora ti capitasse?

Immagino tu abbia un tipo di musica preferito, o magari anche più di uno, e magari è proprio quello in cui ti cimenti più spesso con il basso.

Ma io credo nell’importanza di conoscere quanta più musica possibile, anche quella lontana dai nostri gusti personali; primo perché, suonando e facendo diverse esperienze, ci potrà capitare prima o poi di dover suonare qualcosa di un po’ diverso; e poi anche (e forse soprattutto), perché conoscere più stili ci permette, in qualche modo, di avere più idee, più vocabolario musicale, il che ci consente di riuscire meglio anche nel nostro!

 Non è necessario aspirare al professionismo per scegliere di suonare tutti i generi musicali col basso; beh, è ovvio che se quello è il tuo obiettivo, è il minimo che tu possa fare studiare più musica possibile!

Ma, come ben saprai, se mi segui da un po’, lungi da me l’idea di preparare professionisti, per quello esistono delle scuole specializzate e da lì si deve passare se si vogliono ottenere risultati concreti.

Ma, in generale, suonare tutti i generi musicali col basso, e in generale la conoscenza di più linguaggi possibile, porta a una crescita personale inestimabile, e su questo, spero, sarai d’accordo con me.

Ma quindi? Come posso fare a migliorare su generi musicali che non conosco?

Se vuoi un approfondimento su questo argomento ti consiglio questo mio video su Youtube

 

 

Intanto, come prima cosa, ovviamente, è importante che ti apra all’ascolto di cose diverse; e per ascolto intendo qualcosa di analitico e approfondito, cercando di capire come funziona certa musica; poi dovresti cercare di capirne il linguaggio, cerca di capire cosa fanno i bassisti su quel determinato genere, cogli i pattern e i fraseggi di più artisti possibile, e cerca di riprodurli, magari con l’uso di backing track.

E per ultimo, se ne hai la possibilità, divertiti a “jammare” con la tua band, scegliendo ad esempio di modificare dei classici per farli suonare in modo diverso; ad esempio, prendi una “Smoke on the water” qualunque, e provate a pensare di suonarla reggae… Sarà terribile, credo…Ma almeno vi siete allenati a suonare in quello stile!

O prendi “Hells bells” e suonala country! A volte vengono fuori cose molto molto divertenti, in ogni caso avrai sperimentato un po’…

Tra non molto farò uscire il mio nuovo video corso, che sarà incentrato proprio su questo argomento, lo studio di più stili possibile con il basso; il primo volume affronterà rock, blues, country, funk, reggae, Bossa nova e swing… Se ti fa piacere continua a leggere le mie mail, a breve ti darò la data di uscita!

Nel frattempo, come sempre ti ricordo i miei altri video corsi, se non li conosci ancora fai clic QUI e preparati perché venerdì prossimo è il BLACK FRIDAY, li potrai acquistare a dei prezzi MAI VISTI.

Ti aspetto!

Di |2022-11-18T15:02:16+01:00Novembre 18th, 2022|basso elettrico, Blog, musica|Commenti disabilitati su Suonare tutti i generi musicali col basso? Dovresti, perché…

I BICORDI SUL BASSO

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Perché mai dovrei imparare a suonare i bicordi sul basso?

Te lo sei mai chiesto? O sei uno di quelli che ne fa uso, anzi magari ne abusa?

Io credo che sia una buona cosa imparare quanto meno a gestirli, perché, come dico sempre, è molto importante arricchire il proprio lessico musicale, per potersi esprimere al meglio nel maggior numero di contesti possibile.

Di conseguenza, anche i bicordi sul basso possono ricoprire un ruolo importante, soprattutto in alcune situazioni.

Per capire a cosa mi riferisco, è indispensabile innanzitutto capire quanti e quali tipi di bicordi possiamo suonare sul basso. Iniziamo dai più usati, soprattutto in contesti rock o simili: sono i bicordi di quinta, e sono identici a quelli che si suonano sulla chitarra; la differenza principale è che mentre i chitarristi per suonarli, solitamente sfruttano le corde più basse (generalmente con un suono distorto), noi li suoniamo sulle corde più acute. Questo, principalmente, perché il suono simultaneo di 2 suoni molto gravi non è proprio bellissimo da sentire…

Si possono utilizzare in diversi contesti, talvolta con l’aggiunta dell’ottava alta (utilizzando 3 dita e 3 corde), come usa fare spesso il grande Steve Harris, per esempio.

In alternativa alla quinta, delle note che è possibile utilizzare per generare un bicordo sul basso è sicuramente la terza. O sarebbe meglio dire le terze, dal momento che funzionano benissimo sia maggiori che minori.

Potresti pensare di esercitarti suonando tutta una scala maggiore su una corda (per esempio quella di Re), aggiungendo la terza di ogni nota (sulla corda Sol). Ascolta l’effetto e cerca di familiarizzare con questo tipo di sound, può tornare utile per creare interessanti fraseggi melodici, armonizzandoli in modo indipendente.

Un altro uso interessante dei bicordi, più funk, è quello di suonare la 3a e la 7a insieme, all’interno di un groove. Ci vuole un pò di pratica, il mio consiglio è quello di cercare in rete delle linee di basso costruite in questo modo, farle vostre, e poi provare a crearne di originali.

Per il momento puoi fare qualche esperimento suonando in modo alternato, un MI corda a vuoto (per due battiti) e un bicordo re-sol#, suonati rispettivamente al tasto 12 della seconda corda e al tasto 13 della prima corda (sempre per due quarti); esercitati a metronomo e ascolta l’effetto.

 

In ogni caso, se ti va di approfondire come suonare i bicordi sul basso, ho pubblicato un video su YouTube tempo fa, guardalo subito, lo trovi QUI!

Come ti ho già detto, puoi trovare questo e molti altri argomenti sui miei video corsi, che puoi acquistare qui

 

Buon week end!

Di |2022-11-11T11:07:15+01:00Novembre 11th, 2022|Blog|Commenti disabilitati su I BICORDI SUL BASSO

LEZIONI DI BASSO: Intenzione, pronuncia e fraseggio

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Suonando il basso, a tutti sarà capitato di sentirsi dire almeno una volta una frase di questo tipo, magari durante una prova o dopo un concerto: “si, le note sono giuste, ma sbagli l’intenzione!”

E quindi? Se le note sono giuste, la parte è giusta, verrebbe da pensare, giusto?



 

E invece, forse, hanno ragione loro, quei musicisti “sapientoni” che vogliono farci credere che sono stati davvero ad ascoltare nota per nota ciò che abbiamo suonato durante tutto il brano; già, perché che ci abbiano davvero ascoltato anche solo per i primi 10 secondi sappiamo bene essere abbastanza poco probabile ( escludendo ovviamente i nostri amici batteristi, loro ci ascoltano sempre! )

Ora: partiamo dal presupposto che per sapere esattamente a cosa ci si riferisce con certi termini bisogna innanzitutto avere una discreta preparazione musicale. Ma soprattutto, per saper padroneggiare certi concetti sullo strumento, bisognerà poi avere una discreta tecnica.

Attenzione: per tecnica in questo contesto non si intende l’esecuzione di una determinata scala a velocità elevata ( quello sarete sempre in tempo a raggiungerla con un po’ di ginnastica per le vostre dita ), ma tutto ciò che vi permetterà di esprimervi sullo strumento in modo da dare un “colore” diverso alle note che andrete a suonare di volta in volta.

Una delle meraviglie del nostro basso elettrico è proprio quella che, per come è costruito, ci consente davvero una discreta quantità di elaborazioni ad una certa idea di base, previo, ovviamente, il fatto di conoscere alcuni piccoli “trucchi”.

Partiamo con il parlare della mano destra: ricordatevi bene che il suo compito non è solo quello di emettere un suono, ma anche attribuire certe qualità specifiche a questo suono! Se suoniamo con le dita vicino al ponte, ad esempio, avremo una timbrica totalmente diversa rispetto a quella che avremo suonando vicino al manico. Se poi suoniamo un po’ più forte il suono si modificherà rispetto a quando suoniamo più piano, e anche il fatto di suonare più con la punta del vostro dito piuttosto che con il polpastrello può modificare notevolmente il suono.

Avete visto quante sfumature può contenere la vostra tavola dei colori? E non abbiamo ancora accennato alla mano sinistra, che molti vedono anche come la più importante, per raggiungere certi effetti particolare sul basso.

Ora, a prescindere dall’importanza, è comunque ovvio che anche la sinistra può contribuire al suono, in che modo?

Se vi ricordate tempo fa già parlai di legature e ghost notes, 2 espedienti che possono dare qualcosa in più alla nostra parte di basso. In aggiunta oggi vorrei menzionarvi i cosiddetti “abbellimenti”.

Per capire esattamente cosa sono, quanti sono e cosa fanno tutti gli abbellimenti vi suggerisco vivamente di aprire un buon libro di teoria musicale e studiarvelo per bene. Qui mi limiterò solo a descrivervene alcuni, quelli probabilmente più usati e più d’effetto sul nostro basso elettrico.

Il primo da citare è sicuramente l’acciaccatura, che consiste nel legare velocemente una nota ad una seconda, che sarà quella più importante ( e cadrà probabilmente sul battere ).

Molto usata in ambito rock, può far spiccare il volo alla vostra linea di basso, se usata con parsimonia e intelligenza.

Un altro abbellimento usato spesso sul basso elettrico è sicuramente il vibrato. Tanto caro ai chitarristi, si può usare ad esempio per terminare una frase solistica o semi-solistica, ma anche in accompagnamento ( sempre con estrema parsimonia ), magari su note lunghe. Per ottenere un buon vibrato esercitatevi a tenere una nota con il terzo dito e a muovere la corda verso l’alto e verso il basso, più o meno velocemente ( meglio guardare il video, se potete, a questo punto ).

L’ultimo abbellimento che vorrei suggerirvi è il trillo; consiste nel legare velocemente 2 note quante più volte si riesca. Anche il trillo se usato con parsimonia può avere il suo fascino, sia in fase solistica che in accompagnamento.

Assimilate queste tecniche, provate a sperimentare, inserendole in giri di basso semplici e ripetitivi di brani che già conoscete bene. Usatele ed abusatene, all’inizio, cercando di capire al meglio come funzionano e cosa possono portare in più alla vostra linea di basso.

Sarà a questo punto che deciderete quali entreranno a far parte del vostro stile, del vostro modo di suonare il basso, cambiandolo, probabilmente, per sempre.

Di |2022-11-02T14:00:48+01:00Febbraio 22nd, 2019|Blog|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: Intenzione, pronuncia e fraseggio

COME SUONARE SUBITO TUTTI I GENERI COL BASSO!

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Si, lo ammetto, il titolo può risultare abbastanza ingannevole.

Mi sembra quindi doveroso fare una premessa: non è guardando un video di pochi minuti che si può pretendere di imparare a suonare veramente tanti generi musicali ( “tutti”, come dico nel titolo, è praticamente impossibile anche solo classificarli, se vogliamo ).

Allora perché questo nuovo video? Perché questo articolo?

 

Il vero motivo per cui ho realizzato questa lezione è che mi piacerebbe invitarvi a riflettere sull’importanza di saper affrontare più stili musicali possibile, senza pregiudizi di sorta, preoccupandosi solo del fatto che ogni elemento nuovo può rappresentare un tassello in più nella vostra conoscenza bassistica.

Sia che siate aspiranti artisti o aspiranti turnisti ( vi invito se non l’avete ancora fatto, a leggere questo mio articolo per capire cosa intendo ), avere un ampio bagaglio musicale è di massima importanza. Se siete turnisti ( o vorreste diventarlo ) dovrete essere pronti ad affrontare più situazioni possibili, anche molto diverso tra di loro, e quindi appare scontato conoscerne almeno le basi. Se siete artisti, potreste apparentemente sembrare esenti da questo tipo di lavoro, ma in realtà, se ci pensate bene, è forse ancora più importante per voi.

La conoscenza di più generi e stili porta miglioramenti alla propria visione globale della musica, e se vi lasciate influenzare, da stili magari anche molto diversi dal vostro preferito, vi potrete trovare ad avere nuove idee, in fase di composizione e arrangiamento, che altrimenti non avresete mai avuto.

 

Innanzitutto lasciatemi charire una cosa: se parlo di generi, mi riferisco soprattutto ai grossi “blocchi” della musica: rock, blues, funky e jazz.

Immaginiamo di ragionare semplicemente su questi 4, per poi estendere il discorso a tutti i generi che vogliamo. Ognuno di questi generi è caratterizzato sempre da 2 fattori base: armonia e ritmo.

Della prima ce ne accorgiamo subito ovviamente quando ci riferiamo al jazz o derivati. Sarà capitato anche a voi, almeno una volta, di sentire qualcuno che tenta di rendere più “jazzy” un brano dalle armonie molto semplici: l’uso di accordi particolarmente “tesi”, come si dice in gergo, con l’aggiunta di note alterate, settime, none e quant’altro, è quello che ci porterà in questa direzione. Di contro, se volessimo rendere un brano più “rock”, potremo trasformare i suoi accordi in “power chord”, omettendo le terze ed aggiungendo una sana distorsione, e di sicuro ci avvicineremo al risultato sperato.

Ora, dato per assodato che ragionare dettagliatamente sull’armonia richiederebbe tempo e competenze, e non possiamo permetterci di approfondire l’argomento in queste poche righe, proviamo a concentrarci sulla questione ritmica.

Il discorso fondamentalmente è simile a quello fatto sull’armonia, ma non avendo gli accordi di mezzo, possiamo verificare tutto subito solo con il nostro strumento e l’ausilio di una drum machine ( o meglio ancora di un batterista, se ne avessimo uno disposto a sperimentare con noi ).

Il lavoro da fare è molto semplice: stabilite una semplice progressione di accordi; io per esempio, nel video, ho utilizzato la classica progressione VI-IV-I-V che altro non è che la sequenza di accordi di…”Despacito” ( ok, me lo sono meritato, iniziate pure ad insultarmi…).

Guardate cosa succede se su questi semplici accordi proviamo a suonatr ritmiche diverse. Quello che suona simile, iniza a prendere forme diverse, facendo percepire un “mood” piuttossto che un altro, anche molto diversi tra loro.

Come fare per imparare a gestire queste ritmiche e di conseguenza questi stili, e anche altri?

Qui trovate le partiture complete di ciò che ho eseguito nel video e in aggiunta anche un pdf contenente alcuni patterns di riferimento. Potrete usarli come volete, riadattandoli a qualunque contesto, qualunque sequenza di accordi o brano; imparare a conoscere bene un determinato genere musicale richiede tempo, e in particolare il tempo dovrete impiegarlo per imparare quali sono le idee base di quel genere; ritmicamente parlando, quindi, più patterns conoscerete e meglio saprete gestire quel modo di accompagnare. Ovviamente è altrettanto importante che sviluppiate l’orecchio su un determinato genere anche andando ad ascoltare i dischi dei suoi artisti principali, ma questo, in fondo, è puro divertimento…

E allora, qual è il tuo genere musicale preferito?

Di |2019-02-15T11:43:57+01:00Febbraio 15th, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, musica, teoria musicale|Commenti disabilitati su COME SUONARE SUBITO TUTTI I GENERI COL BASSO!

Flea: quando il funk incontra il punk!

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Nuova serie di appuntamenti, sia sul mio canale che sul mio blog; analizzerò, nel corso delle prossime settimane, diversi bassisti, cercando di capirne le caratteristiche principali.  Il primo bassista di cui mi andava di parlare è Flea, il celebre bassista dei Red Hot Chili Peppers.

 

Per chi non lo sapesse, i Red Hot pubblicano il loro primo album nel lontano 1984, e fu subito chiaro con chi avevamo a che fare. Nasceva in quel periodo, in California, qualcosa che successivamente avremmo imparato a chiamare “crossover”, un miscuglio di generi e stili musicali decisamente lontani gli uni dagli altri, normalmente. I Red Hot erano infatti in grado di mescolare rap, punk e… funky. Fu grazie a questa terza componente che Flea potè risaltare.

Le sue parti di basso fin da subito si rivelarono “non convenzionali”, caratterizzate da groove molto funk nelle ritmiche ma molto punk nell’intenzione. Il suono del basso di quel tipo si era sentito fino a quel momento in rari casi e quasi sempre legato all’uso del plettro.

Flea invece riuscì nell’intento di rendere funky anche ciò che funky non era…

I primi dischi dei Red Hot suonavano però sicuramente molto strani, forse un po’ troppo strani e non ebbero ancora il successo planetario che arriverà un po’ più tardi.

Nell’88 muore Hillel Slovak, primo chitarrista della band, a causa del suo abuso di sostanze non proprio legali; più o meno contemporaneamente Jack Irons, batterista della band decide di mollare, probabilmente scosso dalla perdita ( lo ritroveremo più avanti nei Pearl jam ).

E’ a quel punto che subentrano i 2 nuovi elementi che insieme a Flea e Kiedis hanno formato i Red Hot Chili Peppers come li conosciamo: John Frusciante e Chad Smith.

I 4 entrano in studio e il primo disco con la nuova formazione  esce nel 1989. Si tratta di Mother’s milk, che ottiene un ottimo successo anche di vendite e consolida la band californiana come una delle più conosciute del momento. Flea si distingue subito e sul disco realizza parti di basso memorabili come quella di “Magic Johnson”, la cover di “Higher ground” di Stevie Wonder, ma soprattutto “Stone cold bush”. Slap e suono potente che si mischiano con il groove più funk, per una sonorità nuova e sconvolgente, per quei tempi.

Ma, come si dice in questi casi, il meglio doveva ancora venire.

Il disco successivo fu sicuramente il capolavoro della band, “Blood sugar sex magik”, che vide i Red Hot chiudersi in una villa fuori Los Angeles per più di un mese. Ne risultò un album in cui il mix di funk, rock e rap aveva trovato la perfezione e non ci fu singolo di quel dsico che non divenne una hit. Per quello che riguarda il basso, Flea utilizzò prevalentemente un MusicMan, a cui aveva fatto riadattare il ponte. Il suono che ne uscì era maestoso e non c’è linea di basso di quel disco che non meriti di essere analizzata e studiata da ogni bassista del pianeta.

Arriva poi il primo momento di crisi di Frusciante che lo porta fuori dalla band; è il momento di Dave Navarro che realizza con i Peppers il disco “One hot minute”.

Al suo rientro, Frusciante accompagna la band nella realizzazione di un altro disco di enorme sucesso commerciale: “Californication”, disco in cui sono contenuti molti brani dalle linee di basso degne di nota ( una su tutte: “Around the world” ).

La favola dei Red Hot finisce poi con il successivo album “By the way”, in cui alla title track, brano dallo stile inconfondibile, vengono alternate parecchie ballads, che caratterizzeranno il sound della band da lì in poi.

Ma nonostante tutto a Flea dobbiamo riconscere sicuramente il merito di aver fatto sposare il funky con tutto quello che è rock: a volte punk, a volte metal, a volte rap… E il risultato, negli anni è stato qualcosa di unico, il suo marchio di fabbrica che ce lo fa riconoscere qualunque cosa suoni, già dalle prime note.

 

Di |2019-02-11T23:23:19+01:00Febbraio 1st, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, Funky music, red hot chili peppers|Commenti disabilitati su Flea: quando il funk incontra il punk!

Turnista VS Artista: che tipo di musicista sei?

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Essere un musicista turnista è un sogno di molti, non ci sono dubbi.

Ma anche salire su un palco davanti a migliaia di fans che cantano le canzoni che tu hai scritto, arrangiato e registrato non deve essere male, voi che dite?

 

Ovviamente stiamo parlando di 2 cose diverse, ma che, in fondo, sono 2 facce della stessa medaglia. Quella he ci vede, finalmente, realizzare il nostro sogno ( o obiettivo ) di vivere di sola musica.

Sono 2 strade parallele, a mio modo di vedere, per chi ha le idee chiare su quale delle 2 percorrere. Ovviamente, all’inizio possono anche non esserlo, nel senso che chiunque può pensare di “assaggiare” entrambe le situazioni per poi decidere qual è quella che più si addice al proprio modo di interpretare la musica; ma prima o poi arriva il momento di fare una scelta, con tutto quello che ne consegue.

Ora, le conseguenze reali e durature dell’una o dell’altra scelta sarebbe utile che le trattiate con voi stessi e con chi vive con voi, non voglio scendere nei dettagli…

Ma le conseguenze immediate, invece, sono quelle che influenzeranno notevolmente il vostro modo di porvi rispetto a tutto ciò che è musica, rispetto a chi la musica la fa e la farà con voi e anche rispetto al proprio modo di suonare lo strumento, sia esso il nostro basso ma anche altri, ovviamente sarà così per tutti!

 

Ho provato a indicarvi una via da seguire partendo da 5 punti imprescindibili dal lavoro del musicista, per capire le reali differenze tra l’una e l’altra strada e aiutarvi a capire quale potrebbe essere la migliore.

Il primo punto è il repertorio: se aspirate ad essere un musicista turnista, preparatevi a doverne imparare tanti e in poco tempo; preparatevi a dover affrontare generi e stili sempre diversi, e sempre come se quello fosse il vostro preferito e quello in cui siete più bravi. Preparatevi a dover affrontare situazioni musicali totalmente diverse, magari nel giro di pochi giorni,e dover dare sempre il massimo. Un giorno magari sarete dei trasgressivi rockettari e il giorno dopo potreste essere eleganti jazzisti…

Questo non accadrà se avrete optato per la strada dell’artista; nel senso che probabilmente avrete un vostro repertorio che può essere quello del o dei vostri dischi, qualche cover riadattata, brani aggiunti per un certo spettacolo in particolare, al limite, ma che comunque andrà a pescare sempre da quello che il vostro “range”, la vostra competenza. Potreste pensare di essere più fortunati dei turnisti in questo senso, ma, magari avrete maggiori difficoltà proprio perché ciò che andrete a proporre sarà materiale vostro e anche solo per una questione di orgoglio ci terrete che sia tutto sempre perfetto.

 

Strettamente collegato al primo punto c’è il secondo, ovver un occhio di riguardo per la STRUMENTAZIONE. Se sarete turnisti dovrete essere pronti, probabilmente, a soddisfare le più disparate esigenze, e di conseguenza con ogni probabilità dovrete avere un setup veramente ampio, per coprire la più grande quantità possibile di sonorità. Al contrario, se siete artisti vi dovrete occupare di coltivare al meglio il vostro unico sound, che quindi richiederà la stessa strumentazione lungo gli anni, senza che si rendano necessari stravolgimenti.

 

Ciò che invece è forse più importante per un artista è il terzo punto: il look e l’atteggiamento.

Si, perché, anche se vi sembrerà strano, potrà essere proprio quello che può fare la differenza.

La confezione deve essere importante tanto quanto il prodotto, quindi se suonate bene, avete dei bei brani, ma, quando poi salite sul palco, sembrate degli impiegati di banca, probabilmente state sbagliando qualcosa ( a meno che il nome della vostra band non sia “Gli impiegati di banca” e quindi quello sarà il look giusto ).

Chi sarà un musicista turnista non avrà modo di decidere quale dovrà essere il proprio look, perché probabilmente verrà deciso da chi avrà pagato l’ingaggio e non si potrà discutere.

 

Un altro aspetto molto importante è il quarto punto: l’attitudine a vendersi.

Che piaccia o no, l’aspetto del business nella musica è uno dei più importanti e non si può prescindere da esso. Ora, l’unica differenza tra le 2 categorie, in questo caso è come fare business e soprattutto a chi rivolgersi.

Se siete turnisti dovrete provare a proporvi giocando sulle vostre capacità a chi è disposto a pagare per avervi; sia esso il gestore di un locale, il tour manager di un cantante famoso o chiunque altro. L’artista, all’inizio, dovrà lottare per trovare spazi per suonare, e purtroppo l’aspetto economico è l’ultimo da tenere in considerazione; la crescita da cercare sta nell’avere un pubblico da fidelizzare e far crescere nel tempo, tramite la vendita della propria musica, sia informa fisica che digitale.

 

Ma l’aspetto più importante di tutti, in entrambi i casi è il quinto punto: la preparazione.

Se per il turnista il discorso può apparire abbastanza scontato, per l’artista spesso purtroppo non lo è. Negli ultimi anni ho notato che passa spesso il concetto che per sfondare bisogna solo avere l’idea giusta, non importa essere bravi. Ecco: non c’è niente di più sbagliato. Se vorrete vivere un giorno, di sola musica, della vostra musica, dovrete essere dei musicisti, e per potervi definire tali dovrete avere una solida preparazione; preparazione musicale non significa necessariamente essere bravi a leggere uno spartito, ma conoscere le regole della teoria, avere chiari i concetti di tonalità accordi, armonia e saper dimostrare di averne padronanza anche sullo strumento, sempre.

 

E questi sono secondo me i cinque punti che dovrete curare e che vio serviranno per capire al meglio che tipo di musicista sarete. Se poi ne avrete voglia, potrete provare a capirlo anche attraverso il questionario che trovate qui.

Fatemi sapere come va!

 

Di |2019-02-11T23:23:43+01:00Gennaio 25th, 2019|basso elettrico, blues, country music, dominanti secondarie, Esercizi per basso, Funky music, Muse, musica, red hot chili peppers, rockabilly, teoria musicale|Commenti disabilitati su Turnista VS Artista: che tipo di musicista sei?

LEZIONI DI BASSO: Suonare il basso col plettro!

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Suonare il basso col plettro è possibile?

 

Evidentemente si, visto che sono tanti i bassisti anche famosi che lo fanno, con successo, da anni.

In realtà il basso veniva suonato con il plettro già ai suoi arbori, quando, attratti dal fascino del neonato strumento ( chiamato semplicemente “Fender bass” negli States, e “chitarra basso” qui da noi ) furono anche molti chitarristi ad avvicinarsi per primi allo strumento.

 

 

 

Con gli anni, però furono i contrabbassisti a portare maggiormente alla ribalta lo strumento e di conseguenza la tecnica più in uso divenne indiscutibilmente quella del pizzicato.

Ora sinceramente non saprei dirvi con esattezza quando, ma ad un certo punto della storia, si riprese a suonare il basso col plettro.

 

E la tecnica è arrivata fino ai giorni nostri, ad opera di chi, principalmente, suona rock e affini.

Suonare il basso col plettro in effetti è indiscutibilmente una cosa che si usa fare maggiormente in contesti un po’ aggressivi, come nel metal, o nel rock degli anni ’90, periodo in cui fiorirono tantissimi bassisti che scelsero questa tecnica. Basti pensare a Duff McKagan dei Guns’n Roses o a Krist Novoselic ( Nirvana ), solo per citarne 2 dei più famosi.

 

Quindi, a mio modo di vedere, se decidiamo di essere dei bassisti completi, al giorno d’oggi non possiamo prescindere dal suonare il basso col plettro.

E allora, come fare, se vogliamo imparare a suonare il basso col plettro?

Innanzitutto ti ricordo che scrissi già un articolo tempo fa a riguardo, lo trovi qui ( con la relativa video lezione sul mio canale YouTube, che trovi qui ).

Se hai deciso di approfondire l’argomento e provare seriamente a imparare a suonare il basso col plettro, allora ecco che oggi ti suggerisco alcuni brani piacevoli da studiare per gestire al meglio questa tecnica.

Li ho ordinati dal più semplice al più difficile; considera di provare ad impararli per intero, una volta visti i main riff che ti suggerisco qui.

Le partiture, come sempre le trovi in download ( ricordati di registrarti se non l’hai ancora fatto ).

 

Il primo della lista è “Lithium”, dei Nirvana. La parte di per sé non è difficile, ritmicamente è abbastanza semplice e ripetitiva; cerca di “calcolare” le pennate e dai risalto alla ghost note della mano destra ( R.H.G. sulla partitura ), che ottieni dando un colpo alla corda con il plettro senza fare uscire una nota intonata.

 

Come secondo brano vi propongo “Longview” dei Green Day. La difficoltà nel suonare questo brano col plettro è data principalmente dal fatto che il ritmo sia “shuffle”, cosa non semplicissima da gestire col plettro. Raccomando solo pennate in giù sulla parte in quarti, mentre dove trovate i 2 ottavi ( terzinati ) alternate la pennata. Attenzione a suonare correttamente i bicordi dell’ultima misura.

 

Il terzo brano è “My friend of misery”, brano dei Metallica contenuto nel black album. L’arpeggio iniziale Newsted lo suonava con un arpeggio a plettro in stile chitarristico. Da un punto di vista ritmico sono tutti sedicesimi, quindi occhio a non perdere il ritmo e a studiare lentamente la parte prima di suonarla alla sua velocità.

 

Il secondo posto l’ho riservato a un capolavoro dei Guns’n Roses: “Paradise city”, dall’album “Appetite for destruction”. Su questo riff c’è poco da dire, se non di stare attenti all’alternanza delle pennate che, data la velocità, vi può aiutare parecchio. Come sempre, perdete del tempo ad esercitarvi a velocità ridotte per studiare al meglio ogni singolo movimento.

 

E al primo posto, per difficoltà, ho messo “Cupid’s dead”, brano degli Extreme tratto da “3 sides to every story”; vale tutto quello che ho appena detto per Paradise city, ma aumenta la dificoltà tecnica; occhio alle diteggiature, sia della destra che della sinistra.

 

Vi sono piaciuti questi brani? Ne vorreste studiare degli altri?

 

Fatemelo sapere, scrivetemi una mail o fate un giro sul mio canale YouTube o sui miei social; vi ricordo che le partiture sono in download, mentre invece nello store trovate il mio primo libro “Il basso elettrico dalla A alla F”

 

Di |2019-01-17T16:15:34+01:00Gennaio 18th, 2019|basso elettrico, Esercizi per basso, Funky music, musica, red hot chili peppers, Senza categoria, teoria musicale|Commenti disabilitati su LEZIONI DI BASSO: Suonare il basso col plettro!

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